Verso il congresso Pd
Elly Schlein alla Bolognina mentre i lettiani scivolano verso Bonaccini
La candidata alla segreteria prende la tessera dem nella sezione simbolo della svolta dell'ex Pci. In sostegno del governatore emiliano potrebbero esserci invece i fedeli di Letta, seppure "con qualche dubbio amletico". Cosa si muove dentro al Pd in vista del congresso
Il derby emiliano, così lo chiamano, è lì, evocato plasticamente dalla decisione di Elly Schlein di prendere ieri la tessera mancante (del Pd) proprio nello storico circolo alla Bolognina, un tempo sezione simbolo della svolta dell’ex Pci, anche se in realtà la sede è leggermente dislocata, ché dove una volta sorgeva la sezione oggi sorge un parrucchiere cinese (e sberleffo del destino vuole che anche a Roma, accanto all’allora sede Pci di Botteghe Oscure, campeggi un salone di una nota ditta di coiffeur, ma questa è un’altra storia).
La storia di oggi vede i due colleghi-rivali, Elly Schlein e Stefano Bonaccini, già presidente e vicepresidente della Regione Emilia-Romagna, contrapporsi intanto sul piano mediatico (domenica, su La7 e Rai 3) ma in prospettiva su quello reale del “dove andare, con chi, dicendo cosa”. “Non per niente Schlein sarà alla manifestazione romana del 17 contro la manovra”, dice un dirigente Pd da Bologna, mettendo l’accento sulla parola “lavoro” (quella che il sindaco Matteo Lepore, sostenitore di Schlein, vorrebbe nel nome nuovo del partito). “Ma non per niente Bonaccini ha iniziato dalla Puglia”, prosegue il dirigente, convinto che “nulla sia casuale nella scelta”.
E insomma, per una Schlein che ha lanciato la candidatura a Roma, al Monk, per poi ricevere la consacrazione tv nel salotto di “Che tempo che fa”, da Fabio Fazio (frase chiave: "Razionalmente Bonaccini è dato per vincente, io penso ci voglia cuore"), c’è un Bonaccini che, partito dalla Puglia il sabato, ha proseguito in Molise e Abruzzo la domenica, per avviare il tour dei “100 comuni”, e per poi fare una dichiarazione d’intenti a “In Onda”, su La7, da governatore e aspirante segretario “con la giusta esperienza”, ma “per un cambio di identità”. Ma anche guardando “chi segue chi” si possono indovinare tracce di quello che potrebbe essere in futuro il disegno dell’uno e dell’altra, e non soltanto perché molti sindaci, da Antonio Decaro a Giorgio Gori a Dario Nardella a Matteo Ricci stanno con Bonaccini, e invece l’ex ministro Dario Franceschini e ora anche la sinistra del Pd sta con Schlein (Andrea Orlando vede “consonanza di toni” con la candidata): capita infatti di scorgere in controluce strani fenomeni attrattivi.
C’è infatti una parte del Pd, quella lettiana, che si è messa in moto lento, pacato ma costante, “con qualche dubbio amletico”, dice un senatore Pd, verso il sostegno alla candidatura a segretario del governatore emiliano, colui che negli anni ha fatto da contraltare, a volte con i fatti a volte a parole, alla segreteria Letta e prima ancora alla segreteria Zingaretti. Bonaccini era infatti sempre visto, ascoltato e persino intervistato come “l’altra voce”, quella concreta, di chi amministra sul campo. E insomma, si apprende che nel mondo lettiano (Marco Meloni? Francesco Boccia? Monica Nardi?), ci si sta spostando verso l’uomo che potrebbe in teoria cambiare il registro dell’epoca lettiana. Sindrome di Stoccolma o meno che sia, “di fatto”, nota un deputato dem, “tutto si tiene, alla fine”. Ma qui siamo al principio, principio della campagna per le primarie, e la natura dei sondaggi è ancora abbastanza malevola con il Pd. Motivo per cui si cerca, attraverso “una mappatura dell’ascolto”, dicono nell’entourage di Bonaccini, di capire “che cosa non è andato e come si potrebbe farlo andare per il verso giusto”. Intanto Schlein incassa l’appoggio del virologo e neosenatore dem Andrea Crisanti (“credo nei suoi valori e nei suoi obiettivi”, ha detto), e, mentre entra alla Bolognina “in punta di piedi e per cambiare”, per “una sinistra attenta ai bisogni dei più fragili”, si dice a fianco della Fiom per lo sciopero generale.