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l'analisi

È politica, non vincolo. Le sorprese positive della manovra meloniana

Nicola Rossi

E se la prudenza e la responsabilità emerse nella scrittura della legge di Bilancio fossero il segno di un salto di qualità della destra conservatrice italiana?

La prima reazione è stata quella di segnalare la distanza fra le promesse (spesso, indubbiamente, fantasiose) della campagna elettorale ed i contenuti della legge di bilancio 2023. La seconda, invece, quella di sottolineare la natura conservatrice (in Italia si dice, sbrigativamente, di destra) di alcune scelte dell’esecutivo. Non ce n’era bisogno, per la verità, ma il dibattito di questi giorni si è incaricato di chiarire, al di là di ogni ragionevole dubbio, che il vero asso nella manica del Governo in carica è l’opposizione. Una opposizione visibilmente spiazzata da una legge di bilancio indubbiamente prudente e responsabile dal punto di vista della finanza pubblica, come, per la verità, l’attuale presidente del Consiglio aveva anticipato in apertura della campagna elettorale. Una legge di bilancio espansiva anche meno di quanto le prospettive per il 2023 avrebbero lasciato immaginare e che per oltre tre quarti ricalca direzioni già percorse da precedenti esecutivi spesso su iniziativa e con l’avallo di quelle che oggi sono le opposizioni. Una opposizione spiazzata e di conseguenza incapace di far altro se non recitare un copione già visto più volte negli ultimi vent’anni, in un contesto che potrebbe – il condizionale è d’obbligo – essere piuttosto diverso.

 

Sono in molti, tanto dall’opposizione quanto dalla maggioranza, a segnalare che la prudenza e la responsabilità dimostrate dal Governo in questa occasione non siano altro se non la conseguenza del cosiddetto “vincolo esterno”. Delle preoccupazioni e dei moniti arrivati, in forma più o meno velata, da Bruxelles o della occhiuta sorveglianza dei mercati. É possibile. Anzi forse è probabile visto che questo è ciò che è accaduto ripetutamente – e a prescindere dall’orientamento della maggioranza pro tempore – negli ultimi due decenni. Ma, e se invece le cose questa volta stessero diversamente? E se invece la scelta della prudenza e della responsabilità fiscale fosse una scelta strategica di questo esecutivo e, più in particolare, dei conservatori italiani (e cioè, per chiarezza, della parte preponderante dell’attuale centrodestra)? E se questi ultimi avessero raggiunto la consapevolezza che conti pubblici in ordine sono la condizione prima per l’autonomia del paese (in questo contesto non avrei difficoltà a sostituire il termine autonomia con quello di sovranità)? E se, in altre parole, fosse questo il segno politico più profondo ed autentico di questa legge di bilancio? Assai più rilevante e dirompente di quanto non possano esserlo le più o meno condivisibili singole misure che la compongono. 

 

Ad oggi non abbiamo elementi per considerare attendibile questa supposizione, se non le parole del presidente del Consiglio e del ministro dell’Economia in occasione della conferenza stampa di presentazione della legge di Bilancio. Parole con cui entrambi hanno rivendicato con orgoglio la linea di prudenza e responsabilità che costituisce l’impalcatura della legge di bilancio. Senza lasciar trapelare, come spesso è accaduto in passato, che “ce l’ha chiesto Bruxelles” o “ce lo chiedono i mercati”. Parole, si dirà. Parole a cui – è vero - dovranno far seguito fatti. E presto, viste le nuvole all’orizzonte.

L’avvio di un processo concreto di revisione della spesa (grandi o piccoli che siano i risultati ottenibili). L’avvio delle fasi preparatorie di una riforma complessiva del sistema fiscale finanziariamente sostenibile. E così via. L’elenco è noto.  Ma se, per ipotesi, alle parole seguissero – nei limiti delle possibilità della politica – i fatti, beh … ci troveremmo di fronte ad una piccola rivoluzione. Dopo settant’anni l’Italia tornerebbe ad avere una componente politica conservatrice finanziariamente responsabile, occidentale e di governo. Sarebbe una eventualità gradita ad alcuni e meno ad altri, ma capace di alzare oltre ogni aspettativa l’asticella per l’intera politica italiana.