i piani del governo
I “Nordio file” che cambiano la giustizia italiana
Ecco i 12 minuti audio inediti del ministro a Londra: limiti alla carcerazione preventiva, ripensare la detenzione per le tossicodipendenze e altro. Una riforma garantista. E possibile
Oltre Cutro c’è di più? Forse sì. Il Foglio ha ricevuto un audio inedito, e formidabile, che riporta alcune parole importanti consegnate qualche giorno fa dal ministro della Giustizia Carlo Nordio a un evento organizzato da alcuni studenti della Lse a Londra. Le parole di Nordio non riguardano, come è capitato spesso in queste settimane, solo elementi di teoria, di buona narrazione garantista, che spesso poi si scontrano con la realtà dei fatti come successo giovedì a Cutro, dove Nordio, per l’ennesima volta, come ricordato ieri sulla Stampa da Mattia Feltri, ha fatto l’opposto di quello che aveva promesso, ovverosia dare il suo avallo all’aumento delle pene per governare un fatto di grande rilevanza mediatica (dai rave agli scafisti). Le parole, stavolta, riguardano qualcosa di concreto e in particolare una notizia destinata a far discutere, fuori e dentro la maggioranza. L’audio dura dodici minuti e al centro del pensiero di Nordio c’è una novità sorprendente che il governo potrebbe mettere in campo alla fine di aprile sfidando le pulsioni securitarie della destra giustizialista che animano la maggioranza guidata da Giorgia Meloni. Il tema riguarda le carceri.
Dice Nordio che è arrivato il momento di “limitare la carcerazione preventiva” e, in particolare, di “limitare al massimo le possibilità che una persona venga incarcerata prima di essere processata e condannata”. Ora, confida Nordio, il governo è pronto a individuare una novità “per limitare la possibilità che una persona venga incarcerata prima del processo, salvo casi di flagranza”. Nordio, in sostanza, anticipa che il governo interverrà sulle attuali norme che regolano la carcerazione preventiva e lo dice senza girarci attorno: “La presunzione di innocenza si affievolisce quando il reato diventa flagrante, ma quando il reato non è in flagranza la limitazione della presunzione di innocenza va limitata al massimo”. Nordio, poi, sul tema insiste ancora, e aggiunge: “Noi, in Italia, abbiamo sempre avuto una visione carcerocentrica della sanzione penale, cioè abbiamo sempre ragionato sul tema con in testa le manette e le sbarre”. E’ giunto il momento di ammettere, dice ancora Nordio, che “i detenuti non sono tutti uguali, così come i reati non sono tutti uguali.
Esistono, ovviamente, "alcuni reati estremamente gravi per cui le sanzioni sono fondamentali” mentre per altri reati, come quelli legati “alla tossicodipendenza”, rispetto al tema della permanenza in carcere, bisogna agire per “differenziare”. Il succo del ragionamento del ministro non si limita però alla definizione delle pene alternative, ma passa da un’ambizione diversa: la trasformazione del nostro ordinamento. Nell’audio di Nordio non è presente nel dettaglio la riforma che verrà presentata ma se si vanno a porre alcune domande circostanziate a chi conosce il ministro e conosce i dossier presenti sul tavolo di Via Arenula, si arriva alla ciccia. E la ciccia è questa: se andrà in porto la riforma che ha in mente Nordio, e che ha avallato anche Giorgia Meloni, a scegliere se dare l’ok alle richieste di arresto formulate dai pubblici ministeri non sarà più solo un giudice ma “un pool di sei giudici che dovranno essere in maggioranza per validare una carcerazione preventiva”.
“In Italia – dice ancora Nordio nell’audio – abbiamo vissuto per anni in una situazione in cui è stato tanto facile entrare in prigione prima di un processo ed è stato altrettanto facile uscire dopo quando si è colpevoli conclamati. E’ arrivato il momento di concentrarci sull’esecuzione della pena, cruciale, ma di non calpestare più la presunzione di innocenza durante le indagini”. Se davvero il governo avrà il coraggio, sulle carceri, di sfidare l’agenda Salvini, non si potrà che elogiare Nordio. Ma nell’elogiare le intenzioni del ministro non si può non notare che almeno finora il ministro Nordio, per così dire, ha agito, dai rave a Cutro, muovendosi in una direzione che il Nordio non ministro non avrebbe fatto fatica a definire giustizialista, securitaria e pericolosamente incline alla declinazione tossica del populismo penale.