problemi di governo
Mattarella boccia le proroghe sovraniste sui balneari. Per Lega e FI è un problema di Meloni
Il Colle ha messo a verbale la sua insofferenza, ma il decreto contiene troppe scadenze decisive per essere rimandato indietro. La linea della maggioranza è evitare la rogna e scaricarla su Palazzo Chigi
E dunque, che fare? Maurizio Gasparri si stringe nelle spalle: “E mica sono io il capo del governo”. Matteo Salvini batte sempre sulla stessa nota: “Ci affidiamo alla premier”. Solo che a Palazzo Chigi la responsabilità della scelta non sembrano volerla: “Valuteremo in un tavolo con gli alleati, approfondiremo in Parlamento”. Insomma ora che Sergio Mattarella ha messo a verbale la sua insofferenza, ora che è chiaro anche a chi per mesi s’è sforzato di non vedere, che sulle concessioni balneari bisogna indire le gare, nella maggioranza c’è una corsa a scansare la rogna.
Due settimane fa, quando le perplessità del Quirinale vennero fatte filtrare, il centrodestra se la cavò fischiettando. O meglio: prima ci fu una mezza sfuriata nell’Aula del Senato, quando il ministro Luca Ciriani riferì dei dubbi del Colle sull’ennesima proroga e ci mancò poco che il capogruppo leghista Max Romeo lo mandasse a stendere. Poi, al dunque, la risolsero in modo patriottico: facendo finta di nulla. Del resto, fu il ragionamento condiviso, il Milleproroghe contiene troppe scadenze decisive perché al Colle possano rimandarlo indietro.
E in effetti è stata questa l’unica remora che ha dissuaso Mattarella dal bocciare il decreto, alla luce di tante e tali storture “che potrebbero giustificare l’esercizio della facoltà attribuitami dall’articolo 74 della Costituzione”. Ma nella lettera, inviata ai presidenti delle Camere e alla premier, con cui ha accompagnato l’atto di promulgazione, ha richiamato “governo e Parlamento” alla necessità di intervenire al più presto per correggere “i profili critici”. E li ha passati tutti in rassegna. Dal conflitto inevitabile con la Corte di giustizia europea, alle possibili ripercussioni sul Pnrr, Mattarella ha di fatto picconato, pur coi modi felpati che gli sono propri, tutti gli emendamenti di maggioranza al Milleproroghe sul tema dei balneari.
Stigmatizzata sia la proroga delle concessioni da fine 2023 a fine 2024, sia l’eventuale ulteriore prolungamento al 2025 per i casi eccezionali, sia l’estensione del periodo transitorio e la relativa delega al governo, la cui scadenza (concordata con Bruxelles) è prevista proprio per il 27 febbraio. E anche sull’aspetto che il centrodestra contestava maggiormente, e cioè la sentenza con cui il Consiglio di stato, nell’ottobre 2021, fissava d’imperio al 31 dicembre 2023 la scadenza delle concessioni, il capo dello stato è stato intransigente. “È un volantino ideologico”, dice Gasparri, senatore azzurro che è il responsabile del partito del dossier. Mattarella ha ricordato che si tratta di un pronunciamento emesso dall’adunanza plenaria del massimo organo della giustizia amministrativa, corroborando anche l’aspetto apparentemente più controverso della sentenza: e cioè che “qualsiasi ulteriore eventuale proroga” potrebbe essere disapplicata, e dunque i gestori dei lidi italiani finirebbero in un vortice di contenziosi e ricorsi.
Ecco perché Raffaele Fitto, responsabile degli Affari europei di Giorgia Meloni, da settimane va chiedendo agli alleati di mollare la presa. Solo che gli alleati, dal canto loro, pretendono che sia Palazzo Chigi a intestarsi ufficialmente l’abiura: a dire alla categoria degli ombrelloni per anni coccolata e illusa che ora si applica l’odiata direttiva Bolkestein, deve essere la premier. La quale non lo accetta, tanto più alla vigilia della fiera dei balneari – e viene quasi da ridere – che si apre a Carrara domenica. Ed ecco spiegata questa assurda danza sul posto. Che però, da oggi, non è più possibile: “Sarà infatti necessario – scrive Mattarella – assicurare l’applicazione delle regole della concorrenza e la tutela dei diritti di tutti gli imprenditori coinvolti, in conformità con il diritto dell’Unione”. Che fare, dunque? La Lega si rimette alla premier: “Visto che è sempre stata decisionista, decida”. “Ma io mi auguro che la stagione dei ‘nipotini di Giavazzi’ al governo sia terminata”, sentenzia Gasparri, che per l’ex consigliere economico di Mario Draghi ha una specie di personale ossessione. “Lunedì andrò a Carrara a dire ai balneari che chiunque voglia imporre a loro le regole del libero mercato senza prima far pagare le tasse a Amazon e Meta fa ridere i polli”. Si spera se non altro che siano 100 per cento italiani, i polli di Meloni: la sovranità alimentare, parbleu, almeno quella.