l'intervista
Lo Russo: "Sulle registrazioni dei figli delle coppie gay ora il Pd ottenga risultati"
Il sindaco di Torino è stato tra i primi lo scorso anno a interrompere le registrazioni in mancanza di una norma. Al Foglio dice: "Fa bene Schlein a scendere in piazza, ma abbiamo anche l'obbligo di arrivare a una legge. Dobbiamo provarci anche con questo Parlamento"
A marzo dello scorso anno, da sindaco di Torino Stefano Lo Russo è stato tra i primissimi a sospendere la registrazione dei figli delle coppie omogenitoriali. "Sono molto amareggiato", disse. Ma prima un pronunciamento del tribunale di Torino, poi della Corte d'Appello dello stesso capoluogo piemontese, lo avevano convinto che come ufficiale di governo non potesse fare altro, dismettendo quel registro introdotto dalla sindaca grillina Chiara Appendino nel 2018. Adesso, dopo aver visto il sindaco di Milano Beppe Sala trovarsi nella stessa identica condizione, in seguito all'ammonimento del prefetto, torna a chiedere che il problema lo si affronti a livello nazionale con una legge, senza perdere altro tempo. "Perché va bene porre la questione politica, scendere in piazza. Su questo sono d'accordo con la nostra segretaria Elly Schlein. E però abbiamo anche l'obbligo di ottenere dei risultati in Parlamento", spiega Lo Russo al Foglio. "Possiamo provarci anche in questa legislatura, con questa maggioranza. Credo non siano così monolitici e spero in un'illuminazione generalizzata, almeno quando si tratta di tutele nei confronti dei bambini".
Dopo la decisione del comune di Torino c'è stata una sentenza della Cassazione, che ha disposto l'adozione alle coppie dello stesso sesso in alcuni casi particolari. In assenza di un intervento del legislatore, insomma, è stata la giurisprudenza a svolgere un ruolo di supplenza. Ponendo dei paletti che hanno portato alla situazione di Milano. "Quando decisi di interrompere la registrazione, la prima cosa che feci è chiamare a raccolta tutti i parlamentari piemontesi, di qualsiasi schieramento politico, anche quelli lontani dal Pd", racconta Lo Russo. "E' chiaro che si doveva intervenire già allora con una norma perché non si può lasciare il sindaco, che è un incaricato del governo, in balìa della discrezionalità di giudici e prefetti. Non può essere una battaglia combattuta sui territori. In più dal dicembre 2022, con la decisione della Cassazione, i margini per i primi cittadini si sono ulteriormente ristretti". Nonostante l'impegno ribadito anche in quell'occasione, però, nessun avanzamento legislativo è stato portato avanti. "E fa strano perché nella scorsa legislatura i numeri erano anche dalla nostra parte. Adesso è un po' più difficile, l'orientamento del governo è chiaro. Ma una nostra proposta, in grado di raccogliere consensi trasversali, va portata avanti", dice sempre al Foglio il sindaco di Torino.
A Milano questo sabato ci sarà un presidio per criticare le mancate registrazioni, a cui Schlein ha già aderito per schierarsi "contro l'attacco ai diritti dei bambini e delle bambine". Così come ha fatto anche durante il question time alla Camera di mercoledì, che verteva su tutt'altro (salario minimo legale). Mancherà invece il sindaco Sala: "Credo sia giusto far sentire la propria voce e manifestare, però questo è diventato ormai un problema politico", ha detto nei giorni scorsi. Forse che sia arrivato davvero il momento di marcare una cesura tra battaglie identitarie e capacità di ottenere risultati concreti? "Ma io credo - risponde Lo Russo - che i due binari possano proseguire in maniera parallela. Sala è anche mosso, giustamente, dal suo ruolo istituzionale. Fa bene Schlein a scendere in piazza, a farne una questione identitaria del nuovo corso Pd. Ma credo che la stessa cosa sarebbe successa con Bonaccini. Il vero tema è garantire tutele ai bambini. Per questo c'è bisogno di risposte rapide". E forse la concordanza degli amministratori dem alla loro nuova segretaria dipenderà anche dalla capacità di ottenerle, quelle risposte, dimostrandosi abile nelle Aule almeno quanto lo è a livello comunicativo e nelle piazze.