l'editoriale dell'elefantino
L'eredità di Berlusconi: una politica più fimmina (e un Tajani con le zizze)
Meloni, Schlein, Roccella, Ronzulli, Fascina e Verdini: alcune per mera biologia, altre per salde ragioni politiche, sono tutte legate al Cav.. Se in politica ci sono più donne è merito del più misogino dei leader
Silvio Berlusconi è morto oggi, lunedì 12 giugno 2023, al San Raffaele di Milano, dove era ricoverato dallo scorso venerdì. L'ex premier aveva 86 anni. Riproponiamo l'articolo di Giuliano Ferrara, pubblicato sul Foglio il 21 marzo 2023.
Claudio Cerasa mi fa osservare che ci sono cattive notizie per i maniaci dell’antiberlusconismo di sinistra & progressista. Difficile dargli torto se si parli di donne. Lasciamo stare cene e lap dance. Andiamo al sodo della sodissima politica italiana, che aveva relegato le donne, prima del Cav., alla funzione eminente e consolante ma laterale di geishe, con le gloriose eccezioni matronali di cui si sa. La presidente del Consiglio fu creata ministro da Lui, e non c’è ripudio postumo, o nervosismo comprensibile per scarse consultazioni, che possa togliere questo fatto, e che fatto. La capa dell’opposizione, Elly Schlein, anch’ella giovane e con tre cittadinanze, manco fosse una pupilla di Carlo De Benedetti, è nipote di un grande e compianto giurista garantista e socialista che finì la sua carriera civile nelle file di Forza Italia, nonno Agostino Viviani. Direte che è questione di mera biologia, ma Berlusconi è anche foucaultiano e conosce la biopolitica.
Andiamo avanti. Eugenia Roccella, già abortista suprema e militante radicale, poi cattolica nelle file del Pdl, fu sottosegretaria alla Salute nel governo Berlusconi IV, e comunque la si pensi sulla sua combattiva tenzone con donna Lucia Annunziata, direi l’unica fimmina che un pochino almeno sfugge alle spire del Cav., o fa finta di farlo, fa da anello di congiunzione di una lunga storia radical cattolica. Ma ovviamente non basta. “Bella fuori e bella dentro” è la definizione dedicata da Berlusconi a Francesca Pascale, ora coniugata Turci, ma a lungo sua fidanzata eminente, e c’è poco da fare: Pascale si è candidata, nonostante gli sputazzi dell’orrendo energumeno che ha cercato di infangarla in piazza, alla leadership del più forte movimento di difesa dei bambini in sospetto di gestazione per altri che si possa immaginare.
Passiamo alla dialettica parlamentare. Licia Ronzulli capeggia i senatori diffidenti del melonismo, ma ecco che la seconda signora Panofsky, cioè la bella Marta Fascina, ora la scalza dal suo trono e la insidia con una svolta filogovernativa direttamente dal talamo di Arcore. La politica italiana è sempre più conflittualmente femmina, e per merito del più fimminaru dei politici, il misogino e omofobo Cavaliere. Poi dice che gli hanno dedicato, tra le mille altre attenzioni internazionali, un musical di successo nel paese della stupefatta Elisabetta II che sentì con smarrimento il grido “Mr. Obaaaaama!!!”. E lo credo.
Non voglio poi aggiungere niente a proposito della famiglia allargata Salvini-Verdini, sappiamo tutti quanto Verdini sia stato, il babbo si dice, un uomo chiave del Nazareno inteso come patto, e sappiamo che compilando le liste spesso doveva replicare a maschietti in fregola di elezione, caro non hai le tette. Niente da fare. Berlusconi è stato coerente con sé stesso, un ammiratore del femminile che è in Lui e nelle sue numerose amiche e allieve, una perfetta padrona di casa al G8 di Genova, accurata nel nascondere i panni stesi e nell’arredamento delle piante di limone, è quello che spesso abbiamo richiamato, noi politologi emarginati dal mainstream, la vera realizzazione del sogno di Lenin, e della Kollontai: una cuoca alla guida dello stato. Pare che a Tajani siano spuntate due zizze così, e trattandosi del ministro degli Esteri di Berlusconi direi che gli donano.
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