Il caso

Meloni tra Schlein e la Cgil: dubbi a Palazzo Chigi sulla trasferta nella tana di Landini

Simone Canettieri

Oggi il question time della premier alla Camera: sarà "interrogata" dalla segretaria del Pd. Venerdì l'appuntamento al congresso del sindacato: il rischio contestazioni fa riflettere il governo

Il question time, poi il Cdm domani e infine Rimini per il congresso della Cgil venerdì. “L’agenda di Giorgia” entra nel vivo con una serie di faccia a faccia in Parlamento, e soprattutto fuori, a rischio tensione. Si inizia alle 15 con il question time a cui si sottoporrà la premier. E’ il suo debutto. Ma anche quello di Elly Schlein che prenderà la parola a nome del Pd per chiederle del salario minimo legale.

La notizia dovrebbe arrivare dall’interrogazione del Terzo polo con Luigi Marattin: si parlerà del Mes e della ratifica del nuovo regolamento. Il M5s, con Giuseppe Conte alla ricerca di un posizionamento, si butterà sui mutui. I Verdi sul nucleare, +Europa sul mancato intervento in zona Sar libica della Guardia costiera. Ma a Palazzo Chigi pensano alla Cgil. Se l’incontro scontro di oggi tra Meloni e Schlein è destinato a movimentare il primo pomeriggio, discorso diverso riguarda l’appuntamento di venerdì a Rimini. In queste ore a Palazzo Chigi si interrogano sull’opportunità di andare in presenza al congresso del sindacato. Fra Meloni e Landini c’è un rapporto solido: lei gli ha promesso di esserci, lui le ha assicurato che non ci saranno contestazioni. Il programma prevede un intervento della presidente del Consiglio, dal vivo, per venti minuti e senza contraddittorio. Sarebbe il quarto premier che partecipa a questo evento dopo Giovanni Spadolini, Bettino Craxi e Romani Prodi. Meloni vuole esserci. Dice di non temere i fischi dei mille delegati cigiellini. Nelle ultime ore però a Palazzo Chigi stanno suonando diversi allarmi.

Dopo la trasferta di Cutro, che non rimarrà nei manuali di comunicazione politica e istituzionale, il timore ai piani alti del governo è che l’apertura della premier possa trasformarsi in un boomerang. Al momento la presenza di Meloni è assicurata, ma nulla toglie che all’ultimo potrebbe esserci un cambio di programma con l’invio di un algido video. Si ragiona su tutte le ipotesi. Da Rimini gli ultimi dispacci parlano di un pezzo di Cgil pronto ad alzarsi e andarsene quando arriverà la premier. In particolare c’è Eliana Como, prima firmataria del documento anti-Landini “Le radici del sindacato”, che sta facendo proseliti per fomentare la rivolta (più per logiche interne al sindacato di Via del Corso che esterne).  

Queste dinamiche, in un altro momento, non avrebbero scalfito le convinzioni di chi consiglia la premier. Tuttavia gli strascichi di Cutro hanno incrinato un po’ di certezze. Con il rischio che l’onda lunga di perfomance non esaltanti, che poi rimbalzano sui social, possa in qualche modo certificare la fine della luna di miele della leader con il paese. Ecco perché, per esempio, anche l’arrivo a Piombino del rigassificatore tiene in ansia l’esecutivo. La nave è prevista domenica. Le forze dell’ordine locali sono allertate. Visto quanto è strategica, pure il governo vorrebbe esserci. Anche in questo caso sono previste contestazioni, con l’aggravante che il sindaco di Piombino, contrario al rigassificatore, è iscritto a Fratelli d’Italia. Meloni è stata invitata. Così come Matteo Salvini e Gilberto Pichetto Fratin. Ma ottenere una conferma sulla presenza della presidente del Consiglio al momento è molto complicato, se non impossibile.

E si ritorna così a oggi, al debutto al question time di Meloni. Avrà davanti a sé Elly Schlein a cui ha riconosciuto, con tanto di citazione, l’importanza del nuovo ruolo come segretaria del Pd. Gli argomenti dell’appuntamento sono già stati tutti squadernati. La maggioranza insisterà sul futuro dell’automotive, sui fondi ai piccoli comuni, sul fisco e sui flussi migratori con tanto di allarme sul ruolo dei russi della Wagner. Meloni ha intenzione di presentarsi preparata per rispondere punto per punto alle opposizioni. E poi, magari, finito l’appuntamento farà una telefonata a Landini, certo. 
 

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  • Simone Canettieri
  • Viterbese, 1982. Al Foglio da settembre 2020 come caposervizio. Otto anni al Messaggero (in cronaca e al politico). Prima ancora in Emilia Romagna come corrispondente (fra nascita del M5s e terremoto), a Firenze come redattore del Nuovo Corriere (alle prese tutte le mattine con cronaca nera e giudiziaria). Ha iniziato a Viterbo a 19 anni con il pattinaggio e il calcio minore, poi a 26 anni ha strappato la prima assunzione. Ha scritto per Oggi, Linkiesta, inserti di viaggi e gastronomia. Ha collaborato con RadioRai, ma anche con emittenti televisive e radiofoniche locali che non  pagavano mai. Premio Agnes 2020 per la carta stampata in Italia. Ha vinto anche il premio Guidarello 2023 per il giornalismo d'autore.