(foto LaPresse)

passeggiate romane

Rubare voti a Conte e portare il Pd al 25 per cento. Il primo piano di Schlein

La neosegretaria ha intenzione di capire se Bonaccini è in grado di controllare i suoi sponsor. E del M5s pensa: siamo in competizione

Rimpiattino/1. E’ come il gioco del nascondino. Domenica sera, quando Elly Schlein ha deciso di incontrare i giornalisti nel quartier generale del suo comitato a Roma, alcuni esponenti del Pd hanno evitato accuratamente di farsi inquadrare dalle telecamere perché non si dicesse poi che dietro la neo segretaria del Partito democratico ci sono i capicorrente dem. Perciò Andrea Orlando non si è proprio fatto vedere. Mentre gli esponenti (numerosi) di Areadem (quelli laziali che hanno fatto gentile omaggio di quella regione a Schlein) che erano quasi tutti al quartier generale prima che la nuova leader arrivasse si sono chiusi in una stanza per non farsi vedere, lasciando sul palco solo il volto giovane di quella corrente: Michela De Biase.

 

Rimpiattino/2: Chi invece dovrebbe defilarsi e non lo fa è il leader delle Sardine Mattia Santori. Ieri ha postato su Twitter la foto di una mano con le chiavi del Nazareno e il portachiavi con il logo del Partito democratico. “Abbiamo le chiavi” sottolinea enfatico il maestro di frisbee. Ma questo agitarsi della parte più movimentista del variegato mondo che ha sostenuto e sostiene Schlein non viene vista benissimo dalla stessa neo segretaria che vorrebbe maggior sobrietà di comportamenti in questo momento prima di prendere le misure ai dem e capire se si può tenere tutto unito il partito per evitare scissioni o anche solo lacerazioni.

E a proposito di unità, la gestione unitaria del Pd di cui tanto si legge già sui giornali appare più complicata di quanto in realtà si dica. Schlein e i suoi, infatti, stanno cercando innanzitutto di capire se Stefano Bonaccini sia effettivamente in grado di tenere i suoi sponsor. Temono che così non sia dal momento che il presidente della giunta regionale dell’Emilia-Romagna non ha un vero potere sul mondo che lo ha sostenuto nel corso delle primarie. Non su Enzo De Luca, di sicuro, non su Michele Emiliano, ma nemmeno su Dario Nardella o sull’unica corrente strutturata che lo ha appoggiato, ossia quella di Base riformista. E quindi è possibile che alla fine la gestione unitaria si risolva in una cooptazione di singole personalità da parte della neo segretaria, senza procedere prima a trattative con il suo competitor o con la corrente di Luca Lotti e Lorenzo Guerini.

 

Sbaglierebbe chi pensasse che ora Schlein abbia intenzione di mettersi alla ricerca di un rapporto con Giuseppe Conte. Certo, i due ieri si sono parlati, e la neo segretaria dem cerca in questo periodo rapporti affabili con il leader del Movimento 5 stelle. Ma l’obiettivo della leader del Partito democratico, come ha spiegato lei stessa ieri mattina ai suoi, è far arrivare il Pd al 25 per cento alle elezioni europee del prossimo anno. Quindi niente intese al ribasso, o tentativi di lisciare il pelo ai grillini. Quella di Schlein nei confronti di Conte sarà concorrenza a tutto campo: leale e gentile, ma pur sempre concorrenza.
 

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