L'intervista
"Sul Mes Meloni faccia una giravolta per il bene dell'Italia". Parla l'ex ministro Amendola
Dopo la sentenza della Corte costituzionale tedesca l'Italia rimane l'unico paese a non aver ratificato la riforma del meccanismo europeo di stabilità. Il governo nicchia. "Volevano uscire dall’euro e non sono usciti, volevano lasciare l’Europa e hanno cambiato idea, facciano ammenda anche questa volta e ratifichino”
Non facciamo neanche in tempo a terminare la domanda che Vincenzo Amendola, ex ministro pd agli Affari europei, arriva subito alla conclusione: “L’Italia deve ratificare immediatamente il trattato di riforma del Mes, non c’è onestamente molto da aggiungere”. Questa mattina la Corte costituzionale tedesca ha rigettato il ricorso contro la ratifica del trattato presentato da sette parlamentari. Dietro l’attesa di questa sentenza si è nascosto nelle ultime settimane il governo Meloni. “Vediamo cosa accadrà in Germania”, aveva detto solo pochi giorni fa il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti. Adesso, dunque, la ratifica tedesca diventerà efficace e l’Italia rimarrà l’unico paese dell’area euro a non avere ancora recepito la riforma.
“Esattamente”, dice Amendola. “Ora che dalla Germania è arrivata la sentenza il governo non ha più alibi, cosa aspetta? Vogliamo davvero essere l’unico paese a bloccare questo accordo? Noi abbiamo presentato una risoluzione per chiedere che la ratifica avvenga il prima possibile. D’altronde non è complicato, basta andare in Consiglio dei ministri e approvare”. Accadrà? Il vicepremier Antonio Tajani dice che la riforma del Mes è “poco europeista”. Dentro la maggioranza, nella Lega, ma anche in FdI, le resistenze sono fortissime. Il Mes è considerato uno strumento di limitazione della sovranità nazionale, una sottrazione ingiustificata di denaro italiano per finanziare uno strumento che l’Italia non potrà usare (per la mancanza del rispetto delle prescrizioni del Patto di stabilità), se non con il rischio infingardo di innescare persino una ristrutturazione automatica del debito. “Non è vero niente”, risponde Amendola. “La riforma non lede in alcun modo la sovranità nazionale, né pone rischi per il nostro debito, quella della destra è solo propaganda che nasce sulla scia di un antieuropeismo radicale. Ragionano come se a Bruxelles ci fosse una sorta di Spectre che decide sulle sorti dei paesi. Basterebbe andare a vedere come funziona il Mes, chi è nel board (i ministri delle Finanze dei 19 paesi dell’area euro, ndr), quali sono le quote (come Francia e Germania l’Italia ne detiene oltre il 15 per cento con oltre 125 miliardi di capitale sottoscritto, ndr) per capire che è una fesseria. Se poi vogliamo discutere del futuro di questo strumento io un’idea ce l’ho”. Quale? “Dovrebbe trasformarsi in un fondo più dentro le istituzioni e non essere un accordo intergovernativo tra paesi, ma questo è un altro discorso. Oggi il Mes è un meccanismo di stabilità del quale l’Italia non è succube, ma è partecipe. Questo antieuropeismo viene da un’altra epoca: la destra ha fatto tante giravolte mi auguro la faccia anche su questo. Volevano uscire dall’euro e non sono usciti, volevano lasciare l’Europa e hanno cambiato idea, facciano ammenda anche questa volta e ratifichino”. Il rischio serio è quello di isolarsi. “Non farlo – dice Amendola – sarebbe un controsenso, Meloni dice che l’Italia vuole essere protagonista in Europa e poi che fa? Ne blocca i meccanismi di riforma fondamentali? Mi sembra un controsenso”.