L'intervista
"Ha ragione Crosetto, Wagner vuole dividere l'Italia sull'Ucraina". Parla il viceministro Cirielli
Dal Kenya, insieme a Mattarella, il vice sostiene la teoria del ministro della Difesa: "Dopo i morti di Cutro qualcuno deve aver pensato di speculare sul nostro paese usando l’immigrazione come arma per mettere in difficoltà uno dei partner più importanti della Nato e dell’Unione europea”
“Io mi occupo di Sahel e di Libia e non è un mistero che le rotte dell’immigrazione che passano da quei territori sono fortemente controllate da Wagner o da altre milizie, dunque il fatto che ci sia improvvisamente un’impennata di sbarchi come quella registrata nelle ultime settimane anche d’inverno è un chiaro segnale che la valutazione del ministro Crosetto ha un fondamento importante”. Edmondo Cirielli, il viceministro degli Esteri degli Esteri che Giorgia Meloni ha scelto di mandare alla Farnesina per affiancare Antonio Tajani, non ha dubbi: la brigata di mercenari russi al soldo di Evgenij Prigožin ha un ruolo nella crescita degli sbarchi in Italia.
Ci risponde dal Kenia dove si è recato insieme al presidente della Repubblica Sergio Mattarella per la firma di diversi accordi bilaterali su sanità, sicurezza, formazione, un pacchetto di interventi di cooperazione da oltre 100 milioni di euro nei prossimi tre anni. “Da qui – dice Cirielli – le persone non migrano, è la dimostrazione che c’è un’alternativa per l’Africa”. Intanto però in Italia le parole di Crosetto preoccupano e fanno discutere. In tanti si chiedono: perché proprio adesso? D’altronde la presenza di Wagner in Sahel non è una novità delle ultime settimane. “Siamo ovviamente nel capo delle ipotesi – premette il viceministro – ma è del tutto evidente che il governo italiano in questo momento stia tenendo una linea ferma sul conflitto in Ucraina, mentre c’è una parte dell’opposizione che comincia a vacillare, è quindi immaginabile che qualcuno dopo i morti di Cutro abbia pensato di speculare sul nostro paese usando l’immigrazione come arma per mettere in difficoltà uno dei partner più importante della Nato e dell’Unione europea”.
Ma non c’è solo la destabilizzazione del Sahel. A spaventare il viceministro è anche la situazione nei paesi da cui i migranti partono: la Tunisia e la Libia. “In Libia, dove i russi agiscono ed operano, il problema del controllo delle partenze è in questo momento più marcato”, dice. “Anche in Tunisia però ci sono difficoltà. Anche loro sono presi d’assalto, perché il problema nasce più in basso, parte dal Sahel. In particolare in Mali, si sono aperti i rubinetti e la Tunisia si è ritrovata travolta da imponenti arrivi, fermare tutti così diventa difficile”. La partita, è la convinzione di Cirielli, si gioca in Ue. “Bisogna che in Europa si agisca in fretta, il presidente Meloni e il ministro Fitto e la Farnesina stanno pressando per portare al più presto la questione a Bruxelles”, dice. “Serve un piano che agisca per tappe e su più cose. In prospettiva l’obiettivo deve essere rimuovere nei paesi di partenza le cause dell’immigrazione, ma prima serve un’altra cosa: un finanziamento importante ai paesi rivieraschi, Libia e Tunisia in primis, per fermare le partenze e creare dei campi di accertamento per il diritto di asilo lì a spese della Ue, oltre all’impegno a sequestrare e distruggere le navi e i gommoni degli scafisti”.
E però in attesa che queste questioni arrivino in Europa, in Italia il governo ha varato una stretta sulla protezione umanitaria, quella che consente anche a coloro che non vengono da zone di guerra e non avrebbero diritto all’asilo, in caso di fragilità, di poter stare regolarmente sul territorio italiano. Anche dal Quirinale, dal presidente Mattarella con cui Cirielli è in viaggio, è arrivato un monito a fare attenzione sulla questione. Dice il viceministro: “Questo strumento esiste quasi solo in Italia, e può essere pensato solo per un nucleo limitato di persone, non per tutti, l’Italia non può sostenere economicamente così tanta gente, inoltre questa protezione diventa un incentivo alle partenze, perché si offre un sussidio per un paio d’anni anche a chi non ha diritto all’asilo, così si alimenta lo stesso l’irregolarità. Ma la questione principale rimane la sostenibilità economica, uno strumento con maglie così ampie ha un costo eccesivo per lo Stato, non possiamo togliere il reddito di cittadinanza e poi pagare che viene qui anche senza il diritto all’asilo. Il Quirinale chiede giustamente prudenza su ogni provvedimento, ma non entra nel merito delle decisioni del governo, non lo farà anche in questo caso”.