gli esclusi
Da Gallera a Pregliasco: tutti i "trombati" alle elezioni regionali
L'ex assessore alla Sanità di Forza Italia non è stato eletto in Lombardia. Così come il noto virologo, che "torna in ospedale". Nel Lazio a rischio Nobili (Terzo polo) e gli ex assessori della giunta Zingaretti, Alessandri e Troncarelli, entrambi del Pd
Per qualcuno, come Vittorio Sgarbi, sono stati sufficienti meno di mille voti. Altri invece sono andati oltre le duemila preferenze, eppure non troveranno un seggio in Consiglio regionale. Sono gli esclusi illustri di questa tornata elettorale, tra qualche paracadutato, qualcuno in cerca di nuova fortuna e chi, più semplicemente, era mal posizionato in lista. Niente da fare per esempio per Fabrizio Pregliasco. “Torno in ospedale”, ha commentato il famoso virologo: candidato nella lista civica a sostegno di Majorino di cui era probabilmente il nome più noto, sperava in un epilogo alla Crisanti, o almeno alla Lopalco in Puglia – eletto alla Regione e per una parentesi anche assessore alla Salute. E invece lo rivedranno in corsia oppure in cattedra all'Università Statale: 2005 voti non sono bastati, quinto nella lista Patto civico. Sarà per un'altra volta.
È un po' quello che deve aver pensato Giulio Gallera, in lista con Forza Italia. Forse con un po' più di rammarico considerate le 5670 schede recanti il suo nome e il successo della coalizione di centrodestra. Lui al Pirellone c'era già stato da consigliere, della giunta Fontana è stato anche assessore al Welfare e alla Sanità, nella prima fase della pandemia, fino al gennaio 2021 quando viene sostituito da Letizia Moratti, in seguito al rimpasto delle deleghe voluto dal governatore leghista. A proposito: la candidata del Terzo Polo Moratti non siederà in Consiglio, non era candidata nelle liste e la legge lombarda prevede un seggio solo per chi arriva secondo.
Accanto ai nomi “grossi”, per così dire, sempre nel centrodestra lombardo, rimangono a secco i candidati di Fratelli d'Italia, Alberto Veronesi – figlio dell'oncologo Umberto – e il filosofo Stefano Zecchi. Stessa storia per Michele Unsuelli, ma qui siamo di nuovo in zona opposizione. Nella scorsa legislatura era capogruppo di Più Europa, che tuttavia non ha presentato il simbolo in questa tornata, non gradendo l'apparentamentyo di Majorino con il M5s. Unsuelli, che invece caldeggiava questa impostazione, ha corso con la civica a sostegno del candidato dem, risultando il primo dei non eletti. Fuori dal consiglio anche Ginamarco Senna: un tempo era il leghista più votato a Milano, prima di passare con Calenda e raccogliere 1053 preferenze. Troppo poche, troppo poco il 4,86 per cento del Terzo Polo – che ha eletto un solo consigliere – tanto che il segretario regionale di Azione Niccolò Carretta ha rassegnato le dimissioni.
Più incerta la situazione nel Lazio, dove invece lo scrutinio è ancora in corso, mancano gli ultimi voti, che in certe situazioni, possono risultare decisivi. Tra i volti noti, l'ex parlamentare Luciano Nobili rischia, ma potrebbe farcela all'ultimo, accaparrandosi il secondo seggio che spetta al Terzo Polo Situazione simile anche per l'assessore uscente alle Politiche abitative, Massimiliano Valeriani del Pd. Ancor più a rischio la situazione di un altro assessore dem, Mauro Alessandri, respomsabile dei Lavori Pubblici e della Mobilità. Fuori quasi certamente anche l'ex'assessora alle Politiche sociali, Alessandra Troncarelli.