L'intervista
De Micheli: "Congresso Pd infiltrato. Entreranno altri Giarrusso, Gassmann ha ragione"
La candidata alla segreteria: "Con le nuove regole, volute da Bonaccini e Schlein si umiliano i nostri militanti a favore degli iscritti dell'ultima ora per giunta nemmeno verificati"
“E’ un congresso stanco, con il torcicollo perché rivolto al passato. Ma soprattutto con queste nuove regole stiamo umiliando i nostri militanti”. Perché? “Rischiamo di imbarcare altri Giarrusso. Gente che si è candidata contro di noi, magari, e che adesso si iscrive in vista del congresso, vota e poi scomparirà. Ma il Pd non è un taxi”. Paola De Micheli, candidata alla segreteria, conta fino a tre, poi riprende a parlare: “La storia di Giarrusso è la dimostrazione che le regole, cambiate tre o quattro volte, sono sbagliate. Per fare un’operazione di apertura, agli ex di Articolo 1 e ai sostenitori di Elly Schlein, condivisibile in una fase costituente, non ci siamo protetti con una verifica preventiva sulla provenienza degli iscritti on line”.
De Micheli sta delegittimando questo congresso pieno di possibili infiltrati? “Sono dispiaciuta perché è una umiliazione per chi milita nel Pd da anni”. È una farsa? “Non dico questo, non lo disconosco perché la maggioranza della direzione ha votato il cambio di statuto, ma io mi sono schierata contro. E ne rivendico la scelta”. Ha sentore di numeri dopati. A Caserta siete passati da 1.500 iscritti a 6.000. “C’è sempre un aumento fisiologico degli iscritti in concomitanza dei congressi. Anche se quest’anno siamo partiti molto bassi. Ma i primi dati appunto sono preoccupanti”.
Fuori i nomi di questa operazione. “Le regole dovevano essere trasparenti e non a favore di alcuni candidati. Invece è accaduto il contrario. Ma rischiamo di pagare questo sbaglio. Capiteranno congressi dove si presenteranno neo iscritti che magari si sono candidati contro di noi nei comuni e nelle regioni. Ma come si fa?”. E’ sbagliato il modello organizzativo? “Sì, per esempio per le primarie sarebbe stato meglio far valere doppio il voto degli iscritti rispetto a chi non lo è. Invece si è preferito, con la scusa di aprire il partito, mortificare chi lavora nei circoli e sui territori da anni, il cui voto varrà come quello di chi è appena arrivato, magari con una storia antitetica alla nostra”. Anche le primarie sembrano un rito stanco.
“Tutto lo è, e mi duole dirlo. Ma le sembra normale che c’è chi parla ancora di Jobs Act? In sette anni, nel frattempo, abbiamo subito tre scissioni, il M5s è andato al governo, Salvini è salito e sceso nel gradimento degli italiani. C’è stata la pandemia, la guerra in Europa, Draghi e ora Meloni a Palazzo Chigi. Al contrario dei miei avversari ho lanciato nuove idee: il reddito universale, il finanziamento pubblico ai partiti, il nuovo statuto dei lavoratori anche per le partite Iva. La scuola totale e la riduzione dell’orario di lavoro a parità di stipendio”. Sta dicendo che si parla solo dei profili di Bonaccini e Schlein e nulla dei programmi? “E’ così. Ormai è tutto molto profilato su loro due e non si riesce ad andare oltre il nostro passato. In più, escono le storie come quella di Giarrusso che fanno cadere le braccia. Capisco l’amarezza di Alessandro Gassmann quando dice che non ci voterà più, vorrei convincerlo a ripensarci. La militanza va curata altrimenti l’albero diventa secco e muore”. Ma se non dovesse arrivare tra i primi due chi appoggerà alle primarie? “E chi lo dice che non arriverò tra i primi due?”. Ma tra Schlein e Bonaccini chi preferirebbe? Si dice che lei sia pronta a schierarsi con il governatore dell’Emilia-Romagna. “Sono troppo concentrata a girare l’Italia. Sono la sindacalista dei militanti del Pd. E ne abbiamo un gran bisogno”.