Massimo Bugani, ex grillino, oggi assessore a Bologna in quota Articolo uno (Ansa)

Verso le primarie

Ex grillini e bersaniani: ecco i curiosi del congresso Pd

Ruggiero Montenegro

L'ex M5s Massimo Bugani, oggi assessore a Bologna in quota Articolo uno, lancia segnali mentre Speranza e compagni si organizzano a Roma e nei territori. Spettatore interessato anche l'ex iena Dino Giarrusso, mentre Tabacci e i naufraghi di Impegno Civico stanno alla finestra

Orbitano intorno al partito malmesso, scrutano, aspettando il momento. Personaggi in cerca di autore. O di un partito. Tra sondaggi a picco e crisi d'identità, quale occasione occasione migliore del Congresso Pd per ritagliarsi un posto sulla scena? L'elenco è variegato tra chi è da sempre vicino all'area progessista e chi, invece, prova a fare il giro largo. Non è un mistero che Roberto Speranza e compagni siano in prima fila per dire la loro nella partita congressuale.  Dopo la scissione nella fase renziana sono pronti a rientrare. Lo stesso ex ministro della Salute è, insieme al segretario Enrico Letta, garante della fase Costituente. Mentre tra i saggi chiamati a scrivere il nuovo manifesto del partito c'è anche Mario Hubler, segretario generale della fondazione Italiani europei, quella presieduta da Massimo D'Alema

Ma è a Bologna, che è un po' la capitale di questo congresso, dove si registrano i sommovimenti più interessanti. Certo ci sono anche Paola De Micheli e Gianni Cuperlo, ma è sotto le Torri, tra Elly Schlein e Stefano Bonaccini che con tutta probabilità verrà fuori il nuovo segretario. Ed è anche da qui che Articolo uno prova a organizzarsi per riportare il Pd a sinistra. Il terreno è fertile da queste parti. “Credo che non si possa stare a guardare”, ha detto qualche giorno fa a Repubblica Bologna Massimo Bugani. Uno che in tempi non sospetti fa era un volto (molto) noto del Movimento 5 stelle, riferimento in Emilia Romagna e non solo: è stato capogruppo dei grillini bolognesi in Comune ma anche capo staff di Virginia Raggi, quando era sindaca di Roma, e di quello di Luigi Di Maio ai tempi del Conte I, prima di rompere con il grillismo e successivamente trovare casa in Articolo uno. 

 

Oggi è assessore della giunta di Matteo Lepore, uno degli amministratori più progressisti dell'universo dem, che vorrebbe il partito del lavoro e con Articolo uno gioca di sponda per fare un Pd di stampo socialista. Bugani ha anche spiegato che la fase di incertezza della sinistra italiana “non è una questione interna ai dem”, ma si tratta invece di “un problema più grande e generalizzato”. Cita Berlinguer, dice che serve “una scintilla per far ripartire un movimento culturale”. Riferimenti storici e linguistici chiari. E crede anche che “Bologna dovrebbe essere studiata con più attenzione”. Intende cioè che il campo largo debba essere riproposto a livello nazionale. È quello che va ripetendo, da sempre, anche Pier Luigi Bersani, mentre il suo partito non ha ancora sciolto i dubbi su quale nome sostenere. E sebbene la candidatura di Schlein sembra essere quella che più di tutte risponde all'istanza di rinnovamento che Articolo uno predica ormai da anni, continuano a temporeggiare, vogliono prima ascoltare le proposte, i contenuti. Con un po' di malizia, forse aspettano di capire anche quale sia la corsa migliore, quella che offre le maggiore garanzie.

 

Così la biografia di Bugani diventa quasi un'istantanea di quello che accade in questi giorni intorno al Partito democratico. Non solo insomma Giuseppe Conte, impegnato a svuotare i dem nei sondaggi, ma anche chi prova a inserirsi dall'interno, approfittando dell'apertura – vera e presunta che sia – che dal Nazareno è arrivata alla società civile e alle forze politiche più contigue. E se Articolo uno prova a organizzare la sua influenza, sul territorio e con la stampa, altri si muovono in maniera più defilata. Tra questi, l'europarlamentare Dino Giarrusso. Eletto a Strasburgo con il Movimento, ha poi preso un'altra strada. Ha provato la via siciliana accordandosi con Cateno Deluca in occasione delle scorse regionali, ma il progetto “Sud Chiama nord”, almeno nell'inziale idea comune, non è decollato a causa di divergenze.  Ognuno è andato per la sua strada.

Quella di Giarrusso non è ancora stata rivelata, ma l'ex iena guarda con curiosità alle vicende del Partito democratico, forte del suo consenso sul territorio. Alle ultime elezioni europee, nel 2019, è stato eletto raccogliendo circa 120mila preferenze nella circoscrizione Sicilia-Sardegna, record tra i pentastellati. Un biglietto da visita non indifferente, che fa gola a più di un partito. Quando Bonaccini settimana scorsa ha presentato a Roma la sua mozione per la segreteria, in tandem con la vicepresidente del Parlamento Ue Pina Picierno, era tra il pubblico. Suscitando la sorpesa dei cronisti: “Sto qui per ascoltare”, si è smarcato Giarrusso, che non ha voluto dire di più. Si è messo alla finestra. Ma resta l'indizio e l'interesse. Come pure restano spettatori interessati, sebbene muovano da presupposti un po' diversi, Bruno Tabacci e i naufraghi di Impegno Civico, in attesa di un segnale.

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