questioni di maggioranza
Niente accordo sul commissario per l'emergenza idrica: salta la nomina in Cdm
Pichetto Fratin, Salvini, Musumeci, Lollobrigida. È guerra delle acque per la nomina. Meloni vuole pescare nelle università e Mantovano cura il dossier. Intanto Mattarella non manca di ricordare il problema
Guerra dell’acqua nel governo. Gilberto Pichetto Fratin, ministro dell’Ambiente di Forza Italia, ne vorrebbe almeno due, se non tre. Matteo Salvini, vicepremier leghista e coordinatore della cabina di regia, rivendica la scelta del commissario unico in quanto la poca acqua in Italia passa sotto le sue Infrastrutture. Poi c’è Nello Musumeci, titolare del Mare in quota Fratelli d’Italia, che spinge per essere della partita: d’altronde il suo ministero è stato già svuotato, come certi fiumi in secca, di competenze e deleghe.
E il potente Francesco Lollobrigida? È parte in causa. La sua Agricoltura – per non parlare della Sovranità alimentare e delle Foreste – dipende dall’acqua. Così il governo è andato in panne sulla scelta del commissario che dovrà gestire, con poteri stile Ponte di Genova, l’emergenza idrica che bussa alle porte, ma anche ai rubinetti. La pratica inizia a essere complicata: la nomina di “mister H2o” era attesa nel Consiglio dei ministri odierno, ma rischia appunto di naufragare. Manca l’accordo politico.
Al contrario abbondano i malumori. Giorgia Meloni vorrebbe pescare dal bacino delle Università: serve una figura che ne capisca, certo, ma che sia anche in grado di evitare tutte le strozzature che rendono la gestione idrica un puzzle di competenze tra Autorità, dighe, ambiti regionali. La pratica è curata dal sottosegretario Alfredo Mantovano: spetterà a lui proporre il nome e cercare una soluzione funzionale e politicamente sostenibile per la maggioranza. In passato, specie al sud, si diceva che gli acquedotti avessero dato più da mangiare che da bere.
Una battuta di Gaetano Salvemini che fotografava bene l’entità di certi carrozzoni. Ora c’è il problema della siccità. Ne ha parlato anche Sergio Mattarella ieri durante la visita in Kenya. Un modo forse per spronare il governo. Che continua ad avere ben presente il problema – è stato oggetto anche del bilaterale fra Meloni e l’omologo israeliano Netanyahu – senza riuscire a chiudere sul commissario: una figura che potrebbe essere accompagnata da tre sub. Per non scontentare i partiti. Ha ancora ragione Salvemini?