Il racconto
Bello ciao: così la sinistra saluta Conte per abbracciare Schlein
Tutti pazzi per Elly. Il leader del M5s si trova a rincorrere la protagonista del corteo antifascista di Firenze. La mossa dell'ex premier: mercoledì andrà a Bruxelles per accelerare l'ingresso dei grillini nel gruppo dei Verdi europei
Firenze, dal nostro inviato
Dante li guarda (ah per Tomaso Montanari il sommo poeta "era antifascista": avvisare Gennaro Sangiuliano). Maurizio Landini li benedice (immancabile maglietta bianca della salute, camicia, maglione, giacca su volto rassicurante: il look del capo della Cgil somiglia un po' a quello di un curato di campagna e dunque tutto si tiene).
Zoom: ecco finalmente in piazza Santa Croce l'incontro fra Giuseppe Conte ed Elly Schlein. Si incrociano due volte. La prima fra una ressa di telecamere, che sembra una partita di calcio storico che infatti si gioca proprio qui. La seconda sul palco per sei minuti tondi tondi. Parlano di Costituzione, sanità e scuola. Niente guerra in Ucraina. Gli accordi dei rispettivi staff sono questi. "Lavoriamo per fare opposizione insieme". Allora all'ex premier chiediamo se ha convinto la dem a virare sul pacifismo disarmato. Lui ride di gusto: "Ci lavorerò". Lei proprio oggi ha rilasciato un'intervista al New York Times per dire che "l' invio di armi è necessario". Insomma, meglio soprassedere. Elly ti presento Giuseppi. La piazza urla: "Dimissioni per Valditara e Piantedosi".
E' la giornata del grande travaso. O del ritorno all'ovile delle pecorelle rosse smarrite. Un pezzo di mondo sembra in movimento: l'Arci, la Cgil, l'Anpi, i collettivi, le nonne, i lavoratori, forse ex elettori del Pd, forse elettori del M5s, i disoccupati del Reddito, le bandiere dell'Iran e della Jugoslavia. Sono tutti in brodo di giuggiole per la nuova segretaria del Pd. Pugni chiusi, Bella ciao, "Elly falli neri". Salutano lui, invocano lei. Zio e nipote. E poco importa se in questo controesodo, ancora tutto da testare, rimangono mille contraddizioni, come appunto quelle sulla guerra. Gianfranco Pagliarulo, presidente dell'Anpi: "Elly mi piace". Ma sulla guerra non la pensa come voi. "Aspettiamo, vediamo: è appena arrivata".
D'altronde la sinistra che adesso vede nella dem l'anti-Meloni è la stessa che inizia ad aver sul gozzo Zelensky e la sua battaglia per la libertà. Sono cortocircuiti in sottofondo perché oggi non si parla di missili. Tuttavia il colpo d'occhio non lascia dubbi. Debora Serrachiani, capogruppo alla Camera chissà ancora per quanto, è felice come una Pasqua: "Abbiamo invertito i rapporti di forza con il M5s: era ora".
Conte, immerso in questo quadro di Guttuso pieno di falci e martelli, vive la giornata un po' in rincorsa, va detto. Rimane un personaggio pop, e si dedica ai selfie durante il corteo (40mila i partecipanti, per gli organizzatori: di sicuro molta gente). Parla tantissimo con la stampa. Generoso più che mai. Rilascia dichiarazioni pure a TeleArno e RadioChianti.
Va punzecchiato. Presidente, non c'è troppo rosso per lei? "Ma io infatti sono vestito di blu". Si sente come nel Quarto stato? "Ma mancano i lavoratori".
Intanto l'alleata, venti anni più giovane e un chilometro più avanti, ha iniziato a mangiargli nel piatto. E' alla testa del corteo. Gli studenti le regalano un quadro con Calamandrei, Agnoletti e i fratelli Rosselli. Cammina con Peppe Provenzano, già vicesegretario ai tempi di Enrico Letta (assente, al contrario di un ringalluzzito Nicola Zingaretti). Il sindaco di Firenze Dario Nardella, che l'ha accolta a Palazzo Vecchio, non la lascia un attimo. Avete parlato della presindenza del Pd? "Io e Elly non parliamo di queste cose". Sarà. In primo piano anche Alessandro Zan e poi Marco Furfaro, i nuovi padroni del vapore dem.
Il nuovismo, più dell'entrismo, funziona ancora nel Pd e dintorni. E quindi tutti pazzi per Elly, da queste parti. Un algoritmo di dichiarazioni fotocopia da produrre per i trenta secondi richiesti da tutte le tv, ma subito in ansia davanti alle domande dei cronisti. "Cosa penso di Conte? Flavio, vieni qui rispondi tu". Flavio è il nome di Alivernini, il portavoce della neo segretaria (domani il debutto in tv nel salotto di Fabio Fazio). Lui, già nello staff di Laura Boldrini oggi molto carica, si schermisce: "Non mi piace apparire, per favore non buttatemi in mezzo". Anche se finora è una figura centralissima. E continuerà a esserlo.
Questi sono dettagli, la piazza vuole la leader. E lei non si sottrae, saluta con la manina tutti quelli che la chiamano. E' una prima volta che fa caso. Poi arriva Conte, ed è subito lo scatto che dà un senso a una giornata di mobilitazione con cori e parole d'ordine non proprio all'avanguardia. I due si scambiano le magliette sulla Costituzione: sembrano i capitani delle squadre di calcio quando si davano i rispettivi gagliardetti prima dell'inizio della partita.
Questa insomma è la foto, poi c'è la cornice. Alla manifestazione di Firenze partecipano anche Sinistra e Verdi, dunque Fratoianni & Bonelli. Non mancano nemmeno i capitali della sinistra che rientrano: Roberto Speranza e Arturo Scotto. Poi c'è una mini delegazione eroica di Italia viva con Teresa Bellanova (ma Azione, e dunque Carlo Calenda, ha dato forfait) e a punteggiare il colpo d'occhio una miriade di partititini nati dalle varie scissioni di Rifondazione comunista. "Qui serve il Bignami per catalogare tutte le sigle presenti: da Alternativa comunista, ai Comunisti italiani fino al Partito comunista, il Fronte della gioventù comunista, Unione popolare di De Magistris e devo continuare?", dice un militante, tendenza ex sindaco di Napoli. Intanto un gruppetto di ragazzi scandisce il coro: "Il maresciallo Tito ce l'ha insegnato: uccidere un fascista non è un reato". Si sta in un eterno film di Marco Bellocchio.
Conte e Schlein si rivedranno a Roma, ma senza fretta. "In fin dei conti la vedo sempre alla Camera", dice il capo del M5s. Non lo dice, ma è un po' allarmato. Vuole correre subito ai ripari: mercoledì volerà a Bruxelles per incontrare Philippe Lambert capo dei Verdi a Strasburgo per accelerare l'ingresso del M5s nella famiglia europea. Un mondo per rispondere all'opa di Elly (anche se i Verdi tedeschi storcono la bocca: sulla guerra, siamo sempre lì, sono a favore dell'invio di armi all'Ucraina).
L'ex premier ha fretta e deve rimanere in movimento. Il più possibile. Perché intanto l'alleata-concorrente va come un treno. Oggi ha ricevuto anche la chiamata di Roberta Metsola, presidente del Parlamento europeo. Appena potrà Schlein prenderà la valigia per un tour europeo a casa dei leader della sinistra. Da Sanchez e Scholz. Vuole essere l'anti-Meloni.E lo ha capito anche Conte. Bello ciao.
L'editoriale del direttore
La guerra mondiale non è “a pezzi”. Essere uniti contro chi minaccia con la forza le democrazie
La soluzione possibile