Stefano Bonaccini (Lapresse)

La lettera

Ragioni riformiste per votare Bonaccini alle primarie

Michele Salvati

Tutto ciò che sappiamo sui partiti ci dice che essi hanno bisogno di leader forti, capaci di identificarsi con una chiara linea politica: per questo, oltre all'esito, conterà molto la quantità delle persone che voteranno

Al direttore - Caro Cerasa, mi chiedi un’opinione sulle primarie per il segretario nazionale del Pd e sul candidato che voterò. Se ancora disponiamo di un partito con sufficienti caratteri di democrazia interna, primarie aventi come obiettivo quello di eleggerne il segretario nazionale non sono facilmente giustificabili. Sarebbero state più adatte a scegliere il candidato della sinistra nelle recenti elezioni regionali, che non a scegliere il segretario del suo principale partito, in un momento lontano da una prova elettorale alla quale non sappiamo se si presenterà e nell’ambito di quale coalizione. Naturalmente si può dubitare che la democrazia interna “tradizionale” del Pd, l’unico partito che ancora l’adotta, sia adeguata a identificare il segretario di cui il partito ha bisogno nelle attuali circostanze, e questo potrebbe giustificare un “supplemento elettorale” al recente voto dei circoli. Forse è così… “se va bene”. Quale potrebbe essere l’esito di questo “supplemento”? Oggi non sappiamo, ed è difficile far previsioni sul suo esito. Se confermerà o rafforzerà (come spero) l’ordine di preferenze uscito dal voto dei circoli. Oppure se l’indebolirà, al limite sino a contraddirlo.

 

E anche la quantità dei votanti sarà importante. Quale legittimazione avrebbe un candidato uscito nettamente maggioritario nel voto dei circoli e che fosse solo leggermente prevalente in quello nei gazebo? O addirittura sconfitto? E i numeri contano: un conto è se a votare nei gazebo è un grosso multiplo di chi ha votato nei circoli (circa 150.000), un altro e ben diverso è se la percentuale si fermasse a due, o tre: trecentomila o mezzo milione. Questo è un motivo per cui, come iscritto, andrò a votare ancora. Non l’unico, perché Bonaccini mi sembra più vicino della Schlein alle mie convinzioni riformiste. Ma è un motivo molto importante. Lasciamo da parte il caso di netto contrasto tra voto nei circoli e voto nei gazebo: il partito non reggerebbe a questo esito. Ma – com’è possibile aspettarsi, specie nelle grandi città – se la percentuale ottenuta dalla Schlein si avvicinasse molto a quella di Bonaccini (un 45/55, insomma) e se la partecipazione al voto dei gazebo fosse molto alta, da un milione a un milione e mezzo, in questo caso la legittimazione di Bonaccini sarebbe debole proprio mentre tutto ciò che sappiamo sui partiti ci dice che essi hanno bisogno di leader forti, capaci di identificarsi con una chiara linea politica. Non ci sono speranze per il Pd se la vecchia contrapposizione tra riformisti e massimalisti si ripresenta nelle nuove forme di ex sostenitori di Bonaccini ed ex sostenitori della Schlein.

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