Gli sbroccati della destra
Il problema di Meloni sono i suoi uomini, gente da combattere con la satira
La premier è seduta su un divano di similpelle simildraghi, tutto procede per il meno peggio tra viaggi algerini e hub energetici. Se non fosse per certe uscite dei suoi più stretti collaboratori, da Delmastro e Donzelli a La Russa, Crosetto e Rampelli
Gli sbroccati della destra, ecco il vero problema di Giorgia Meloni. Lei si è seduta su un divano di similpelle simildraghi, scelta razionale, profilo efficace di una gavetta di totale successo, dal Colle Oppio a Palazzo Chigi in dieci annetti e senza passare dal “via”, come si dice a Monopoly, ma in questa sospensione tra l’icona del banchiere occidentale e le memorie almirantiane ecco comparire il fantasma dello sbroccato, effettivo e anche potenziale: non solo il giovane Donzelli, monolocalizzato con il sottosegretario Delmastro, anche per non essere costretto alla vita dolce e notturna della classe dirigente romana corrotta, e il coinquilino che gli passa carte di dubbia legalità per le sue uscite parlamentari incendiarie, no, non solo lui, c’è anche il caratterino di Urso, Adolfo il ministro dello Sviluppo economico e mentale, che ha venduto l’accordo con i benzinai mentre qualche pompa chiudeva i battenti, nel trambusto di una golosa conferenza stampa che non ha portato buono, e dunque strilli, strepiti e dimissioni nello staff, c’è l’ingombrante Crosetto, che fisicamente diminuisce e annichila anche i generali dello stato maggiore e moltiplica le interviste e le liti perfino con il segnaposto di Putin, pronto a dargli dello “sciocco vero”, il tutto poco rassicurante per un ministro della Difesa che eccita le offese, e alligna l’immagine attivistica di La Russa, contento dei suoi busti mussoliniani e soprattutto prono alla chiacchiera politica non precisamente istituzionale, per non dire del Gabbiano, Fabio Rampelli, che sbertuccia il commissario del partito romano inviato dalla ducia liberale, lo stesso Donzelli, incaricato di far fuori la sua corrente delusa dalla mancata candidatura alle regionali, e il Rocca con i suoi trascorsi da favola o da romanzo criminale, ahi Roma, che sentina di bei vizi che sei.
Tutto sembra procedere per il meno peggio, viaggi algerini, hub dell’energia, Piano Mattei, si vola alto e ora si vola anche in Polonia, roccaforte dell’occidente antiautocratico, e a Kyiv, subito dopo la cantata a Sanremo, e su tutto le notizie antirecessive, stupidamente ottimistiche ma ottime, sull’economia imbrigliata dalla buona Finanziaria antidebito dopo tutte quelle palle sulle bollette esplosive che non sono mai esplose, tutto al meno peggio e arrivano gli sbroccati. Gente che non dovrebbe essere combattuta con il sopracciò istituzionale della Serracchiani, gente da colpire con la satira, se vogliamo considerandoli dei bru bru parecchio simpatici, ma pur sempre gente di governo strettamente associata alla presidente abile e arruolata per la marcialonga, lei spera, di un esecutivo di legislatura. Niente di così travolgente cui non si possa porre rimedio, in fondo. Donzelli si è limitato a leggere un brutto corsivo di Belpietro o di Sallusti, nello stile eterno “e allora Bibbiano?”, versione “e allora il terrorismo e la mafia?”; Delmastro le carte le aveva sul tavolo del monolocale doppio condiviso con il vicepresidente del Copasir, che ci vuoi fare, carta canta; Urso ha diritto a una crisi di nervi in sede ministeriale, perché no?, peccato per le dimissioni e lo sconcerto dei collaboratori; Crosetto è fatto così, non è una ballerina di fila, e comunque tutti dicono a lui quel che dicevano al comunista liberale Amendola negli anni della Guerra fredda, cioè “ah, se tutti i fascisti fossero come lei!”, insomma si riscatta col galantomismo; La Russa è sempre in salvo tramite Fiorello; Rampelli è il solito problema mangialeader delle correnti, ma può essere sistemato, e Rocca probabilmente vincerà nel Lazio, o così dicono i sondaggi tra gli stralunati non elettori di D’Amato.
Però che fatica non tanto governare gli italiani, attività notoriamente inutile, quanto quella di mettere a posto gli sbroccati. A dicembre festeggeranno in piazza gli undici anni dei Fratelloni, e sarà il giusto riscontro celebrativo di una cavalcata inaudita, per carità, piazza del Popolo degna cornice per una adunata finalmente presentabile e speriamo anche allegra, ma attenzione che non si moltiplichino i fenomeni di sbroccamento. Ci vuol poco a incrinare la compagine e a trasformare l’abile Meloni in una efficiente, spregiudicata, veloce, attiva madre di tutti gli sbroccati.