verso il congresso dem

Nardella lancia la mozione degli amministratori Pd, ma (per ora) non si candida

Ruggiero Montenegro

A Roma "idee Pd",  la convention organizzata dal sindaco di Firenze per rilanciare il partito con il protagonismo dei sindaci: "Vogliamo incidere. Basta signori delle tessere, basta correnti. Schlein o Bonaccini? Non sono la terza via". Intanto Ricci resta alla finestra. Nuova frenata di Conte su Majorino in Lombardia

Partito democratico, mozione amministratori. Il candidato ancora non c'è - e non è detto che alla fine ci sia - ma le intenzioni sono chiare: prepararsi e organizzarsi, "per incidere" in vista del Congresso, "per costruire una nuova casa e una nuova leadership". Se con Bonaccini, oppure contro, si vedrà. Le parole sono quelle di Dario Nardella, ma riassumono bene il sentire di tanti sindaci dem. Il primo cittadino di Firenze non ha sciolto le riserve, prende tempo e non ha ancora annunciato se si candiderà per la segreteria. Ma intanto ha lanciato ieri, al teatro Quattro fontane di Roma"idee Pd", una convention che sa di piattaforma programmatica.

 

Schlein o Bonaccini? " Non sono la terza via, lavoro per unire. Ci candidiamo a portare idee e a costruire con pazienza e sacrificio una nuova comunità democratica della quale c'è tanto bisogno", ha detto Nardella alla platea, composta da molti amministratori, in presenza e da remoto. E oltre a loro c'erano anche molti altri pezzi del Pd per così dire 'romano', spettatori interessati e ancora incerti su quale partita giocare verso le primarie del 19 febbraio. C'erano per esempio Peppe Provenzano e Marco Furfaro per l’area più a sinistra del partito, i franceschiniani Michela De Biase e Alberto Losacco, il capogruppo in Ue e animatore dei giovani di 'Coraggio Pd’, Brando Benifei e il fedelissimo lettiano Marco Meloni. Si è collegato Michele Emiliano e anche l'archistar Massimiliamo Fuksas, perché "dobbiamo spalancare le porte a chiunque voglia portare un pò di acqua", come ha sottolineato Nardella. Al centro dovrà esserci il protagonismo dei sindaci e degli amministratori, l'altro fil rouge della mattinata romana. Poi l'esortazone: "Basta signori delle tessere, basta correnti". Parole che ricalcano quelle usate da Stefano Bonaccini, quando pochi giorni fa ha annunciato la sua candidatura, dicendo no al sostegno delle correnti. Sebbene, Base riformista di Guerini e l'area dei giovani turchi di Matteo Orfini siano pronte a sostenerlo.

Una sovrapposizione di temi e parole che sembra suggerire come alla fine il sindaco di Firenze possa mettersi nella scia di Bonaccini, evitando lo scontro. Ieri il governatore dell'Emilia Romagna non c'era (non si è vista nemmeno Elly Schlein, le cui quotazioni sono in lieve calo nelle ultime ore) ma i due dovrebbero vedersi nei prossimi giorni. Della partita potrebbe essere anche Matteo Ricci, il sindaco di Pesaro impegnato nelle scorse settimane in un tour per l'Italia. È il coordinatore degli amministratori dem ed è tra i più attivi, da settimane, nel rivendicare il ruolo dei sindaci: "Siamo stanchi delle pacche sulle spalle": "Stavolta alla politica nazionale, ci pensiamo anche noi".  Nemmeno Ricci tuttavia (a cui pare guardare con favore il sindaco di Roma Gulatieri) ha ancora svelato le sue carte, temporeggia. Forse in attesa di un segnale da parte dell'ex ministro Andrea Orlando, che medita insieme ai suoi dove e come posizionarsi. Nei giorni scorsi è stata anche avanzata l'ipotesi Enzo Amendola, se non per vincere il congresso per lo meno per contare, per tirare a sinistra l'asse del partito.

 

La strada verso il congresso è ancora lunga. Nardella l'ha paragonata a una maratona, "non una corsa lampo", indicando in un'intervista alla Stampa che  "il vero prossimo passaggio politico, il test per Meloni, saranno le europee del 2024". E per allora che il Pd dovrà farsi trovare pronto e rigenerato, dice. Un po' la stessa tesi sostenuta dal Bonaccini nell'intervista rilasciata a Repubblica domenica.

Ma intanto ci sono le regionali e il sistema di veti incrociati di M5s e Terzo Polo che complicano ogni possibilità di alleanza più o meno larga. E se nel Lazio per il momento c'è con Calenda un accordo sul nome di D'Amato, in Lombardia le incertezze sono maggiori. Pierfrancesco Majorino sembrava un nome in grado di attrarre l'interesse grillino, e non erano mancati segnali di apertura. Ma ieri Giuseppe Conte ha frenato nuovamente: "La questione dei programmi è da accantonare. Per noi valgono i contenuti. non facciamo cartelli elettorali".

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