dal comitato elettorale di D'Amato
Il centrosinistra sconfitto nel Lazio ragiona (e litiga) sul campo “non abbastanza largo”
Le elezioni hanno premiato il centrodestra unito a sostenere Francesco Rocca. E nel Pd iniziano le polemiche tra chi voleva e chi no un accordo con il M5s
In attesa dei risultati, nella landa semideserta di via di Portonaccio, sede del comitato del candidato governatore dem Alessio D’Amato, il panorama post-industriale con scorcio sull’officina vintage Moto Guzzi, nonostante il sole, non aiuta a farsi animo, ché qualsiasi discorso sul più e sul meno ricade inevitabilmente sul tema affluenza - che è quella che è e forse è anche peggio di quello che sembra. Non solo. Non si può nascondere agli occhi quello che esploderà come il vero punto dolente: il campo (non abbastanza) largo, accusato numero uno. Si attende D’Amato, nel luogo dove si mostrò vittorioso Roberto Gualtieri. Ci si domanda anche chi verrà fin quaggiù del Pd (e quando), mentre il Terzo Polo segue i risultati dalla sede di Azione. Arrivano gli exit poll e i conti, anche ottimistici, non danno certezza che facendo nell’altro modo - campo largo con i Cinque Stelle - il risultato sarebbe stato diverso. Si fanno calcoli all’inverso su Milano (con i Cinque stelle ma senza Terzo polo). Si aspettano i dati reali mentre Calenda, da un altrove indefinito, si sposta sulla eventuale “sparizione politica” di Silvio Berlusconi. Infine, da una scala di ferro, scende Esterino Montino, sindaco di Fiumicino e coordinatore del comitato D’Amato: “Presentarci divisi a sinistra ha pesato fortemente”. Il problema con i Cinque Stelle è stato l’inceneritore? Risponderà più tardi D’Amato (36,9 per cento dei voti, con Pd al 21,35, Terzo Polo al 5, 2 e Cinque Stelle al 9,70) che no, quello era “un pretesto”, ed è Giuseppe Conte ad aver commesso un errore a non allearsi.
Ma è fuori dal bunker al Portonaccio – dove alle 16,30 si apprende che D’Amato ha chiamato il concorrente Francesco Rocca per complimentarsi e annunciare opposizione “dura e costruttiva” – che la polemica si allunga sul futuro. Ecco Giorgio Gori, sindaco pd di Bergamo: “Possiamo a questo punto serenamente dire che la scelta del Terzo Polo di sostenere Letizia Moratti è stata una sciocchezza? Con il maggioritario a turno secco si è competitivi solo unendo tutto il centrosinistra (si, pure i Cinque stelle). O lo capite o la destra vincerà ogni volta”.
Dal Terzo Polo, che rispetto alle Politiche perde circa tre punti, tuona Calenda: “Il centro e la sinistra non sono mai stati in partita, neanche nell’ipotetico formato del campo largo”. Interviene il segretario pd uscente Enrico Letta: “L’Opa contro il Pd ha fatto male a chi l’ha tentata”. Il deputato di Italia Viva Luigi Marattin insiste sul fatto che “il progetto del Terzo Polo è di lungo periodo”. D’Amato intanto risponde alle domande: avete perso o no? Sì, ma percentualmente siamo andati meglio di cinque anni fa (quando ha vinto Zingaretti). Il Pd vi ha lasciati soli? “Sono io ad aver chiesto un non coinvolgimento diretto dei dirigenti nazionali”. E subito torna il campo non abbastanza largo, in un senso o nell’altro. Il deputato pd romano Andrea Casu dice che il Pd “si è battuto fino all’ultimo per l’alleanza di tutte le forze”. Mentre il candidato consigliere di IV Luciano Nobili dice che il Terzo Polo è disponibile a collaborare con un Pd “a trazione riformista”. Ma per il candidato favorito al congresso pd Stefano Bonaccini si deve “aprire un nuovo capitolo, con un Pd centrale e attrattivo”. Chiude la serie di amarezze il ministro Andrea Orlando: “Divisi non solo si perde ma non si porta nemmeno la gente a votare. Le due Opa sono state bloccate, ma questo non può consolarci”.