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Valanga Lega. Salvini espelle tre leghisti ma Bossi lo sfida: "Annulla le espulsioni"
Ancora fughe in Lombardia. Tre consiglieri regionali lasciano la Lega. La base chiede di sostituire il segretario regionale con Garavaglia. Le proteste per lo strapotere degli ex di Forza Italia
Se la svuota ancora può perfino affittarla: “Lega per Salvini premier, si loca”. In Lombardia ha perso quattro consiglieri regionali in un mese. Ieri ne sono usciti tre. Sono stati espulsi. Umberto Bossi: “Chiederò a Salvini l’annullamento delle espulsioni”. A Gratosoglio, a Milano, due giorni fa, quando i giornalisti gli hanno chiesto cosa pensasse dei leghisti in fuga, Salvini ha replicato: “Solo fantasie che interessano i giornalisti”. Salvini legge infatti solo l’ultimo romanzo di Claudio Borghi, il suo Asimov, lo scrittore di fantascienza del Carroccio, “Lega al 20 per cento. Ritorno al passato” (Editore Salvinelphi). I consiglieri regionali che hanno deciso di abbandonare il gruppo della Lega sono Antonello Formenti, Federico Lena, Roberto Mura. Li ha preceduti Gianmarco Senna, il leghista più votato a Milano. Formenti, Lena, Mura aderiscono al Comitato Nord, la corrente del fondatore della Lega. Sia loro sia il Comitato non hanno intenzione, da quanto garantito, di sostenere Letizia Moratti. Non sono usciti contro le posizioni del loro presidente Attilio Fontana. Sono usciti perché non si riconoscono nella Lega di Salvini.
Sono stati immediatamente cacciati da un comitato di garanzia che è composto da Calderoli, Giorgetti, Bosatra, Centemero. Sono i saggi del partito. La comunicazione è arrivata dal coordinatore della Lega lombarda, Fabrizio Cecchetti, lo stesso che avrebbe promesso ai consiglieri regionali la ricandidatura. Ma a cosa serve una ricandidatura in un partito che ormai scivola al sei per cento? Cecchetti ha parlato di “tradimento” e aggiunto che sarebbe opportuna la “correttezza”. Detto da questo segretario, che in Lombardia è riuscito a inimicarsi un’intera comunità, è singolare. La base avrebbe chiesto di sostituirlo con una figura come l’ex ministro Garavaglia. Ma Salvini sa cosa vuole la base? I tre fuoriusciti in serata sono andati da Umberto Bossi, un fondatore che, in carrozzina, ospedalizzato, da settimane aspetta di essere ricevuto da Salvini.
Da settimane Bossi deve mendicare un appuntamento da un segretario che usa come metodo di lavoro la contumacia: scompare. Se Salvini non ha finora avuto la forza di mettere fuorilegge questo Comitato (“siamo la Croce verde della Lega. Questo malessere ha dei responsabili. E’ uno stillicidio”) è solo perché dietro Paolo Grimoldi e Angelo Ciocca, i coordinatori, c’è Bossi. Chiede unità. Al Comitato in pratica, e non è stato ancora scritto, fanno parte quasi tutti i consiglieri regionali della Lega. Ne fanno parte altri otto, oltre i tre espulsi. In silenzio, chi è rimasto deve accettare le decisioni di un politburo che tra le altre cose si è lasciato scalare da Forza Italia. Sembra inverosimile ma è cosi.
Oltre alla Sardone che è cresciuta politicamente in FI (europarlamentare, commissaria della Lega di Milano; un suo fedelissimo è capogruppo del consiglio della città metropolitana, Samuele Piscina) alle prossime elezioni regionali sarà candidato dalla Lega Alan Rizzi, assessore alla Casa, ex Forza Italia. Verrà candidato come capolista nel collegio di Milano. L’unico leghista che ha i voti, ma un suo pensiero, Fabio Rolfi, starebbe per essere candidato come sindaco a Brescia. Nella Lega vale l’adagio di un vecchio direttore, grande giornalista. “Hai una buona idea? Un consiglio. Tienitela”. Quando questo partito sarà svuotato, Salvini sarebbe capace di dire: “In fondo era troppo grande per noi”.