La storia
FdI si spacca per le regionali nel Lazio: il litigio ai gazebo finisce in rissa
L'episodio tra un consigliere municipale e un militante durante il volantinaggio nel quartiere romano di Torre Angela. Nel partito di Meloni le elezioni si stanno trasformando in una resa dei conti
Dentro Fratelli d’Italia le regionali del Lazio stanno diventando una resa dei conti. Certo nessuno si aspettava che la questione potesse finire alle mani. La storia è di pochi giorni fa. Piccola, ma in grado di descrivere bene le tensioni montanti che attraversano il partito, un tempo piccola e compatta accolita, oggi principale forza di governo. Crescere in fretta ha anche i suoi effetti collaterali. Tutto accade pochi giorni fa a Torre Angela, quartiere limitrofo e gemello, nel degrado e nella vivacità delle periferie, della più nota Tor Bella Monaca. A un gazebo c’è Stefano Pelone, consigliere del VI municipio eletto nelle liste di FdI. Si fa campagna elettorale. Pelone oggi è al gruppo misto, ha lasciato FdI in polemica per una lite con i colleghi consiglieri e il presidente del Municipio Nicola Franco, colpevoli di non averlo voluto alla guida della commissione Scuola. Oggi però fa di nuovo campagna elettorale per il partito. Al gazebo sponsorizzata due candidati rampelliani al consiglio regionale, Antonio Aurigemma e Laura Corrotti. Quando si accorge che proprio dall’altra parte della strada c’è Nazzareno Gasbarra, candidato non eletto del municipio, vicino al presidente Franco e rampelliano di ferro, nel senso di Fabio Rampelli, vicepresidente della Camera dei deputati e grande escluso del governo Meloni. Sta distribuendo volantini elettorali. Anche i suoi di FdI, ma per altri due candidati, quelli di Rampelli appunto, Fabrizio Ghera e Marika Rotondi. Pelone non ci vede più. “Ma che stai affà ao?”, strilla. Quell’altro non sembra volere ascoltare e Pelone si fa avanti a muso duro. Si sfiora la scazzottata. Voloano degli schiaffi. Bisogna intervenire per dividerli.
La gara alle preferenze dentro FdI sta prendendo una piega complicata. Sembra un paradosso. Proprio questa volta che il partito si appresta ad eleggere un cospicuo numero di candidati (oggi alla Pisana i consiglieri di FdI sono solo tre) lo scontro per chi prenderà più preferenze si è fatto durissimo. Negli scorsi giorni Meloni ha rimosso il coordinatore romano Massimo Milani. Avrebbe usato i contatti del partito per invitare i simpatizzanti a un evento dei candidati di Rampelli. Il vicepresidente della Camera è deciso a vincere la gara delle preferenze. Non è un caso che la scazzottata sfiorata sia avvenuta nel VI municipio, un territorio a cui Rampelli è legatissimo da ben prima che occuparsi di Tor Bella Monaca diventasse una moda diffusa tra i partiti. Si racconta che per risolvere alcuni disservizi nel quartiere anche il sindaco dem Roberto Gualtieri si sia recentemente rivolto al vicepresidente di Montecitori. Sicuramente fu lui nel 2016 a organizzare proprio a Tor Bella Monaca il comizio di chiusura della campagna elettorale di Giorgia Meloni, all’epoca candidato sindaco di un pezzo del centrodestra. Il municipio inoltre è l’unico guidato da una giunta di centrodestra, l’unico dunque in cui alle amministrative del 2021 FdI e alleati sono riusciti a superare il centrosinistra.
Il dinamismo di Rampelli spaventa. Timori che arrivano fino a palazzo Chigi. E la ragione è presto detta, il rischio serio è che i suoi candidati prendano più preferenze degli altri. Un segnale potentissimo che direbbe che a Roma culla e centro politico del partito Giorgia Meloni, la presidente del consiglio, è in minoranza, sopravanzata dall’ex amico e padre politico. Tutto in attesa dei congressi del partito, nazionale, regionale e locale, che dovranno svolgersi dopo le elezioni. Non a caso per evitare lo smacco è sceso in campo un pezzo da 90: Francesco Lollobrigida, ministro dell’Agricoltura e plenipotenziario del partito per conto della Capa e cognata. I suoi cavalli si chiamano Gianfranco Righini e Roberta Angelilli. Per capire che la spunterà bisognerà aspettare l’inizio della prossima settimana. La tensione intanto sale.