Conte sia fatto senatore a vita. Ha chiuso l'Italia al momento giusto facendo meno errori di BoJo
Con l'inchiesta giudiziaria presunti storiografi, esperti e periti che ne hanno dette di cotte e di crude, adesso ne chiedono la condanna. Ma sul lockdown l'ex premier ha fatto la scelta giusta, mentre gli zanzarologi straparlavano
Ma questo avvocato Conte è stato veramente un gran figo. Più leggiamo le chat da cui si evince che virologi, politici, funzionari, accademici, zanzarologi, amministratori, sanitari a vario titolo a fine febbraio del 2020 non ci stavano a capire un tubo, perché il Corona era una vera emergenza, è stato agli inizi un vero mistero ambulante, più si rivaluta il fatto certo che il presidente del Consiglio chiuse l’Italia per decreto la notte del 7 marzo del 2020, oggi dovrebbe essere festa nazionale.
Boris Johnson, che sa recitare Omero a memoria in greco antico, che ha scritto una bella biografia di Churchill, ha studiato con profitto a Eton, fu sindaco di Londra pieno di inventiva, esce dalle file di uno dei più antichi partiti della democrazia liberale europea, i Tory, stette a chattare anche in pubblico, ce lo ricordiamo, con i suoi eccellenti zanzarologi dell’Imperial College, con specchiati funzionari di Sua Maestà Elisabetta II, esitò tanto, pensando al gregge e alla sua immunità, da ritardare di un paio di settimane o più le chiusure, per poi ammalarsi e rischiare la ghirba fino al riscatto dei party di Downing Street, al numero 10, che gli sono costati un pezzo di carriera. Tutti gli altri seguirono lemme lemme, persero tempo in chiacchiere, e allo svedese dicemmo con Hemingway: fatti i fatti tuoi, svedese!
In tanti si fecero un sacco di scrupoli, poi hanno capito, anche in base al nostro esempio, e hanno chiesto ai cittadini investiti da una crisi pandemica lo stesso atto di sottomissione alla dea della Necessità che lo stato italiano aveva primo al mondo rilevato come necessario, urgente, a decorrenza immediata dall’alba dell’8 marzo.
Qualcuno ha parenti riottosi e tate in pigiama costretti nella notte a raggiungere la casa di campagna per vedere di tamponare gli effetti claustrofobici della chiusura in città, firmato Giuseppi Conte, uno che Eton non l’ha vista nemmeno col binocolo, uno che al massimo lo immagini recitare la Signorina Felicita in italiano crepuscolare, uno che è simpatico anche gratuitamente, se vogliamo, eppure come avrebbe detto Gianni Agnelli, altro avvocato, non risulta mai essere stato il massimo dell’esperienza e dell’autorevolezza politica. L’inchiesta giudiziaria di quei presuntuosi storiografi, gli Erodoti in toga della bergamasca, i sociologi della polenta taragna, con i loro vivaci esperti e periti che ne hanno dette di cotte e di crude, qui castigati come meritano da Cerasa, Fiandaca, Crippa, Antonucci e altri che verranno, ora chiede il processo e la condanna di Giuseppi e del suo alfiere triste, lo Speranza con la faccia della Dolorosa Consapevolezza. Da quando in qua si processano i miracoli, i decisionismi fortunati sostenuti dal carisma di un santo della chiesa universale come Padre Pio, sopravvissuto alle expertises di padre Gemelli, per molti versi benemerito ma non per questo, e del Vaticano II, la famosa ventata d’aria fresca dei professorini arrabbiati che ha fatto sulla Chiesa, fino a John Paul II, l’effetto di una decina di coronavirus?
Non stupitevi se un intellettuale raffinatissimo come me, una specie di Michele Boldrin del pensiero meridiano (cit. dal compianto Franco Cassano), e consapevole dell’umiltà del male (idem), loda di tanto in tanto il professionista dalla voce chioccia, lo stupor peninsulae che ci ha chiusi in casa al momento giusto e per il nostro bene, gratuitamente non direi, ma tant’è. In lui e nella sua decisione fatale, una fatal Novara all’incontrario, va riconosciuto l’impasto di virtù e fortuna che fe’ il combatter meno cruento e disciplinò l’italico valor, la strafottenza informale del sistema, poi giustamente affidatosi al Draghi dell’articolo sul debito buono del Ft del 20 marzo, altra ricorrenza da Superbonus da festeggiare, conformando l’italiano, per una volta, a un’idea forte di sottomissione e di salvaguardia. Processarlo? Mi stupisco che non lo abbiano ancora fatto senatore a vita.