Vecchie amicizie
Benzinai, balneari e gli altri. Le voci dei "traditi da Giorgia"
Sobillate quando era all'opposizione adesso tante categorie si sentono tradite. Alla ricerca di una terza via tra tra le vecchie amicizie e il dovere di governare la premier ha scelto una strada: il rinvio
Sono voci che incombono dal passato e costringono a rinvii impossibili e a compromessi senza oggetto. Sono gli strali delle categorie della pancia del paese che la Meloni di lotta coccolava, e che oggi, con l’ex capa del principale (e unico) partito d’opposizione seduta a palazzo Chigi, sono pronte a rivoltarsi contro di lei con tutta la rabbia delle promesse violate. “Non tradiremo”, disse con solennità Meloni al suo insediamento. “Ha tradito”, dicono oggi loro a difesa di piccoli, forse meschini, ma assai più concreti interessi corporativi. Benzinai, poliziotti, balneari e tassisti. Per non scegliere tra governo e vecchie amicizie, almeno per adesso, la presidente del Consiglio al momento ha trovato una sola strada: la procrastinazione.
Succede quindi che i benzinai sospendano il secondo giorno di sciopero dopo l’apertura di un “tavolo di discussione” al Mise. “Ma – spiega al Foglio Roberto Di Vincenzo, presidente della Federazione gestione impianti carburanti (Fegica) – non perché il governo abbia trovato una soluzione, anzi, l’emendamento governativo attuale è una schifezza, non risolve niente, forse è addirittura peggiorativo, ma adesso cercheremo di far valere le nostre ragioni in parlamento”. Dal governo non si aspettava un trattamento del genere. “Hanno scaricato su di noi tutta la colpa di una loro scelta, non me lo sarei mai aspettato”. La scelta sarebbe quella di cancellare la riduzione temporanea delle accise. La colpa, il caro carburante. L’accusa ai benzinai quella di essere degli speculatori, costretti a esporre il pezzo medio accanto a quelli applicati, da comunicare al ministero delle Imprese senza ritardi, pena pesanti sanzioni. “Anche se – dice Di Vincenzo – fu l’Antitrust nel 2007 a dire che i prezzi medi di vendita non dovevano essere pubblici perché rischiavano di creare cartelli lesivi della concorrenza”. E ieri, in effetti, il presidente dell’Antitrust Roberto Rustichelli, ascoltato dalla commissione Attività produttive di Montecitorio, ha confermato questa versione spiegando che la pubblicizzazione “del prezzo medio regionale” potrebbe portare alla convergenza verso “un prezzo focale” a scapito dei consumatori.
Imbestialiti contro il governo “verso cui nutrivamo fortissima fiducia” ci sono anche i sindacati della polizia penitenziaria. Quando la manovra non era ancora stata approvata dalle Camere Donato Capece, segretario generale del Sappe, sindacato autonomo della polizia penitenziaria, ci disse: “Siamo incazzati neri, prima ci hanno chiesto i voti e adesso ci tagliano i fondi”. A manovra approvata la sensazione del tradimento subito non è passata: “Da allora – dice – siamo riusciti ad ottenere soltanto l’aumento di organico di mille unità spalmato in quattro anni, una goccia nel mare che non serve a niente: non si compensano le uscite perché non ci sono i fondi per le strutture formative, in più con l’entrata in vigore della riforma Cartabia dobbiamo svolgere nuovi servizi, ma con il personale in diminuzione come facciamo?”. Pronti a scendere in piazza? “Sicuramente, e anche con le altre forze di polizia, il contratto del comparto sicurezza è scaduto nel 2021 e dal governo non si è visto ancora niente”.
A temere invece la delusione e la rabbia, ma mantenendo almeno per adesso un atteggiamento guardingo, nella speranza che si possa ancora ottenere qualcosa, ci sono i balneari, forti della presenza nella compagine governativa di una loro ex illustre collega, Daniela Santanché (fino a poco fa co-titolare dello stabilimento Twiga di Marina di Pietrasanta). Sulla loro teste pende la legge sulla concorrenza firmata Mario Draghi. Mancano ancora i decreti attuativi degli articoli che interessano la categoria e che porterebbero alla messa a gara delle concessioni entro il 31 dicembre del 2023. Lega e Fi chiedono a Meloni un rinvio di un anno, i balneari ancor di più: vogliono lo stralcio della norma. Meloni prende tempo. Nel dubbio apre un nuovo tavolo con la categoria, ipotizzando di rinviare la stesura dei decreti attuativi di quattro mesi. Ma lo spazio di scelta tra sentenza del Consiglio di stato e normativa europea è strettissimo. Antonio Capacchione, presidente della Fipe, il principale sindacato dei balneari, non si rassegna: “L’unica soluzione è cancellare la legge, ci auguriamo che il governo non faccia l’errore di non ascoltarci. Meloni deve agire al più presto”.
Un altro tavolo arriverà tra poco. Lo reclamano i tassisti, vessati, dicono loro, dal caro carburanti. “Per adesso – spiega Loreto Bittarelli, presidente della cooperativa 3570 – non abbiamo ancora visto il nuovo governo, ma chiederemo nei prossimi giorni un incontro per capire come risolvere la questione, per noi tassisti con la tariffa amministrata diventa quasi impossibile sopportare questi costi aggiuntivi, servono soluzioni immediate con un credito d’imposta sugli aumenti. Da questo governo non ci aspettiamo pugni in faccia, spero non ci deludano”.