Il retroscena
La missione segreta di Draghi a Davos: tre giorni e una conferenza per Barclays
L'ex premier ha partecipato al Word economic forum e ha tenuto una conferenza a porte chiuse per il colosso bancario. In questi giorni ha confessato: "Voglio tornare a lavorare per il privato"
Sarà stato il richiamo della montagna incantata ad attirare Mario Draghi a Davos, in Svizzera, fulcro dell’economia mondiale. Il governo italiano non c’era, l’ex premier sì. In incognito e in segreto. Tre giorni. Da lunedì a mercoledì scorsi. La presenza al World economic forum dell’ex banchiere centrale, considerato di casa, non doveva essere pubblicizzata. Ha avuto incontri privati, è la versione diffusa dal suo entourage davanti alle verifiche di questo giornale. Draghi ha tenuto conferenze a porte chiuse. Una, confermata al Foglio, per il colosso bancario britannico Barclays (si parla anche di un dialogo a Bank of America, ma non ci sono conferme). Speech di valore che, per chi lo conosce, segnalano la sua voglia di allacciare rapporti con il mondo del business, lontano anni luce dalla politica. “Tornerò a lavorare con il privato”, ha confessato in questi giorni.
Chi negli ultimi due anni ha avuto una consuetudine draghiana a proposito di Davos scherza: “Quasi non è una notizia. E’ come quando Mastroianni andava alla Mostra del cinema di Venezia, non c’era bisogno che presentasse un film. Quello era il suo habitat”.
L’ex presidente del Consiglio da quando ha passato la campanella a Giorgia Meloni lo scorso 23 ottobre ha centellinato le uscite pubbliche. E’ stato rivisto l’ultima volta ai funerali di Benedetto XVI mentre parlottava con il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti.
Ha dato forfait all’ultimo momento, prima di Natale, alla presentazione del libro di Emilio Giannelli, vignettista del Corriere. Ha dato il via libera alla pubblicazione dei suoi discorsi – “Dieci anni di sfide” edito da Treccani – senza farsi vedere alle presentazioni del suo libro, nemmeno tra il pubblico. Draghi però è molto ricercato dal mondo della finanza. Goldman Sachs lo vorrebbe di nuovo. Così come in questa fase sono diversi gli agenti che si propongono per gestirgli conferenze e interventi. L’ex premier è ordinato e metodico. E poco incline a cercare le luci della ribalta dopo la sovraesposizione come capo del governo. Chi ha curato la sua comunicazione a Palazzo Chigi smentisce qualsiasi tipo di impegno professionale al momento: “Quando ci saranno notizie certe e impegni pubblici saremo noi a veicolarli”.
A settantacinque anni l’ex premier, non essendo riuscito a diventare “nonno d’Italia” al Quirinale, non è detto che si voglia dedicare interamente ai suoi nipotini, tra Londra e Milano. Anche perché intanto continua a essere richiesto da banche d’affari e società internazionali. Ne sa qualcosa chi gli segue l’agenda. Tuttavia l’imperativo nell’imperscrutabile universo draghista è il silenzio, accompagnato dalla massima discrezione.
L’ex premier non ama essere tirato in ballo sulle scelte del governo attuale (sulla mancata permanenza di Alessandro Rivera alla direzione generale del Tesoro sostituito da Riccardo Barbieri non sono mancate le speculazioni). Figurarsi se si parla di lui. “Cosa farà? Chiedete alla moglie”, è la risposta che viene data da chi lo ha frequentato. Come a dire: noi non sappiamo, non vogliamo sapere e se anche sapessimo non è detto che ne parleremmo. “Attenzione a creare false attese”, sono le parole intinte nella cautela. Intanto, però Draghi è andato a Davos. Per tre giorni, tenendo due conferenze. Ed è stato un clic. L’accensione di un interruttore.