Il prefetto Morcone spiega i pericoli di una guerra ideologica su Cutro
"Le dimissioni di Piantedosi? Non ne vedo la ragione. Bene un’inchiesta interministeriale sui soccorsi". La versione dell'assessore regionale alla Sicurezza e all’Immigrazione nella giunta De Luca, già capo di gabinetto di Minniti. "Serve un'intesa forte coi paesi d'origine"
“Le dimissioni di Piantedosi? Non ne vedo la ragione, anzi è una richiesta che non avrei fatto”, la difesa che non ti aspetti arriva da Mario Morcone, assessore regionale alla Sicurezza e all’Immigrazione nella giunta guidata da Vincenzo De Luca. Morcone, carriera prefettizia alle spalle, già capo di gabinetto di Marco Minniti al Viminale e dal 2020 componente di spicco della giunta campana, si tiene lontano dalle facili strumentalizzazioni: “Che doveva fare il ministro Piantedosi? A parte una frase infelice, la sua azione non ha niente a che vedere con le morti di Cutro. Tutti quanti abbiamo assistito a una tragedia immane, le tombe di quei bambini ci hanno lasciato sgomenti, ma le soluzioni non passano per la ricerca di un capro espiatorio. Senza un’intesa forte con i paesi di origine, estesa anche al tema degli ingressi legali nel nostro paese, non si potrà mai contrastare il crimine organizzato e i trafficanti di esseri umani che spesso vantano legami familiari con le istituzioni di quei paesi”.
Assessore Morcone, a Cutro qualcosa nella catena di comando sembra non aver funzionato. Minniti ha lanciato l’idea di una commissione d’inchiesta governativa. “Mi sembra una via da battere, è bene che ci sia un’inchiesta interministeriale, non parlamentare. La tentazione di strumentalità politica è troppo alta, l’intera questione ha assunto ormai i connotati di una battaglia ideologica senza esclusione di colpi. Nella mia passata attività al Viminale, ho appurato che talvolta i rapporti tra Guardia costiera e Guardia di finanza sono difficili, anche a causa di piccole competizioni. Nicola Carlone, comandante generale della Guardia costiera, è un servitore dello stato appassionato e competente, non si può neppure ipotizzare che qualcuno abbia esitato dal proprio dovere”.
Di sicuro l’agenzia europea Frontex non ha dato l’allarme. “Vero, ma io la barca l’avrei seguita, in mare o per aria, ma l’avrei seguita. Forse quanto accaduto risente del clima politico infuocato attorno agli sbarchi. Il rischio è che si perda di vista l’obiettivo: come vanno gestiti i flussi nel Mediterraneo”.
Il premier Giorgia Meloni punta sul “Piano Mattei” per rafforzare l’ecosistema economico e sociale nei paesi di partenza. “Lo si vuole chiamare ‘Piano Mattei’? A me sta bene, purché si metta in atto. Le cose, oltre che declamarle, dobbiamo farle, altrimenti ci saranno nuove stragi di Cutro”. Secondo lei, gli italiani devono sentirsi in colpa? “Non credo, sarebbe un atteggiamento eccessivo e insincero. Rispetto agli altri paesi europei, abbiamo fatto tanto e continueremo. Nessuno può negare il ruolo del nostro paese nella gestione dei flussi nel Mediterraneo. Molti di coloro che si indignano poi si oppongono strenuamente alle politiche di inclusione sociale. Queste persone hanno diritto di essere accettate sul nostro territorio non solo in nome dei valori costituzionali ma anche per le esigenze del nostro sistema economico, produttivo, industriale”.
I morti di Cutro – afghani, pakistani, siriani – erano meritevoli di protezione internazionale, ma questo non vale per tutti. “La distinzione tra migranti economici e profughi è sempre più ambigua dal momento che le persone partono da paesi travolti da sciagure climatiche e sociali. Come ha notato l’Alto Commissario delle NU per i rifugiati Filippo Grandi, le categorie tradizionali ormai si sovrappongono”.
L’Europa può farsi carico al trasferimento di 1,4 miliardi di africani? “Certo che no, ma da qualche parte dobbiamo cominciare. Negli anni in cui ho operato al Viminale, abbiamo adottato il modello dell’accoglienza diffusa fondato sul coinvolgimento dei Comuni per ridurre al minimo l’impatto sociale. Il mio non è un discorso terzomondista, cerco di offrire una prospettiva saggia per la gestione dei flussi. E poi c’è anche una tendenza demografica”. Non mi dirà che dobbiamo accogliere i migranti perché gli italiani hanno smesso di procreare? “Già Giuliano Amato, negli anni Novanta, parlava di ‘inverno delle nascite’, esattamente come Massimo Livi Bacci, uno dei più grandi demografi italiani. Per rimettere in moto la dinamica demografica dei cittadini italiani, ci vorranno venti o trent’anni. La vera domanda è: quali interessi abbiamo a tenere così tanti irregolari sul nostro territorio?”.
Il governo si è mosso con un decreto flussi… “Il ministro dell’Agricoltura Lollobrigida ha lanciato un numero altissimo, 500mila arrivi in cinque anni. Io dico: bene purché si faccia. Oggigiorno entrare in Italia legalmente per lavorare è impossibile”. Da Minniti a De Luca: con il presidente si lavora bene? “Lui ha enorme rispetto per le materie che seguo e per l’esperienza maturata nel settore. A Napoli, in aprile, si terrà la seconda edizione del Forum nazionale del riuso e della valorizzazione dei beni confiscati. Vogliamo parlare con i fatti”.