Proroga o non proroga?
L'Ue sollecita Meloni sui balneari: per la premier però rimane una "questione complessa"
Un portavoce della Commissione, sulla scia del commissario Breton, ha ricordato la procedura di infrazione aperta nel 2020. La premier, pressata da Lega e FI, tentenna. Ennesima abiura in vista. Nel frattempo salta il vertice annunciato da Calderoli sull'autonomia differenziata
Il prossimo banco di prova in cui sarà impegnato l'esecutivo di Giorgia Meloni riguarda le concessioni balneari: dopo le frizioni con la categoria dei benzinai – sfociate nello sciopero che inizia oggi – ci si chiede se anche in questo caso Meloni sia disposta a rimangiarsi le promesse della campagna elettorale, e dunque se si allineerà alle direttive europee. Il punto centrale è la proroga delle attuali concessioni, in scadenza il 31 dicembre di quest'anno: la premier vorrebbe procedere con il prolungamento, come aveva più volte ribadito nei mesi scorsi, ma i vincoli europei glielo impediscono. Ieri è arrivata un'ulteriore strigliata da parte di un portavoce della Commissione europea: ha fatto sapere che l'Ue rimarrà inflessibile sull'argomento, basandosi sulla direttiva Bolkestein (e ribadita da una sentenza della Corte di Giustizia europea datata luglio 2016), che obbliga l'Italia a mettere a gara le concessioni. Questo nonostante la portavoce della Commissione europea per l’Economia, Veerle Nuyts, abbia chiarito durante un briefing che "le concessioni balneari non sono formalmente incluse negli obiettivi e nelle milestones del Pnrr". Presa di posizione che aveva fatto esultare membri della maggioranza come il senatore di Forza Italia Maurizio Gasparri, secondo cui "questa ulteriore affermazione dimostra quanto sia percorribile la strada di una proroga per chiarire lo stato delle cose anche alla luce di una sentenza del Consiglio di Stato piena di errori e della discutibile applicazione della direttiva Bolkestein".
Ma quello di ieri è solo l'ultimo atto di una lunga serie di pressioni da parte di Bruxelles. Nell'incontro della scorsa settimana fra il ministro Raffaele Fitto e il commissario europeo per il mercato interno Thierry Breton, quest'ultimo ha ricordato come la Commissione avesse aperto già nel dicembre del 2020 una procedura d’infrazione contro l’Italia: nella lettera di messa in mora si leggeva che “gli Stati membri sono tenuti a garantire che le autorizzazioni (...) siano rilasciate per un periodo limitato e mediante una procedura di selezione aperta”. Una sollecitazione chiara, ma rimasta finora inascoltata.
Pungolata sull'argomento nei minuti concessi alla stampa durante la sua visita in Algeria, la premier ha tentennato: “La questione è molto complessa. Non ho cambiato idea sul tema della difesa dei balneari da una direttiva che non andava applicata, quello che ora si tratta di capire è quale sia la soluzione più efficace a livello strutturale”. Da un lato riaffermando le sue posizioni, dall'altro lasciando presagire la possibilità di un compromesso. Infine ha aggiunto: “Stiamo convocando intanto i partiti di maggioranza per ragionare insieme e poi convocheremo le associazioni dei balneari”. Un colloquio che si preannuncia teso e di capitale importanza per il governo. Già nel pomeriggio di ieri alcuni rappresentati di categoria avevano commentato le parole di Meloni, spiegando come qualsiasi riforma strutturale necessiti di tempi lunghi: e quindi, nel frattempo, la soluzione tornerebbe a essere una proroga. Una soluzione su cui l'Ue non potrebbe che essere in disaccordo.
Le concessioni balneari non sono però l'unica questione interna in cui Giorgia Meloni è chiamata a destreggiarsi fra interessi diversi e posizioni molto distanti: proprio oggi avrebbe dovuto svolgersi infatti il vertice tecnico annunciato dal ministro leghista Roberto Calderoli sul disegno di legge per l'autonomia differenziata di tre regioni del centro-nord. “Penso che la prossima settimana il disegno di legge possa andare in Consiglio dei ministri per l’esame preliminare”, aveva detto speranzoso domenica in un'intervista all'Unione Sarda. Un pronostico smentito dalla premier, che ieri affermava: “Non corriamo troppo, occorrono prima dei passaggi tecnici e al massimo possiamo discuterne in un pre-Cdm, ma non questa settimana”. Temporeggiando su quella che sta diventando una bandiera del Carroccio, e alimentando così la tensione fra gli esponenti del governo.