il personaggio
Le cinque vite di Vittorio Sgarbi, nuovo consigliere regionale in Lombardia
Il critico è stato eletto al Pirellone. È il quinto incarico simultaneo in una vita caratterizata dall'ubiquità, visto che nel frattempo è sindaco, prosindaco, assessore e sottosegretario alla Cultura
Fosse il personaggio di un film, Vittorio Sgarbi sarebbe il protagonista di Rushmore, film cult di Wes Anderson di inizio anni 2000. Non certamente per l'età, forse un po' per quello sguardo professorale celato dall'occhiale severo, sicuramente per quella naturale predispozione all'ubiquità che gli permette di essere in più posti nello stesso tempo, ad accumulare una serie innumerevole di incarichi che qualcuno potrebbe non affastellare neppure nel corso di una vita intera. Dal 2018 sindaco di Sutri, dal 2019 prosindaco di Urbino, dal 2020 "assessore alla Bellezza" del comune di Viterbo, dallo scorso ottobre sottosegretario alla Cultura del governo Meloni, Sgarbi da ieri è anche un nuovo consigliere regionale lombardo. Al punto che, in una spirale ascensionale, qualcuno potrebbe pur sempre argomentare: e perché mai dovrebbe fermarsi qui? Chi gli impedisce di essere anche il nuovo assessore alla Cultura della giunta Fontana? Di meritarsi di concorrere in una qualche competizione futura come le elezioni europee del prossimo anno? (Sì, europarlamentare lo è già stato).
Del resto, nei giorni in cui i giornalisti a metà tra il costume e la politica compulsavano la rubrica in cerca di un commento su Sanremo, Sgarbi rilasciava dichiarazioni anche su questo, in virtù certo del ruolo ricoperto all'interno della compagine di sottogoverno. Solo che a nessuno veniva in mente che, mentre glorificava le gesta di Blanco, parlava di Albano come di un "Mattarella di destra", fosse pure alle prese con una campagna elettorale in via di chiusura. Questo tacendo tutti i dossier che evidentemente lo interessavano in quelle ore a livello locale. Perché oltre all'attività politica, c'è pur sempre l'attività professionale. E mentre è a Roma nelle stanze del ministero della Cultura, a distanza Sgarbi è pur sempre il presidente del consiglio di amministrazione del Mart di Rovereto, uno dei più interessanti musei di arte contemporanea della profonda provincia settentrionale italiana.
E pensare che lo scorso settembre, alle politiche, la sconfitta nel seggio di Bologna contro Pierferdinando Casini l'aveva vissuta come uno smacco, con i titoli dei giornali che lo avevano ricompreso nella categoria dei "trombati". Gli aveva sbarrato le porte del Parlamento dopo 19 anni (non continuativi) di permanenza. Eppure, in tempi recenti, Sgarbi aveva riacquistato una centralità tattica insperata, essendo l'inventore dell'"operazione scoiattolo", cioè quella tecnica di moral suasion lenta e progressiva nei confronti di deputati e senatori incerti che avrebbe dovuto portare all'elezione di Silvio Berlusconi al Quirinale. Sappiamo com'è finita. Ma in quei giorni del gennaio 2022 non si parlava che di lui.
A posteriori la bocciatura autunnale è stata la sua salvezza, viste le specifiche di incompatibilità che gli avrebbero fatto rinunciare a tutti gli altri incarichi istituzionali. Adesso, dopo il risultato lombardo, ce lo figuriamo lì che guarda il Pirellone pensando tra sé e sé: quale sarà la mia prossima destinazione?