il girotondo
Ai gazebo un voto riformista è necessario per non far vincere Schlein
Il problema della deputata è che la sua proposta politica si basa su una fake news: la storia del Pd come storia di un cedimento all’egemonia della destra “neo-liberista”. Non è così e il programma “Next Generation EU” lo dimostra. L'intervento di Giorgio Tonini
Mi duole ammetterlo, ma stavolta il mio voto alle primarie del Pd sarà più un voto “contro” che un voto “per”. Voterò contro Elly Schlein più che per Stefano Bonaccini. Nulla di personale. Non conosco Schlein direttamente, ma trovo comunque la sua figura notevole e interessante. E sono felice che abbia deciso di aderire al Pd. Il problema è che la sua proposta politica si basa su una fake news: la storia del Pd come storia di un cedimento all’egemonia della destra “neo-liberista”. Dal Lingotto di Veltroni, al governo Renzi, fino al governo Draghi. Completamente sbagliata per il primo decennio, questa ricostruzione lascia senza parole per gli ultimi anni. Perché dal 2019 alla caduta del governo Draghi, il Pd è stato protagonista di una spettacolare svolta nell’indirizzo di politica economica, non dell’Italia, ma dell’Europa. Con Sassoli presidente dell’Europarlamento, la Commissione von der Leyen con Gentiloni commissario all’economia, il governo Conte II e poi il governo Draghi, il Pd ha avuto un ruolo decisivo nel varo del programma “Next Generation EU” e poi nella sua traduzione italiana, il PNRR.
Due potenti leve di sviluppo di qualità, sociale e ambientale, attraverso un forte e deciso intervento della mano pubblica: 750 miliardi di debito comune europeo, un terzo dei quali destinati all’Italia. L’opposto dei dogmi del “neo-liberismo”, piuttosto la riproposizione di una sorta di neo-keynesiano e neo-rooseveltiano “New Deal 2.0”. Schlein non se n’è accorta. E con lei Franceschini e Orlando, Zingaretti e Bettini, Boccia e Provenzano. Come è stato possibile che le forze del centrosinistra, anziché rivendicare unite questo risultato storico e candidarsi a gestirlo e implementarlo, si siano presentate agli elettori l’una contro l’altra armate, regalando alla destra una vittoria a tavolino: questo è il vero quesito al quale avrebbe dovuto rispondere il congresso del Pd. Bonaccini non ha saputo-voluto-potuto imporre questo tema come terreno di confronto. Ma lascia aperta la speranza che riesca a farlo da segretario. Per questo l’ho votato nel mio circolo e lo voterò domenica al gazebo.
Giorgio Tonini, Pd