(foto Ansa)

la riflessione

L'antifascismo, Firenze e la demonizzazione. L'opposizione va in diretta da Marte

Claudio Cerasa

Le prime parole d'ordine di Elly Schlein manifestano una strategia precisa: creare un nemico che non esiste per non essere costretti a fare i conti con una realtà che è diversa rispetto a come la si era immaginata

Corrado Guzzanti, nel 2006, portò al cinema un film delizioso, che gli organizzatori della marcia antifascista di Firenze, oggi, farebbero bene a rivedere prima di andare in piazza. Il film si intitolava “Fascisti su Marte”, era tratto dagli omonimi sketch realizzati da Guzzanti all’interno del programma “Il caso Scafroglia”. E con uno stile da falso documentario modello Istituto Luce, Guzzanti, desideroso di macchiettizzare i fascisti, mise in scena la storia di alcune camicie nere, partite a bordo di un razzo spaziale alla conquista di Marte, “rosso pianeta bolscevico e traditor”, per dar vita a una veloce campagna di sottomissione del pianeta (tesi: “L’Italia ha diritto alla sua espansione anche in verticale”).

 

La visione di “Fascisti su Marte”, con il conseguente tentativo riuscito da parte di Guzzanti di mostrare come i fascisti vivano in una dimensione parallela, irreale, lontana dal mondo, o quantomeno dal pianeta Terra, potrebbe essere molto preziosa per tutti coloro che, dopo i fatti del liceo Michelangiolo, andranno oggi a Firenze per manifestare con forza contro i valori dell’antifascismo. La manifestazione è nata dai sindacati, dalla Cgil, dalla Cisl e dalla Uil, è stata sostenuta dal sindaco di Firenze, Dario Nardella, è stata fatta propria dal Movimento 5 stelle, nella persona di Giuseppe Conte, è stata ora adottata dal nuovo leader del Pd, Elly Schlein, ed è stata rapidamente abbracciata da una serie di categorie variopinte: i Cobas, i collettivi studenteschi, l’Arci, l’Anpi, le Acli, la “Firenze antifascista” e molte altre. Il senso del messaggio è chiaro. Scendiamo in piazza non solo contro i famigerati fascisti di Azione studentesca  (che fa capo al movimento Gioventù nazionale, legato a FdI) che si sono scontrati con gli studenti di sinistra di fronte al liceo Michelangiolo ma scendiamo in piazza per far valere con forza, eroismo e passione i nostri valori antifascisti contro un governo che non perde occasione per mostrare la sua vicinanza all’estetica fascista. 

E dunque si va in piazza (citiamo alcune delle rivendicazioni delle sigle appena riportate) “per ricordare le minacciose parole del ministro Piantedosi contro chi ha giustamente e legittimamente criticato i ritardi nei soccorsi a Crotone”, perché “le querele bavaglio sono ormai diventate un’arma usata dai ministri per replicare a chi dissente”, perché “il loro senso di marcia è chiarissimo, non servono altri segnali”, perché “i fatti confermano che ci sono forze che ancora rifiutano l’impianto valoriale della Costituzione”, perché “abbiamo bisogno di unità fra tutti i soggetti per costruire un percorso di difesa e di sviluppo della democrazia”, perché “l’intervento del ministro Valditara ha disvelato una volta di più le pulsioni culturali e ideologiche di questo nuovo governo”. La libertà di vivere su Marte, in una dimensione parallela, irreale, lontana dal mondo, o quantomeno dal pianeta Terra, è un diritto che non può essere negato nemmeno ai professionisti dell’antifascismo (citazione Marco Pannella) ma è un diritto che non può non fare i conti con il rischio che si corre con il fare di tutta l’erba un fascio (ops) e con il considerare la piattaforma antifascista quella più genuina e quella più naturale per fronteggiare con forza l’agenda politica del governo Meloni.

 

Vivere su Marte è un diritto, non lo neghiamo, ma puntare sull’antifascismo per ridare slancio all’opposizione, in presenza di un governo guidato da un primo ministro che negli ultimi mesi ha condannato “senza ambiguità dittatura e leggi razziali”, ha detto di non aver mai “provato simpatia per il fascismo” e ha schierato l’Italia dalla parte giusta della storia contro ciò che oggi nel mondo somiglia di più al fascismo, ovvero la Russia di Putin, significa vivere fuori dal mondo, significa voler macchiettizzare l’antifascismo, significa non avere nessun’altra idea migliore, per il proprio futuro, se non quella di ricorrere alla tradizionale e fallimentare demonizzazione dell’avversario. Creare un nemico che non esiste, facendo due passi su un pianeta lontano, per non essere costretti a fare i conti con una realtà che è diversa rispetto a come la si era immaginata. Viva l’antifascismo, sempre, ma non quello su Marte, cara Elly Schlein.

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  • Claudio Cerasa Direttore
  • Nasce a Palermo nel 1982, vive a Roma da parecchio tempo, lavora al Foglio dal 2005 e da gennaio 2015 è direttore. Ha scritto qualche libro (“Le catene della destra” e “Le catene della sinistra”, con Rizzoli, “Io non posso tacere”, con Einaudi, “Tra l’asino e il cane. Conversazione sull’Italia”, con Rizzoli, “La Presa di Roma”, con Rizzoli, e "Ho visto l'uomo nero", con Castelvecchi), è su Twitter. E’ interista, ma soprattutto palermitano. Va pazzo per i Green Day, gli Strokes, i Killers, i tortini al cioccolato e le ostriche ghiacciate. Due figli.