Contropassato prossimo
Processo a Draghi. Per FdI sul Superbonus ha più colpe di Conte: "Si doveva dimettere"
Il partito di Meloni punta il dito sull'ex premier: "Ha permesso la creazione di moneta fiscale per inseguire il sogno Quirinale". In FdI c'è chi si chiede se pure lui lo abbia utilizzato
Adesso la colpa è in concorso: concorso esterno nella sciagura Superbonus. Secondo FdI, e si intendono i vertici del partito, la “più grande truffa del secolo”, la misura “che rischia di sfasciare i conti pubblici” ha un responsabile noto che si chiama Giuseppe Conte e uno meno noto che “ha preferito chiudere gli occhi anziché dimettersi, un presidente che è responsabile quanto o forse più di chi la misura l’ha inventata”. Quel presidente è Mario Draghi. Per FdI ha permesso la “creazione di una moneta fiscale per inseguire il sogno del Quirinale”.
L’attacco di FdI sarebbe suffragato dal “numero di decreti”, un numero definito “spaventoso”. Il partito di Giorgia Meloni, la sua testa di comando, è dell’opinione che sul Superbonus (misura che il ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, ha dovuto fermare per decreto) le responsabilità di Draghi sono addirittura maggiori rispetto a quelle di Conte. Il presidente del M5s è lo “stregone”, ma le frodi sono esplose nell’anno in cui, a Palazzo Chigi, sedeva Draghi che “avrebbe approfittato dei benefici del pil prodotti dalla misura”.
FdI ha ripreso gli ultimi decreti varati dal governo Draghi. Sono sette. Il Dl 59/2021 è il primo. E’ il 6 maggio 2021. All’Europarlamento (3 maggio) Draghi stigmatizza il Superbonus. Parla di costi triplicati e dichiara: “Quelli che dicono che queste frodi non contano, sono alcuni di quelli che hanno scritto la legge e permesso di fare leggi senza controlli”. Che il Superbonus fosse ormai fuori controllo era evidente. Draghi lo denuncia in realtà prima di quel decreto. Chiede l’introduzione di controlli severissimi. E’ il 10 novembre del 2021 e di fronte ai suoi ministri usa come metafora gli aiuti al Biafra, tutti spesi in corruzione. E’ un modo per ribadire che gli aiuti, i bonus, devono essere utilizzati con “buon senso e diligenza”. L’ex ministro dell’Economia, Daniele Franco, l’11 febbraio del 2022, in conferenza stampa avvisa che le truffe sul Superbonus sono “tra le più grandi mai viste”.
Il Mef comincia ad applicare i correttivi. I decreti continuano. Il Dl 77/2021, all’articolo 33, disciplina gli interventi edilizi agevolabili. E’ una prima stretta. Si passa al 228/2021 che “sana” un vuoto normativo. Riguarda la deducibilità delle spese per ottemperare ad alcuni obblighi. E’ burocratese, ma il senso è che si continua ad aggiustare. Si va avanti con il dl 234/2021 e si prorogano i lavori per i condomini. Si arriva al decreto 4/2022 e vengono posti ancora altri limiti alla cessione dei crediti. Nuovamente uno: il dl 17/2022. L’ultimo è il dl 50/2022. Sono sette decreti. La difesa di FdI adesso è questa: “Non si fanno sette provvedimenti legislativi di fronte a un evento tanto grave. Di fronte a qualcosa di così grave Draghi doveva lasciare”.
E qui l’appendice: “Draghi ha iniziato a denunciare con forza solo dopo la mancata elezione a presidente della Repubblica”. E’ chiaramente la versione di FdI. La versione di Draghi è che il suo governo andrebbe ringraziato per aver provato a riparare una sciagura economica. L’altro grande rimprovero di FdI a Draghi è che proprio lui, l’uomo che ha presidiato la moneta europea, è inciampato su quella che si è rivelata una nuova “valuta”. L’effetto distorto del Superbonus è la cedibilità. I bonus, basti pensare, quello di Renzi ai giovani, veniva speso ma non ceduto a terzi (in questo caso banche o Poste). Il rapporto è sempre uno a uno.
Per i bonus classici l’effetto è dilatato negli anni. Con il Superbonus l’effetto è istantaneo. Gli istituti di credito acquistavano il bonus e lo detraevano dalle loro imposte. Da qui la bolla. Ora FdI aggiunge che “inventarlo è stato da cialtroni, ma da irresponsabili non dire ai partiti o lo togliamo subito o io me ne vado. E’ stato un grande regalo agli istituti di credito”. Il tempo era ovviamente un altro e FdI un partito d’opposizione. La misura, per Meloni e Giorgetti, è costata “duemila euro a italiano” ed è servita a “ricostruire le case degli abbienti”.
Durante il governo Draghi, nel corso di un Cdm, l’ex ministro Franco ha riferito che anche nel suo stabile si erano effettuati lavori con il Superbonus. La cattiveria che gira adesso in FdI riguarda l’ex premier, uno che (e lo ha detto Draghi durante la presentazione del libro del vignettista Gianelli) “non fa più parte della recita dei potenti” Ci sono parlamentari che si chiedono se pure Draghi abbia usufruito del Superbonus per i lavori edilizi che ha effettuato a Città della Pieve dopo i danni causati da un incendio. Era impensabile ma oggi il partito della maggioranza è FdI e definisce l’italiano più famoso all’estero un “ambizioso”, uno che “si è dimesso su un inceneritore anziché dimettersi sulla più grande truffa del secolo”.