Il commento
L'intervento di Renzi sulla strage di Cutro è un piccolo capolavoro di oratoria
Il leader di Italia Viva è salito in cattedra e il Parlamento è sembrato ammirare lo stile e i modi di un tempo, di chi conosce la pratica democratica. Ora gli ottusi capiranno perché è un conferenziere ben pagato
L’oratoria parlamentare è scaduta a urlaccio o flosciaggine, ma non per Renzi. Compiaciuto il giusto, visto che il lavoro ben fatto dà soddisfazione anche nelle tempeste emotive, con un linguaggio anche del corpo non si dirà sincero, banalità da risparmiare, ma eccezionalmente efficace, il senatore si è prodotto in un piccolo capolavoro classico sulla tragedia di Steccato di Cutro e la sua sostanza, anche politica. Visto che in pochi vogliono ancora ascoltarlo, Renzi è salito in cattedra, e non è la prima volta. La lezione ne è risultata nutriente, limpida, non vaga e indistinta come al solito, bensì chiara e distinta. Il colpo finale, l’evocazione di Virgilio e dei suoi naufraghi fondatori di Roma, la menzione della Medaglia d’oro Salvatore Todaro, morto prima del suo occasionale contraddittore Karl Dönitz, senza dover firmare come l’ammiraglio tedesco la resa incondizionata del Reich agli Alleati, morto dopo aver rivendicato fascisticamente e nazionalisticamente duemila anni di civiltà per un salvataggio di nemici in mare: due colpi alti, in mezzo a tanti colpi bassi.
Una lezione di nazionalismo e militarismo della civiltà, ecco qualcosa che le orecchie di destra e sinistra, abituate a generici umanitarismi e disumanitarismi, non si aspettavano di udire in Parlamento, per di più da un uomo più “controverso” di Stalin, ormai (cit. da un’emittente televisiva impazzita), un ex giovanotto che esordì in quell’Aula con le mani in tasca per abolirla, riuscì a fare molte cose ma non quella, per sua fortuna o sfortuna. Il colpo alto finale veniva dopo una rassegna delle cose che non lo avevano affatto convinto nella ricostruzione tecnico-politica del ministro Piantedosi, uno che se l’era presa con gli annegati con la malagrazia di un prefetto di serie B, ma che Renzi ha risparmiato da attacchi personali trucidi, come in genere i miei, per esempio, data la circostanza d’Aula e l’occasione propria della tribuna da cui parlava. È la prima regola di una buona tecnica parlamentare, il reciproco riconoscimento di valori, senza il quale si finisce in caciara, si fa del vile giornalismo, si commenta e non si incide, nelle istituzioni, dico. Forte il richiamo al mare grosso, che è diverso per l’imbarcazione della Finanza e per i gommoni blindati della gloriosa Guardia costiera, e ancora diverso per un caicco di disperati alla ricerca di un approdo sicuro, governato da scafisti irresponsabili, che fanno il loro dirty job a spese dei passeggeri e si mettono in salvo comunque tra decine e decine di annegati, eppure non dovrebbero essere capri espiatori di responsabilità nostre, responsabilità con le stellette e il marchio dell’eroismo di scelta e di necessità, tante volte praticato.
Renzi non l’ha mandata a dire e l’ha detta come doveva un parlamentare dell’opposizione che non è in vena di vane chiacchiere. Ha assunto lo stile e i modi dei notevoli esemplari d’Aula della Repubblica, quella storica, costituzionale, gente di chiesa ideologica, comunisti, socialisti, socialdemocratici, democristiani, repubblicani, ex azionisti, liberali, radicali, e anche missini, perché no? gente capace di praticare la democrazia laica, liberale, cristiana quanto basta, magari arruffona in tante cose ma forte di considerevoli successi, e non solo di stile. Ora gli ottusi capiranno perché Renzi è un conferenziere ben pagato e legalmente compensato con tasse e tutto, in giro per il mondo vasto e terribile, e perfino dai signori del Rinascimento arabo, che non è una finzione di mente malata sebbene sia alimentato, come il Rinascimento fiorentino, d’altra parte, da strumenti come il fiorino, l’interesse composto, la falce, il martello, la pietra e occasionalmente, per i più feroci, anche la sega elettrica. P.S. Non fate i furbi, questa non è IA, Intelligenza Artificiale, è SN, Stupidità Naturale.