via Lapresse

Duro maltese

Cosa può insegnare a Salvini la condanna esemplare di un “pirla” di Varese

Alberto Mattioli

Un diciottenne in gita scolastica ha inciso un graffitto sulle pietre di un sito archeologico. La pena? Due anni di carcere. Una giustizia a "tolleranza zero" che dovrebbe piacere al leader del Carroccio

Però, questi maltesi! Che fosse gente tosta lo si era sempre sospettato, stando almeno alle cronache dei due assedi che hanno sostenuto, quello turco del 1565 e quello italo-tedesco del 1940-42. La conferma arriva da una storia di cronaca abbastanza nera che vede protagonista il solito ragazzotto italiano sventato, a Milano si direbbe “pirla” anche se non è elegante. Costui, un diciottenne di Varese di cui la Prealpina misericordiosamente non fornisce né il nome né la scuola, era in gita scolastica a Malta, dove gli era toccata la visita al sito archeologico di Ggantija, sull’isola di Gozo, due templi risalenti al neolitico, più o meno 3.600-3.200 ante Cristo, pare legati ai riti della fertilità (e sappiamo bene quale madre è sempre incinta) di una società matriarcale guidata da una casta di sacerdotesse (in pratica, l’Italia del 2023). Oggettivamente, nulla di entusiasmante per un diciottenne. E così, immaginiamo sopraffatto da una noia neolitica, il giovin signore ha preso un sasso e ha inciso due lettere, BH, sulle gloriose pietre.

 

Chiunque visiti qualsiasi sito archeologico italiano sa che, in circostanze analoghe, il rischio è minimo, anche se ultimamente le cronache sono piene di turisti presi con le mani nel sacco e il graffito ancora caldo a Pompei o ad Agrigento. A Malta invece è andata diversamente: il ragazzo è stato beccato da un sorvegliante che ha subito chiamato la polizia. Ancora più insolito il seguito: lunedì scorso, davanti al Tribunale di Gozo, dopo aver ammesso la sua responsabilità, al diciottenne sono state inflitte una condanna a due anni di carcere, il massimo previsto dalla legge, e una multa di 15 mila euro. Come dire: una giustizia severa e soprattutto velocissima. Giubila Heritage Malta, l’agenzia governativa che tutela il patrimonio culturale: “Avendo investito molto negli ultimi mesi nel miglioramento della sicurezza dei nostri musei e siti, esprimiamo soddisfazione per il tempestivo intervento dell’ufficiale di sicurezza”.

 

Il Corriere di Malta, quotidiano italiano che quindi conosce i suoi polli, commenta così: “Uno studente italiano si è fatto riconoscere”. Adesso il quidam è rientrato nell’Insubria, pare abbastanza sconvolto. La galera non l’ha fatta e non la farà, perché, spiega sempre il Corriere, “la pena è sospesa per quattro anni”. La vera sanzione, al solito, è quella dei social. È un tribunale perfino più arcigno di quello maltese, e l’ha ricoperto di contumelie. Accanto, però, alle solite esortazioni, con grande scialo di maiuscole a caso e di errori sintattici, a prendere esempio da Malta, a sentenze “esemplari” (che poi sono il contrario di quelle giuste), alla tolleranza zero, al rigore assoluto, “in Italia se li facciamo pagare siamo razzisti” e così via, anche se in effetti che per una volta la cretinaggine venga punita subito e tanto fa piacere.

 

E qui tornano alla mente le grandi battaglie di Matteo Salvini con il governo maltese, con picchi verbali di rara violenza per due paesi membri dell’Ue. Nei suoi bei tempi da ministro dell’Interno, nel ’18, Salvini ebbe uno scambio di invettive con La Valletta sull’eterna questione dei migranti, accusandola di rispondere di no alle richieste di intervento e di non accoglierne abbastanza, anzi di non accoglierne nessuno. Replica l’anno successivo per il caso Sea Watch, quando Malta fu tacciata di non rispettare gli impegni di ridistribuzione, con replica durissima dall’isola, “sdegno e sorpresa per la false accuse del ministro Salvini”, insomma una crisi diplomatica bella e buona. Ma un paese che pratica una giustizia così severa dovrebbe essere un esempio, almeno per Salvini. E del resto è quel che egli stesso scriveva su Facebook in un indimenticato post del 6 agosto 2013 (le maiuscole sono ovviamente d’autore): “Il governo di Malta, nonostante le minacce dell’Unione Europea, tiene duro e vieta ad una nave straniera con 102 CLANDESTINI a bordo di avvicinarsi all’isola. Fa bene? No, fa BENISSIMO”. E tolleranza zero anche con i graffitari.

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