Foto di Andrea Alfano, via LaPresse 

Passeggiate romane

Verde, e molto radicale. Un partito, la nuova idea di De Benedetti

Non come i moderati tedeschi. I programmi dell'ingegnere sono più netti. Quelli di Letta, meno ambiziosi, aspirano alla presidenza del Pd. E quest'ultima strada è piena di ostacoli 

I bene informati rivelano che a breve l’asfittico agone della politica italiana potrebbe ospitare un nuovo movimento. Si racconta infatti che l’ingegner Carlo De Benedetti, dopo aver lanciato un nuovo giornale (il Domani) ora stia meditando se intraprendere un’ulteriore avventura. L’idea sarebbe quella di dare vita a un partito verde. Ma non come si potrebbe magari pensare a tutta prima a un soggetto politico che si ispira ai moderati ambientalisti tedeschi. Tutt’altro: un partito verde molto radicale. Ancora non è certo che alla fine l’operazione vada effettivamente in porto, ma quel che è sicuro è che De Benedetti ne sta parlando e chiedendo consigli.

 

Meno ambiziosi, invece, raccontano dalle parti del Pd, i programmi di Enrico Letta. L’intenzione del segretario uscente sarebbe quella di farsi eleggere presidente del partito, restando quindi in qualche modo sempre in politica. Ma non è facile che questa operazione riesca dal momento che tutti e due i candidati più accreditati alla sua successione, cioè Stefano Bonaccini ed Elly Schlein, ripetono ogni giorno che c’è bisogno di una nuova classe dirigente.   

 

Nessuno crede più alla possibilità di una scissione del Partito democratico dopo queste primarie. Ed anche i toni soft a cui si stanno acconciando i big del Pd stanno lì a dimostrarlo. La verità è che intorno a due candidati più importanti (Stefano Bonaccini ed Elly Schlein) si stanno posizionando una serie di dirigenti 30/40enni che scommettono sulla possibilità che questo congresso porti a un cambio generazionale molto ampio, che poi loro gestiranno direttamente, chi in maggioranza chi all’opposizione. Ma sempre direttamente, in prima persona, senza più dover passare dai vecchi capibastone. Ecco spiegate anche le resistenze di molti degli (ex?) big a schierarsi per uno (Bonaccini) o per l’altra (Schlein).

 

Nel Pd sono tutti convinti che Paola De Micheli, al secondo turno, darà indicazioni di votare Stefano Bonaccini. I maligni aggiungono pure con la promessa di farsi garantire dal probabile futuro segretario la possibilità di un ricandidatura alla Camera o al Senato per la prossima legislatura. Mentre più incerto è quello che farà Gianni Cuperlo: in molti ritengono che alla fine non darà alcuna indicazione ai suoi, dopo essersi ritagliato per sé il ruolo di “duro e puro” all’interno del partito.

 

Nel frattempo, per quanto riguarda il Pd, il lavoro per le regionali di febbraio prosegue a ritmo incessante, solo a livello territoriale, però, perché il partito nazionale sembra aver perso totalmente interesse per la partita in gioco. Nel Movimento 5 stelle, invece, anche i vertici sono interessati a quello che accadrà. I grillini sanno bene di non poter vincere con la loro candidata nel Lazio, però vogliono ottenere comunque un buon risultato. Ma che cosa farà Donatella Bianchi una volta eletta consigliera regionale 5 stelle nel Lazio?

 

Nel Pd temono che, pur di non abbandonare la sua trasmissione in Rai (Linea Blu), decida di dimettersi dalla Pisana, restare in Tv e poi riprovarci, facendosi candidare, sempre con i 5 stelle, alle prossime elezioni europee. Sembra certo infatti che  Conte la candiderà capolista per i grillini nella circoscrizione di centro. “Sarebbe un comportamento scorretto. La Rai non è un autobus dove si sale e si scende a secondo di quello che ordina Conte”, dicono dal Pd, pronti a fare fuoco e fiamme in Commissione parlamentare di Vigilanza su quello che viene già chiamano “il caso Bianchi”.

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