l'asse sulla giustizia
Meloni non vuole la stampella del Terzo polo: non mi fido di Renzi
Altro che apertura del governo a Italia viva e Azione. I sospetti della premier su Renzi “serial killer” di presidenti del Consiglio
Secondo alcuni retroscenisti non ci sarebbero dubbi: gli apprezzamenti espressi da Renzi & Co. nei confronti del programma garantista del ministro Nordio confermano il percorso di “avvicinamento” del Terzo polo al governo Meloni. Una suggestione che contrasta con due elementi di non poco conto. Il Foglio è in grado di rivelare il primo: da parte di Meloni non c’è alcuna disponibilità ad aprire al Terzo polo, e questo perché la premier ripone una fiducia pari allo zero nei confronti di Renzi e Calenda. Il secondo elemento, invece, dovrebbe essere evidente a tutti: Nordio è una cosa, Meloni un’altra.
Sul primo punto sono le persone più vicine alla leader di Fratelli d’Italia a descrivere quest’ultima come un muro di ghiaccio. Non basta una visita a Palazzo Chigi da parte di una delegazione di Azione e Italia viva, capeggiata da Carlo Calenda, per parlare di manovra e Mes, per riscaldare l’animo della premier. Il governo, questo è il pensiero di Meloni, non ha bisogno di alcuna stampella, né tantomeno a opera di chi, ogni giorno, sbeffeggia le “inversioni a U” della premier, come in una sorta di lezione di politici maturi all’ultima arrivata.
“Penso che Meloni nei prossimi 18 mesi farà una piroetta su tutto. Era anti Draghi e ora è draghiana, era anti Europa e ora è per l’Europa…”, ha ironizzato Renzi un mese fa, rincarando poi la dose su trivellazioni e Reddito di cittadinanza. Interpellato sullo scenario che vedrebbe il Terzo polo operare da stampella del governo, tre giorni fa il leader di Iv ha replicato: “Non ho la minima intenzione di votarle la fiducia”. Nessuno che in tutta questa sceneggiata si sia posto la domanda basilare: ma Meloni è interessata ad aprire la maggioranza al Terzo polo? La risposta che forniscono coloro che seguono più da vicino la premier non lascia spazio a dubbi: nessun avvicinamento è in corso e mai avverrà, perché a mancare è il requisito minimo fondamentale, la fiducia da parte di Meloni nei confronti dei suoi presunti interlocutori. Su questo le fonti consultate dal Foglio non riescono a immaginare cambi di rotta.
L’idea, poi, che a rappresentare la svolta in questo processo di “avvicinamento” tra Meloni e il Terzo polo sia il programma ultragarantista sulla giustizia illustrato nelle ultime ore dal Guardasigilli Carlo Nordio sembra a dir poco insensata. E qui arriviamo al secondo elemento. Il ministro della Giustizia ha presentato in Parlamento delle linee programmatiche che certamente vanno nella direzione auspicata da Italia viva e Azione: separazione delle carriere tra pubblici ministeri e giudici, rafforzamento della presunzione di innocenza, contrasto all’abuso della carcerazione preventiva, riforma delle intercettazioni, revisione dei reati che bloccano la Pubblica amministrazione (in primis l’abuso d’ufficio) e più pene alternative al carcere. Non a caso gli interventi di Nordio hanno raccolto il favore degli esponenti di Iv e Azione. Enrico Costa, vicesegretario di Azione, ha definito “ineccepibile” il discorso del ministro.
Il punto, come abbiamo avuto modo di sottolineare già ieri, è che i propositi di riforma di Nordio tendono a distanziarsi nettamente da quelli avanzati da Fratelli d’Italia, cioè dal partito guidato dalla premier Meloni (e che lo ha candidato), soprattutto sul capitolo relativo all’esecuzione della pena (si veda anche l’articolo del direttore Claudio Cerasa). Nel corso del suo intervento al Senato, Nordio ha detto che “la pena deve essere certa, eseguita, rapida e soprattutto proporzionata al crimine commesso”, ma anche che “certezza e rapidità della pena, tuttavia, non significano sempre e solo carcere”: per i reati minori “è meglio la concreta attuazione di una pena alternativa al carcere, che faccia comprendere al condannato il disvalore della sua condotta”.
Nulla di più distante dalla posizione di FdI, riassunta nell’ormai celebre formula “garantisti durante il processo, giustizialisti nella fase dell’esecuzione della pena”, ribadita non a caso da Meloni poche ore dopo la presentazione di Nordio del suo programma sulla giustizia.
Detta in altri termini, esprimere apprezzamenti per le proposte di riforma delineate da Nordio non significa affatto rafforzare l’idea – anzi, la fantasia – di un avvicinamento tra Meloni e Terzo polo, proprio perché una distanza significativa sembra separare Nordio e Meloni in tema di giustizia.
Insomma, è la teoria della stampella che, pur di stare in piedi, ha bisogno di una stampella.