(foto Ansa)

Meloni, Salvini, la sinistra e Davigo. W il Natale della nemesi

Claudio Cerasa

Moralizzatori moralizzati che fanno i conti con gli eccessi della propria demagogia: quattro regali niente male per smascherare la natura del populismo

I primi due mesi di governo, per Giorgia Meloni, sono stati, prima di tutto, i mesi della nemesi. E in questi mesi, come capita quando si finisce vittime della legge del contrappasso, la presidente del Consiglio si è ritrovata a fare i conti con alcuni mostri da lei stessa creati in passato. E in diverse occasioni la vecchia moralizzatrice Meloni è stata moralizzata dalla nuova Meloni. L’ultima nemesi è avvenuta poche ore prima della partenza in mimetica per l’Iraq, ottima scelta, ed è avvenuta nel salotto di Bruno Vespa, quando la premier è stata costretta a rispondere alla domanda del conduttore (“Ratificherete il Mes?”) con una risposta a un’altra domanda (“No, non useremo mai il Mes”). Ragione semplice: la Meloni di governo ha capito che quanto sosteneva la Meloni di opposizione (“Non ratificheremo mai il Mes”) era semplicemente folle e immaginare che siano proprio Meloni e Salvini (che contro la ratifica del Mes hanno combattuto grandi battaglie identitarie) a ratificare il Mes è una nemesi niente male. Così come, a proposito di nemesi, non è male vedere Meloni prepararsi ad approvare una legge di Bilancio senza aver dato la possibilità al Parlamento di discuterne in modo approfondito dopo aver considerato antiparlamentare, nel 2020, non dare la possibilità al Parlamento di discutere di una legge di Bilancio.  Sono stati i mesi della nemesi per Meloni anche riguardo ai temi legati all’Europa (quante volte avete sentito dire a Meloni “ohibò, all’Italia serve meno Europa”, e quante volte avete sentito dire a Meloni in queste settimane, specie sull’energia, “ohibò, il problema dell’Italia è che l’Europa non fa abbastanza”).

 

Sarà una nemesi, per Salvini, essere il ministro delle Infrastrutture che a gennaio farà l’opposto di quanto promesso da Salvini come capo della Lega, ovvero aumentare le accise della benzina dopo aver promesso che non le avrebbe mai aumentate. Ma sono stati, questi, i mesi delle nemesi anche per altri soggetti cruciali all’interno della vita pubblica del nostro paese. E i casi di moralizzatori moralizzati, di puri che si sono mostrati impuri, sono stati all’ordine del giorno. E’ stata una nemesi, per dire, il caso Aboubakar Soumahoro, che ha trasformato in realtà la demagogia dei nemici della sinistra, e non era facile, per la destra, trovare così all’improvviso, sotto l’albero di Natale, un sindacalista di colore di origini ivoriane, eletto con la sinistra anche grazie alle sue battaglie per l’accoglienza, immischiato in una storiaccia di immigrati sfruttati con cooperative misteriosamente arricchitesi.

E’ stata una nemesi anche il caso dell’eurocorruzione europea, e dopo tanti anni passati dalla sinistra a mostrare la propria superiorità morale nei confronti della destra – ehi, amici della Lega, quanti soldi avete ricevuto per dire tutte quelle vaccate su Putin? – oggi i politici accusati di essere corrotti, banconote alla mano,  si trovano a sinistra, anche se alcuni politici di sinistra, fischiettando, tentano di dimostrare che i politici corrotti lo hanno fatto anche perché erano ormai a un passo dalla destra.

E’ stata una nemesi, per la sinistra, dividersi sul voto che ha visto il Parlamento europeo riconoscere la Russia come stato sponsor del terrorismo, dopo aver considerato per molto tempo i propri avversari ambigui sulla Russia. E’ stata una nemesi anche l’esperienza vissuta in questi mesi da Davigo, che dopo aver passato una vita ad avallare la tesi che in politica non esistono innocenti ma colpevoli non ancora scoperti si è ritrovato, da indagato, a offrire in giro per l’Italia grandi lezioni di garantismo, mostrando di sapere cosa significa avere problemi a essere considerato innocente fino a prova contraria. Moralizzatori moralizzati che si ritrovano a dover governare gli eccessi della propria demagogia pagando sulla propria pelle gli effetti delle proprie politiche populiste. Per l’Italia che cerca ogni giorno di emanciparsi dal populismo, le nemesi in fondo sono anche questo. Sono un regalo niente male, che vale la pena di tenersi stretto. Auguri a tutti e buon Natale.

  • Claudio Cerasa Direttore
  • Nasce a Palermo nel 1982, vive a Roma da parecchio tempo, lavora al Foglio dal 2005 e da gennaio 2015 è direttore. Ha scritto qualche libro (“Le catene della destra” e “Le catene della sinistra”, con Rizzoli, “Io non posso tacere”, con Einaudi, “Tra l’asino e il cane. Conversazione sull’Italia”, con Rizzoli, “La Presa di Roma”, con Rizzoli, e "Ho visto l'uomo nero", con Castelvecchi), è su Twitter. E’ interista, ma soprattutto palermitano. Va pazzo per i Green Day, gli Strokes, i Killers, i tortini al cioccolato e le ostriche ghiacciate. Due figli.