passeggiate romane
Tutti i dubbi del Pd su Elly Schlein
Sinistra spaesata. Correnti in confusione. Ex leader divisi. Chi sbuffa in vista del congresso
Si moltiplicano le perplessità tra gli esponenti delle correnti dem che dovrebbero appoggiare Elly Schlein. Andrea Orlando ha fatto una sorta di endorsement nei confronti della candidata alla segreteria, ma non tutti i suoi sembrano disposti a seguirlo. Soprattutto la componente romana della sinistra è diffidente e medita di seguire invece Roberto Gualtieri che preferisce Bonaccini. E chi recalcitra di più a sinistra è Goffredo Bettini. Ma l’ex ministro del Lavoro difficilmente poteva fare altrimenti, come aveva profetizzato giorni fa Beppe Provenzano: alla fine, in un modo o nell’altro, lo porteremo da Elly. I lettiani sono spaccati. Il loro leader, cioè il segretario uscente, era tentato dalla carta Schlein, ma la tentazione sta sfumando. Francesco Boccia è in procinto di rompere con l’amato Michele Emiliano, che invece preferisce il presidente dell’Emilia-Romagna (divisione dei ruoli?). Gli zingarettiani non sono tutti uniti come un sol uomo. Prova ne è che Zingaretti medesimo, dopo essere stato tentato di dare la sua benedizione a Schlein, ora ha fatto sapere che non proferirà verbo. E persino tra i franceschiniani i dubbi sono all’ordine del giorno.
Sono due gli elementi che alimentano le perplessità di molti dem nei confronti di Elly Schlein. Il primo riguarda la sua insistenza nel voler cambiare il nome del partito. Il sospetto è che questo sia solo un primo passo per snaturare totalmente il Pd. Il secondo elemento riguarda il pericolo di una scissione. C’è infatti chi teme che, nonostante le dichiarazioni di rito, un pezzo dei sostenitori di Elly voglia spaccare il partito. Costringendo i riformisti ad andarsene, in caso di vittoria, oppure andandosene loro se invece sarà Bonaccini ad avere successo.
E a proposito di Stefano Bonaccini: dalle sue parti raccontano che il presidente della giunta regionale dell’Emilia-Romagna tema le ingombranti presenze del suo Michele Emiliano e di Vincenzo De Luca. Ma i governatori del sud gli servono come il pane, perciò Bonaccini si sta facendo comunque piacere a forza l’intesa con loro.
Un terzo motivo di preoccupazione che riguarda questa volta tutti i più alti dirigenti dem nessuno escluso è il doppio voto, quello degli iscritti e quello del popolo delle primarie. Si dà infatti per scontato che nella prima votazione la vittoria sarà di Bonaccini e si teme che il risultato delle primarie possa essere di segno opposto. E’ vero che non è mai successo nella storia del Partito democratico, ma è anche vero che finora non ci sono mai state delle primarie vere e combattute come queste. E due voti differenti segnerebbero un ulteriore tracollo per il già macilento Pd.
Nel frattempo al Nazareno va avanti la macchina organizzativa per la grande manifestazione contro il governo di sabato 17 dicembre. Nonostante le difficoltà e i sondaggi che continuano a non sorridere ai dem, in questi giorni c’è meno pessimismo di due settimane fa. Infatti conviene a tutti che questa manifestazione funzioni bene. Al segretario uscente, perché è il suo lascito. Agli aspiranti segretari, perché non fa certo piacere avere in eredità un partito che manca di appeal. Perciò, oltre che al Nazareno, anche sui territori si sta lavorando alacremente per portare più gente possibile a Roma.