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dall'isola

La strenna natalizia del governo alla Sicilia: ecco 200 milioni. Ma Schifani chiede altri aiuti

Paolo Mandarà

Da Roma in arrivo soldi per rimpinguare il bilancio asfittico della Regione. Ma potrebbe non bastare: il governatore vuole una norma per rispondere al giudizio della Corte dei Conti, che ha chiesto di congelare 900 milioni nella prossima Finanziaria

La Sicilia, come ogni anno, ha avuto la sua strenna. Tradotto in soldoni: 200 milioni di euro grazie a un accordo fra il governatore Renato Schifani e il Ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti. Soldi che verranno investiti nel prossimo Bilancio (asfittico) dell’Isola e che rappresentano solo la prima tranche di un piano complessivo che aspira a ridurre, gradualmente, la compartecipazione della Regione siciliana alla spesa sanitaria: dal 49 al 42 per cento.

Le basi di partenza le ha buttate il vicepresidente siciliano (leghista peraltro) Luca Sammartino, nel corso di un incontro in Conferenza Stato-Regioni. Ed è stato Salvini, affetto da annuncite acuta, a comunicare il buon esito della trattativa col Mef, prima di fiondarsi a Lampedusa per portare altri 850mila euro a nome del governo. Ma nessuno si faccia illusioni: è proprio la Lega a guardare con sospetto, tendente all’indignazione, alle misure economiche in favore della Sicilia. Una regione che negli ultimi anni non sempre è riuscita a onorare gli accordi, tanto meno a imprimere un cambio di passo sulla qualità della spesa. Perché – è il quesito di molti lumbàrd – favorire una regione che non lo merita e sacrificarne altre (la Lombardia, il Veneto) sull’altare dell’interesse nazionale?

 

Più che sui 200 milioni, ormai andati, i parlamentari del Carroccio a trazione nordista potrebbero opporsi a un’altra proposta di legge, ribattezzata “Salva Sicilia”, che Renato Schifani continua a perorare. Rappresenta l’unico strumento utile a superare lo stallo imposto dalla Corte dei Conti, che un paio di settimane fa, sospendendo il giudizio di parifica sul rendiconto 2020, ha di fatto costretto la Regione a congelare quasi 900 milioni nella prossima Finanziaria. Significherebbe produrre una manovra di soli tagli: ai comuni, ai servizi, alle fasce più deboli. Il rimedio? Una norma ad hoc che, per dirla con Schifani, “rimuova gli effetti della inopinata sospensione del giudizio da parte della Corte dei Conti”, rea di aver “impugnato davanti la Corte costituzionale un provvedimento legislativo a firma Conte-Mattarella. Quest’ultimo - dice il presidente della Regione - autorizzava la spalmatura del disavanzo ereditato nel 2018 dal governo Crocetta in dieci anni”.

 

Una spiegazione un po’ lacunosa, per la verità. Come emerge dagli atti della Corte dei Conti, e qui i leghisti più refrattari potrebbero farci la ‘scarpetta’, “la possibilità dell’ammortamento decennale era espressamente subordinata alla sottoscrizione, entro novanta giorni – a partire dal 27 dicembre 2019 e con scadenza il 26 marzo 2020 – di un accordo tra la Regione siciliana e lo Stato finalizzato a garantire il rispetto di specifici parametri di virtuosità mediante la concordata definizione di appositi interventi di riforma, verificandosi, in caso contrario, una riduzione del termine di ripiano da dieci a tre anni (…) L’Accordo in questione è intervenuto soltanto il 14 gennaio 2021, ben oltre il citato termine di novanta giorni”, precisano i magistrati, evidenziando le negligenze del vecchio governo siciliano di centrodestra. Aggiungendo che “il ripiano decennale non avrebbe potuto trovare applicazione negli esercizi 2019 e 2020”, contestando “la lesione dei valori costituzionali dell’equilibrio e della sana gestione finanziaria”, oltre al fatto che sarebbe servita una legge, e non un semplice decreto legislativo.

La Regione, per farla breve, avrebbe dovuto accantonare 866 milioni in più. E in attesa di conoscere il giudizio della Corte Costituzionale, sarebbe tenuta a farlo alla prima occasione utile. Schifani però non ha alcuna voglia di aspettare, né di rinunciare a una cifra del genere: significherebbe la paralisi. Così cerca sponde fra i partiti ‘amici’ a Roma: “Confidiamo che il governo nazionale farà chiarezza legislativa su questo increscioso episodio, al fine di evitare conseguenze disastrose sulle finanze di una incolpevole Regione che sta sistematicamente sforzandosi di assicurare continuità di buon governo ai siciliani”. Va bene che è Natale, e una strenna non si nega a nessuno. Ma il governo Meloni è attrezzato anche per i miracoli?

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