L'intervista
Micciché (FI): "Meloni è circondata da una corte dei miracoli"
Il coordinatore siciliano di Forza Italia manda un messaggio ai compagni di partito: "Attenzione a diventare servi di padroni sbagliati. Schifani? Per nulla riconoscente nei confronti di chi gli ha permesso di diventare presidente"
“Berlusconi avrebbe molta più voglia che si facessero le cose per cui è sceso in campo trent’anni fa. A partire dal taglio delle tasse. Si parla di stupidaggini, mai di tasse. Sembra vietato”. Si riferisce alle accise sulla benzina e ai dietrofront della Meloni? “Oggi la situazione è esplosiva, non si può essere contrari”. Ma lei, Micciché, è spesso un bastian contrario. “Il presidente ha sempre sostenuto che meno tasse prendi al cittadino, più il cittadino spende, più si crea ricchezza. Per trent’anni abbiamo provato a introdurre un meccanismo economico diverso, che permettesse alla gente di vivere tranquilla e allo Stato di goderne, ma c’è sempre qualcuno che ce l’ha impedito”. Forse vi siete scelti i compagni sbagliati. “Io non voglio parlare male di Fratelli d’Italia”. E allora ci parli della Meloni. “Non riesco a non apprezzarla. Va in Europa e non fa brutte figure. E’ una che dà l’idea di saper lavorare e di fregarsene delle bassezze”. I ministri del suo partito, cioè Forza Italia, sembrano devoti a Giorgia, e l’affetto è ricambiato. “L’importante è non trasformarsi in servi del padrone sbagliato”.
Lei ha rotto con Schifani anche a causa di Fratelli d’Italia. “Non mi piace la corte dei miracoli che circonda la Meloni. E’ gente che non è abituata a governare e che oggi, dopo aver sostenuto in passato altri meccanismi democratici, crede di possedere un’immunità su tutto. Gente come Schifani si è immediatamente venduta a questo potere”. Schifani è di Forza Italia come lei. “Guardi chi c’ha attorno: non ce n’è uno di Forza Italia. Ci sono ex esponenti di An, allievi di Totò Cardinale. Schifani non ha avuto alcuna riconoscenza per chi gli ha permesso di diventare prima capogruppo, poi presidente del Senato e infine presidente della Regione siciliana. Tutto ciò che ha avuto gli è stato servito su un piatto d’argento. Parliamo di uno che se si candida da solo prende mille voti”.
Dieci deputati (su dodici) sono andati con Schifani, all’Ars non ha più un gruppo. Poteva starsene in Senato anziché naufragare in Sicilia. “Mi sarebbe piaciuto, ma mi avrebbero ridotto in poltiglia e la mia gente non poteva accettarlo. Licia Ronzulli fino a qualche giorno fa ha provato a convincermi, ma le ho detto che non avevo altra scelta: dovevo difendermi”. Difendersi da chi? “Dai nemici interni. Non avevo mai provato una simile cattiveria. Se potessero, mi farebbero fuori fisicamente. Ma una cosa mi tranquillizza: sono veramente scarsi”. In che senso? “Ho iniziato a fare politica con gente del calibro di Antonio Martino, Giuliano Urbani, Marcello Pera, Gianni Baget Bozzo… Pensavo fosse la norma, invece mi trovo alle prese con bassezze inaudite, furti di sottogoverno, avvocati azzeccagarbugli. Che motivo c’era di arrivare così in basso?”. Qual è il sentiment di Berlusconi sulla crisi del partito in Sicilia? “Ne soffre profondamente”. Non interviene perché ci sono degli equilibri da preservare? “E’ chiaro…”.
Miccichè, molti pensano che sia un guastatore. Ha impedito a Musumeci di ricandidarsi e temevano logorasse anche Schifani. “Ha visto la confusione bestiale sul Turismo? Ho iniziato a denunciarla nella scorsa legislatura, da presidente dell’Assemblea regionale. Le prime difficoltà con Musumeci nacquero a causa delle carte che il governo ci trasmetteva durante le sessioni di bilancio. Erano tutte scombinate, si capiva che c’era dietro qualcosa di melmoso”. Sull’affidamento della mostra a Cannes, Schifani ha detto di non sapere nulla, anche se l’ex assessore al Turismo e attuale deputato di FdI, Manlio Messina, sostiene che è l’unico responsabile: lei a chi crede? “Credo al fatto che c’è una confusione bestiale. Ma il detto ‘non c’ero, e se c’ero dormivo’ non può valere in questi casi”.
Fratelli d’Italia controlla il turismo in molte regioni. “E guai a chi li tocca. Almeno riuscissero a concludere qualcosa, liberando la Sicilia da lacci e lacciuoli…”. Badano solo a se stessi? “Io sono un provocatore, l’ammetto, così quando abbiamo vinto le elezioni ho chiesto a Schifani due assessorati per Forza Italia: la sanità e il turismo. Sapevo che c’erano situazioni da verificare”. Non ha avuto né l’uno né l’altro. “Lui ha blindato l’accordo con FdI. Al Turismo sarebbe dovuto andare l’on. Assenza, anche lui di FdI, una persona che stimo profondamente. Ma nelle ultime ventiquattr’ore è cambiato tutto. Non voglio fare dietrologia, ma un po’ mi puzza”. Chi vincerà tra Schifani e l’attuale assessore al ramo Scarpinato? “E’ un bel match, alla fine potrebbero pareggiare dimettendosi entrambi”.