Il corsivo
Roma è decaduta anche nella polemica. A Milano Paolo Conte, nella Capitale "il razzismo maschilista"
Mentre al nord si dibatte se ospitare o meno il cantautore a La Scala, a Roma l'unico argomento sono nomine e presunte molestie
Dimmi che polemica fai e ti dirò che città sei. Non sono le classifiche sulla qualità della vita che misurano le distanze tra città. Esiste un metro decisamente più affidabile ed è il metro che le afferra tutte. E’ quello della polemica. Una polemica sulle piste ciclabili è una polemica sull’urbanistica. Una polemica sull’aumento del biglietto della metropolitana interroga sulle condizioni dei mezzi pubblici. E’ stato giusto aumentarlo? Serve solo a fare cassa? Saranno acquistate nuove vetture? A Milano dal 9 gennaio 2023 la tariffa dei biglietti singoli della metropolitana è aumentata. Il comune ha deciso di spiegarne la ragione mettendo a confronto le tariffe di Barcellona, Berlino, Amburgo, Londra, Monaco. Si bofonchia ovviamente, ma lo stato della metropolitana, secondo tanti milanesi, vale l’adeguamento tariffario. E’ un esempio di polemica, ma ce ne sono altre che si rivelano più efficaci delle classifiche addomesticate. In questi giorni l’ultima che agita Milano (recuperate ben tre articoli pubblicati sul Foglio a firma di Pietro Maranghi, Vittorio Sgarbi e Alberto Mattioli) è sull’opportunità o meno di ospitare il cantautore Paolo Conte al Teatro La Scala. Si sono assemblati due partiti. Ci sono quelli che la ritengono la profanazione di un tempio e quelli che credono che sia La Scala il luogo perfetto per un musicista come Conte. Una contesa cittadina si è dunque trasformata in una controversia nazionale che stimola l’intelletto e che fa di Milano il luogo, lo diceva Gillo Dorfles, dove “accade tutto ciò che è speciale”. I dorsi locali dei quotidiani nazionali raccontano di milanesi eccentrici che si inventano librerie minime di soli 300 titoli, non uno di meno e non uno di più. A Milano si ingaggiano polemiche di questo genere. Aprite invece i dorsi dei quotidiani di Roma. La grande polemica (e non è una polemica sui giornali) prodotta dalla città, la grande storia, è quella sul “razzismo maschilista” che si sarebbe consumato nella prima partecipata della Capitale, l’Acea, e che ha portato alle dimissioni della presidente Michaela Castelli. A Roma nessuno si chiede quale grande mostra si prepari al Maxxi, quale grande artista potrebbe profanare il Teatro dell’Opera. La grande disputa qui è sulle nomine di stato e la vera lotta non è per accelerare i lavori del tram 8, ma per tutelare le camarille: “Aho, in regione, i miei non se’ toccano. Amo’ capito”. L’alibi è sempre “Roma è eterna” ma una città che non genera polemiche brillanti è una città dove pure l’oro si converte in ottone .