Imbarazzo a 5 stelle

Il fantasma dei decreti Salvini. Sull'immigrazione Conte è in difficoltà

Gianluca De Rosa

Pd, Terzo Polo, +Europa e Avs hanno una proposta comune da contrapporre alle politiche del governo presentate due giorni fa a Cutro. Il M5s tentenna e ne prepara una sua 

Nessuno dimentica quella foto. Giuseppe Conte sorride accanto a uno dei suoi vice. Entrambi hanno in mano un foglio che recita “Decreto Salvini”. “È uno stigma che purtroppo ci portiamo ancora dietro, ma ingiustamente, abbiamo fatto mea culpa e quei decreti li abbiamo abrogati”, dice oggi Vittoria Baldino, vicepresidente del Movimento a Montecitorio con una punta di frustrazione. E però, c’è poco da fare, sull’immigrazione il M5s prova a fare opposizione, ma arranca. “Sono in imbarazzo”, dice un autorevole deputato del Pd: “È inevitabile, su certi temi è difficile fare giravolte”. E d’altronde se i dem cercano di offrire un approccio radicalmente opposto a quello della destra all’immigrazione, il M5s sogna una via mediana, meglio, un via ambigua. Basta scorrere le dichiarazioni di Giuseppe Conte per capirlo. “Meloni voleva fare il blocco navale e invece l’unica certezza è che gli sbarchi aumentano”, diceva due giorni fa. Parole che fanno inaspettatamente il paio con quanto detto da Salvini nel corso della conferenza stampa a Cutro. “Nel 2019 ci fu il minor numero di morti in mare: le coincidenze in politica non esistono”. Ne rivendicavano entrambi il merito?


Comunque non ci sono solo i decreti Salvini a imbarazzare Conte. Ci sono anche le regole del gioco. Fu sempre ai tempi del governo gialloverde che furono cambiate le direttive che fanno sì che oggi le operazioni di polizia, di controllo dei confini marittimi, prevalgano, di norma, sulle operazioni di ricerca e soccorso. Insomma, seppure ancora non è chiaro perché con l’allerta meteo e la difficoltà dei mezzi della Guardia di Finanza a raggiungere la barca che poi sarebbe naufragata a duecento metri dalla spiaggia di Cutro l’evento non sia stato qualificato come Sar, è sicuro che se il barcone non è stato fin da subito considerato meritevole di soccorso lo si deve a le regole che furono deliberate ai tempi in cui Conte era presidente del Consiglio.


Ma la timidezza del M5s sull’immigrazione non è solo questione di pudore. Due giorni fa l’argomento è riuscito in un mezzo miracolo: compattare le opposizioni intorno a una proposta. Tutte, tranne il M5s. Pd, Terzo Polo e Alleanza verdi e Sinistra hanno infatti firmato il progetto di legge del deputato di +Europa Riccardo Magi per superare la Bossi-Fini e aprire a ingressi legali con permessi di soggiorno temporanei per chi vuole lavorare in Italia. Il M5s però non lo ha firmato. “Io – dice Baldino – la sottoscriverei anche adesso, ma stiamo valutando perché si sta lavorando anche a una nostra proposta organica”. Se ne sta occupando Alfonso Colucci, notaio vicinissmo a Conte, e deputato del M5s in commissione Affari costituzionali. Cosa conterrà per adesso resta un mistero. Probabilmente un testo meno radicale. Non tutti dentro al M5s d’altronde la vedono come Baldino. Come ricorda il senatore del Terzo polo Ivan Scalfarotto: “Quando modificammo i decreti Salvini, c’era un ampio pezzo del M5s contrario”. Sulla questione il governo Conte 2 mise nel dubbio la fiducia.


Le inversioni a "u", comunque, possono non essere uno scherzo anche in casa Pd. Due sere fa, su La 7, Schlein ha dichiarato: “Mai più linea Minniti, io voglio guidare un Pd che non finanzi più la guardia costiera libica  e che non perda l’occasione di abolire la legge Bossi-Fini”. Premesso che il superamento della Bossi-Fini è una cosa da tempo auspicata anche dall’ex ministro dell’Interno, come pensa di fare Schlein senza accordi con la Libia? Se come dice Salvini nel 2019 gli sbarchi si ridussero drasticamente la ragione va cercata proprio negli accordi siglati l’anno precedente da Minniti. Non c’è dubbio che la segretaria dem ammiccasse a chi a sinistra fa un’associazione automatica “Minniti uguale lager libici”. Un’associazione suggestiva, ma falsa e incapace di risolvere il problema della gestione dei flussi. D’altronde una ricetta l’ex ministro l’ha offerta al Foglio solo qualche mese fa: “Alla Libia bisogna dare più aiuti per controllare i flussi, in cambio bisogna pretendere la chiusura dei centri di detenzione”.

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