Le prossime mosse
Tajani: "Sull'Ucraina siamo in prima linea". E il governo ragiona sul settimo decreto armi
"Mi pare impossibile l'invio di caccia", dice il ministro degli Esteri, che rilancia l'idea di una conferenza a Roma per la ricostruzione. Intanto l'esecutivo discute sulle nuove forniture per Kyiv: dal programma europeo per le munizioni alle possibilità dell'arsenale italiano. Le questioni sul tavolo della premier
Mentre Giorgia Meloni è a Kyiv per incontrare Volodymyr Zelensky, nel governo si discute sui prossimi aiuti militari da inviare all'Ucraina: l'ultimo decreto è stato da poco varato dall'esecutivo, il sesto in ordine numerico. Inoltre, come già aveva annunciato la scorsa settimana il ministro degli Esteri Antonio Tajani, l'Italia ha provveduto assieme alla Francia all'invio di un sistema anti-missilistico (il Samp/T), che arriverà in Ucraina fra qualche settimana.
Proprio il titolare della Farnesina, in un'intervista alla Stampa, si dice soddisfatto di quanto fatto finora dal governo: “Siamo in prima linea”. Tajani si sta recando in queste ore a New York, per l'assemblea speciale dell'Onu organizzata a un anno dall'inizio dell'invasione russa. A conferma di come il lavoro sia tutto meno che finito: anzi, “non è in discussione che andremo avanti, incrementando la fornitura”, dice il ministro.
Ma quali siano concretamente i prossimi passi da compiere non è ancora del tutto chiaro: il governo ci sta ragionando. Così se Tajani esclude il possibile invio di caccia italiani – “Mi pare praticamente impossibile” – il suo viceministro Edmondo Cirielli, in quota Fratelli d'Italia, pare più fiducioso: “Sui caccia bombardieri Amx si può avviare una discussione”. Il problema non è infatti solo l'addestramento dei piloti: resta sempre la necessità di coordinare ogni operazione con i paesi alleati. “Non ha senso consegnare agli ucraini modelli diversi”, avvisa il ministro. Per favorire la convergenza fra i vari stati europei in materia di armi, si era parlato la scorsa settimana a Bruxelles della possibilità di utilizzare un programma di acquisti comuni per le munizioni, analogo a quello usato con i vaccini contro il Covid. Tajani, anche in questo caso, rimane cauto: “Serve un ragionamento sulla capacità produttiva dell'industria italiana”. Promettendo però che “faremo quello che possiamo”.
Non si tratta solo di armi. In gioco c'è anche l'ostico tema della ricostruzione economica e sociale dell'Ucraina: “Vogliamo essere protagonisti”, afferma Tajani. Il quale annuncia “un evento per presentare un piano e coinvolgere il maggior numero possibile di imprese”: la conferenza si terrà a Roma, nelle prossime settimane. Stavolta c'è sintonia con il suo vice: “Siamo pronti a dare un grande contributo”.
Di tutto questo parlerà la premier oggi con Zelensky. Mentre corrono le voci su un nuovo decreto – sarebbe il settimo – attraverso cui garantire una ulteriore fornitura di armi. Ma bisognerà aspettare l'esito dei colloqui fra i due leader per avere elementi più concreti, per capire i modi e i tempi della manovra.