Il caso

Promozioni a casa Meloni: la manovra a Lollobrigida, Arianna ai vertici di FdI

Simone Canettieri

Il cognato-ministro a capo della cabina di regia sulla Finanziaria, la sorella di Giorgia responsabile del tesseramento. Intanto continua il grande gelo con la Francia

Lui, Francesco Lollobrigida, è stato appena promosso a capo della cabina di regia sulla manovra. Una stelletta sul petto che lo porta a essere una specie di vicepremier ombra. Il terzo, dopo Matteo Salvini e Antonio Tajani. Lei, Arianna Meloni, presto diventerà responsabile del tesseramento di Fratelli d’Italia. Un ruolo chiaro, apicale e alla luce del sole per la “sorella madre” di Giorgia, da sempre motore silenzioso e apprezzato nel partito. Dio, governo e famiglia.

Così la premier sceglie di blindarsi sui fronti che più le stanno a cuore. Da una parte l’esecutivo, dall’altra Via della Scrofa, quartier generale che continua ad allargarsi. E’ notizia dell’altro giorno l’ampliamento dei locali meloniani con l’affitto di altri 130 metri quadrati strappati alla Fondazione di An dietro un canone di circa 8mila euro al mese. E’ sempre la stessa storia: la premier si fida della sorella e del di lei marito. Sono una cosa sola. Da sempre: la Fiamma magica.  


Giorgia, Ary e Lollo. La nomina del ministro dell’Agricoltura a soprintendente della manovra non va legata solo al vincolo quasi di sangue che li unisce. Al ministro tutti riconoscono di essere l’unico in grado di governare nel partito i gruppi alla Camera e al Senato, senza nulla togliere agli attuali presidenti Tommaso Foti e Lucio Malan o al titolare dei Rapporti con il Parlamento, l’altro Fratello, Luca Ciriani. 
 D’altronde, la presidente del Consiglio in piena sessione di Finanziaria sarà chiamata da una serie di missioni all’estero. Oggi dopo il Consiglio dei ministri volerà in Spagna per un blitz di qualche ora all’Euromed di Alicante:  incontrerà per un bilaterale Pedro Sanchez, ma non Emmanuel Macron, come fanno notare con un certo puntiglio dall’Eliseo.

Dove non hanno problemi a dire che “la questione sulla gestione dei migranti che ci ha divisi il mese scorso non è stata ancora affrontata”. Meloni è attesa a Parigi, quando, ancora non si sa. “Non abbiamo ricevuto ancora un invito ufficiale”, ribattono con stizza da Roma. Sono gli strascichi della Ocean Viking, la nave ong al centro dello scontro diplomatico. In extremis l’occasione giusta potrebbe essere già martedì alla conferenza di pace sull’Ucraina che però per il momento è tarata solo sui ministri degli Esteri. Per l’Italia ci sarà Tajani.     

Nel dubbio la settimana prossima sempre Meloni sarà a Bruxelles a partire da mercoledì per il Consiglio europeo nei giorni in cui la Commissione si esprimerà proprio sulla manovra italiana. L’aria che tira è quella di una promozione, con diverse note a margine. A questo proposito il commissario per gli Affari economici Paolo Gentiloni si è detto fiducioso che il “governo rispetti gli obiettivi del Pnrr” senza allarmi sui conti italiani, ma con una postilla   rimbalzata subito a Roma con   fare minaccioso: “I nostri princìpi mi sembrano evidenti, basta leggersi il Pnrr o le raccomandazioni Ue per sapere che per noi sia la fatturazione elettronica sia la lotta all'evasione sono grandi priorità”.

Un riferimento non tanto velato, quello di Gentiloni, ai pagamenti con il Pos. Sempre come ha annunciato Lollobrigida, il tetto della non obbligatorietà di accettare bancomat e carte di credito per i commercianti potrebbe scendere. Da sessanta euro a trenta. Ma non sarà tolto.

Nessuna retromarcia. Per grande soddisfazione del governo,  contento di tenere comunque il punto, sebbene mezzo. 
Anche questa pratica politicamente sarà nelle mani, almeno per Fratelli d’Italia in assenza della premier, del titolare dell’Agricoltura. Mister Wolf meloniano. Onnipresente, con tanto di fastidio degli alleati specie dalle parti di Forza Italia e Lega, su tutte le gatte da pelare: Pnrr, contanti, manovra o candidato alle regionali pari son. Un super soprasegretario a Palazzo Chigi, il terzo vicepremier dell’esecutivo. “Parlate con Lollo”, dice sovente la premier. “Ho parlato con Arianna”, dicono sempre più spesso nel partito. Unendo così due traiettorie di potere. La sorella maggiore della “capa” non ama la ribalta.
Trent’anni di militanza senza mai concedersi il lusso di una candidatura. Tuttavia continua a essere sempre presente e influente.  

Soprattutto ora che Fratelli d’Italia è forza di governo. Dal tesseramento, materia di cui si sta già occupando, dipende molto a partire dal radicamento di una struttura pesante. A dicembre si chiuderà la campagna 2022. I numeri che circolano in Via della Scrofa sono lusinghieri: oltre dodicimila iscritti solo nella capitale, fra chi si è presentato ai banchetti e chi si è rivolto alla piattaforma online. Come raccontava giorni fa Giovanni Donzelli, rimasto a vigilare su FdI in qualità di responsabile dell’organizzazione in odore di coordinatore unico, superare quota centocinquantamila  è un obiettivo più che alla portata.  Con un piccolo rammarico: se il Pd non avesse avuto la spinta del congresso, contendergli il podio sarebbe stato possibile. Il sogno di Meloni che in casa sembra aver trovato un vicepremier e una vicepresidente. A chilometro zero.

  • Simone Canettieri
  • Viterbese, 1982. Al Foglio da settembre 2020 come caposervizio. Otto anni al Messaggero (in cronaca e al politico). Prima ancora in Emilia Romagna come corrispondente (fra nascita del M5s e terremoto), a Firenze come redattore del Nuovo Corriere (alle prese tutte le mattine con cronaca nera e giudiziaria). Ha iniziato a Viterbo a 19 anni con il pattinaggio e il calcio minore, poi a 26 anni ha strappato la prima assunzione. Ha scritto per Oggi, Linkiesta, inserti di viaggi e gastronomia. Ha collaborato con RadioRai, ma anche con emittenti televisive e radiofoniche locali che non  pagavano mai. Premio Agnes 2020 per la carta stampata in Italia. Ha vinto anche il premio Guidarello 2023 per il giornalismo d'autore.