Le mosse di Elly
La carta Schlein: offrire a Prodi la presidenza del Pd
La nuova segretaria del Pd pensa al Professore come presidente del partito per pacificare i cattolici e riformisti. Lui potrebbe inseguire ancora il sogno Quirinale e la ferita dei 101 sarebbe risanata
E sarebbe questa la segreteria sprovveduta? Solo averlo pensato è geniale. Realizzarlo sarebbe un capolavoro. Dario Franceshini in confronto è uno stratega della domenica. Elly Schlein potrebbe offrire la presidenza del partito a Romano Prodi. È da giorni che si discute a chi affidare la presidenza. All’inizio si era pensato a Enrico Letta, dopo le primarie i nomi in campo erano, e restano, quelli di Stefano Bonaccini e di Dario Nardella (che probabilmente verrà candidato alle prossime elezioni Europee). Un altro nome è quello di Graziano Del Rio.
La presidenza del Pd è la “carica tregua” e si offre per ratificare la pace con il perdente del Congresso. Schlein deve ora tenere unita l’aria riformista e in particolare quella cattolica dopo l’uscita di Beppe Fioroni e le perplessità di Pierluigi Castagnetti che ha dichiarato: “Restiamo nel Pd ma solo se garantito il pluralismo”. L’idea di richiamare Prodi scalda la base. Chi meglio del fondatore del Pd potrebbe unire il partito? Finora i giornali hanno raccontato Schlein come una segretaria acqua e sapone, una Zazié nel metrò. A Bologna raccontano invece che da “anni studiava da segretaria e andava a ripetizioni da Prodi”.
Con abilità, Prodi, nelle numerose interviste che ha rilasciato, ha evitato di fare il nome del segretario per cui avrebbe votato. Si è scommesso su Bonaccini. In molti hanno detto: “Se Sandra Zampa vota Bonaccini, il “professore” voterà Bonaccini”. È una semplificazione e non tiene conto del rapporto che Schlein ha con Prodi. Schlein è Prodi. Significa moderazione, rapporto con il mondo cattolico, relazioni internazionali. Schlein si impegna in politica (attivamente) subito dopo la mancata elezione di Prodi a presidente della Repubblica e il tradimento dei 101. Lancia Occupy Pd e da allora Prodi comincia a seguirla. La invita a casa. Offrendogli la presidenza, Schlein sanerebbe una ferita che ha sconvolto quella comunità e nello stesso tempo restituirebbe a Prodi “agibilità quirinalizia”: sempre negata, sempre cercata, ancora voluta.