“Sta' bono”

Clamoroso, Gualtieri non suona la chitarra per Guccini

Salvatore Merlo

Dopo le esibizioni con Vasco Rossi e Fiorello, il sindaco di Roma ha ricevuto la visita del cantautore emiliano. Ma questa volta, purtroppo, i suoi collaboratori lo hanno fermato. Palesemente un errore

La scena è di quelle che suscitano anzitutto sentimenti da spezzare il più arido cuore. “No ti prego, la chitarra no”, si è sentito dire Roberto Gualtieri da un suo collaboratore (nota per i romani che non se ne sono accorti: Gualtieri è da un anno il sindaco di Roma). E a quel punto, questo primo cittadino ed ex ministro dell’Economia sembrava quasi  uno straniero sotto la mira dello sceriffo in un film western. “Sta’ bono”, gli hanno detto, all’incirca, quelli dello staff in Campidoglio mentre lui tentava di opporre a questi suoi aguzzini nemici della buona musica uno sguardo rattrappito e disarmato: ma come, la mia bella chitarra... Niente da fare. Volti chiusi come gusci di mandorla. Nun se pò. Stavolta la tieni nell’armadio. Ecco. Stavolta.
 

La precedente volta era stata con Vasco Rossi, al quale Gualtieri aveva suonato “Alba Chiara” (e lì qualche romano aveva iniziato a chiedersi chi fosse quel signore con la cravatta così bravo a pizzicare le corde). Poi ancora qualche settimana dopo, serio come una cattedrale, o meglio concentrato come Eric Clapton o Jimmy Page, ariecco che il Sindaco Suonante Non Identificato (SSNI) si era esibito con Fiorello. Alché ieri sera, ovviamente, saputo che sarebbe venuto a trovarlo Francesco Guccini, niente meno, ecco che a Gualtieri comprensibilmente si è illuminato lo sguardo: “L’avvelenata era in Mi maggiore o in Do minore?”.  Pregustava il concertino. Ma niente. Gli è stato interdetto l’uso dello strumento. “Mo basta”. Ed è palesemente un errore. Se non altro perché la chitarra, almeno, consentiva di tirare fuori ogni tanto il sindaco dal telo sagomato con il quale gli inservienti lo coprono la sera per ripararlo dalla polvere al pari dei divani e degli altri arredi del Palazzo.
 

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  • Salvatore Merlo
  • Milano 1982, vicedirettore del Foglio. Cresciuto a Catania, liceo classico “Galileo” a Firenze, tre lauree a Siena e una parentesi universitaria in Inghilterra. Ho vinto alcuni dei principali premi giornalistici italiani, tra cui il Premiolino (2023) e il premio Biagio Agnes (2024) per la carta stampata. Giornalista parlamentare, responsabile del servizio politico e del sito web, lavoro al Foglio dal 2007. Ho scritto per Mondadori "Fummo giovani soltanto allora", la vita spericolata del giovane Indro Montanelli.