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strategie a confronto

Chi tra Schlein e Bonaccini spera di più nel fattore affluenza alle primarie Pd

Luca Roberto

Il dato del 2019 (un milione e mezzo di persone ai gazebo) sembra irraggiungibile. Ma la ex vicepresidente dell'Emilia-Romagna confida nell'effetto mobilitazione a sinistra. Franceschini: "In molti la voteranno al ballottaggio"

Se parli con gli esponenti del Pd coinvolti nella partita del congresso, nessuno ha in tasca un numero preciso, un intervallo di stime più o meno affidabili. Una soglia al di sotto o al di sopra della quale si considera possa succedere di tutto: quieta conferma delle aspettative o improbabile ribaltone. Eppure chi monitora da vicino le campagne elettorali di Elly Schlein e Stefano Bonaccini (quelle di Paola De Micheli e Gianni Cuperlo anche, ma con meno coinvolgimento) sa che gran parte della partita si gioca anche lì: in quella capacità di chiamata al voto (o di raffreddamento delle acque) che potrebbe accrescere le chance di vittoria dell’uno o frenare la volata dell’altro. Del resto, se anche uno come Dario Franceschini si è avventurato in un pronostico sulle settimane a venire, una qualche ragione d’essere deve aver fatto capolino nella mente dei dirigenti dem che maneggiano il dossier. 

L’ex ministro della Cultura nello spiegare ai suoi perché avrebbe sostenuto Schlein ha usato parole piuttosto precise. Elly è in grado, arrivando al ballottaggio, di attirare elettori che non avrebbero mai preso parte alle primarie dem per senso di appartenenza, è il senso del ragionamento di Franceschini. Quella vasta galassia di mondi che gravitano alla sinistra del Pd, al gorgo ecologista, ex grillini delusi, tutta massa critica che potrebbe allargare la base del consenso della ex vicepresidente dell’Emilia-Romagna in una partita già di per se non particolarmente plebiscitaria. E se si chiede conferma ad altri collaboratori di Schlein, navigati dirigenti di partito, quel che si ottiene è una condivisione della disamina. Perché “è chiaro che per Elly più cresce l’affluenza più aumentano le possibilità di farcela”, per usare le parole di uno di loro.

Ma a che numero in particolare bisogna guardare: forse almeno a quel milione e mezzo di elettori chiamati ai gazebo nel 2019, quando Nicola Zingaretti venne incoronato segretario? Come detto, cifre non se ne spargono in pubblico, ma certo anche nell’entourage di Schlein un milione e mezzo di votanti sarebbero visti come un risultato più che ottimista. Con molto più senso della misura, ci si aggrappa ad altri dati che manifestano un interesse del mondo esterno al partito. E cioè, giusto per fare un esempio pratico, le iscrizioni alla piattaforma “Parte da noi”, quella da cui è nata la candidatura programmatica di Schelin. Ebbene, in meno di tre settimane, da quando c’è stato l’annuncio al Monk, sono accorse a dare la loro adesione più di 20mila persone. Un risultato ancora molto parziale, visto che al voto dei circoli mancano ancora circa tre settimane, e poco più di cinquanta giorni alle eventuali primarie. Ma che lascia ben sperare per l’efficacia dell’effetto traino.

 

Dall’altro lato, chi ha sposato la causa di Bonaccini sa che “queste primarie capitano in una fase molto particolare nella storia del Pd. Come strumento di incoronazione hanno un significato molto diverso dal passato”, come dicono dalle parti di Base riformista. Tradotto: così come non ha senso stupirsi perché si è passati da 800mila a 50mila iscritti (ma è un dato parziale pure questo, tarpato anche dalle regole per sottoscrivere la tessera) in 15 anni, non ha altrettanto senso stupirsi se dai 3 milioni e mezzo di partecipanti alle primarie del 2007 si passasse a poco più di 700mila persone di oggi, circa la metà dell’ultima consultazione, quando ad avere la tessera erano in 374mila. Per fare un altro calcolo a spanne: nel 2008 Veltroni guidò il Pd fin oltre 12 milioni di voti alle politiche, pur perdendo le elezioni. Ciononostante, come ricordato poc’anzi, alle primarie parteciparono “solo” tre milioni e mezzo di persone. Quanto ci si aspetta possano essere partecipate adesso che il Pd ha raccolto 5 milioni e mezzo di voti tre mesi fa? Ecco perché la previsione che colloca il dato sotto il milione non è così peregrina. Se poi sia un auspicio o uno spauracchio dell’uno e dell’altro candidato, questo è ancora tutto da vedere.