Pd eterologo

Comunisti per Meloni: ecco il partito della "Difesa" a difesa della premier

Carmelo Caruso

Sono una corrente. Atlantisti, pro Nato, "securitari". Da Luciano Violante a Minniti, passando per Bruno Frattasi e Giuliano Amato. Quando la sinistra si scopre meloniana

Di destra sarà lei. Qualcuno deve dirlo a Elly Schlein: gli antichi comunisti che cantano Bella Ciao, in segreto, e neppure tanto, pensano: “Meloni? Bella!”. La vera corrente transgender della sinistra è quella dei “Cosacchi per Meloni”. I suoi militanti appartengono al “partito della sicurezza” e sono le uscite di sicurezza della premier: armi, cultura, giustizia e migranti. Lavorano nella “difesa” (in tutti i sensi) alcuni a Leonardo, società di aerospazio. A cavallo, compagna (patriota)!


Chi si va a rileggere le ultime interviste di Marco Minniti, l’ex ministro dell’Interno, e riprende il discorso di ieri della premier al Senato, la parte sul decreto flussi, può fare il gioco: “Scopri le differenze”. Minniti è oggi presidente della Fondazione Med-Or che nasce da un’iniziativa del gruppo Leonardo, la società che si occupa di armamenti, e non solo, guidata da Alessandro Profumo. E’ un ad che potrebbe essere sostituito. Non è sicuro. E’ invece quasi certo che Minniti resterà  perché secondo Meloni non c’è ragione di allontanarlo e perché Meloni è  Minniti. Condivide la sua linea. C’è una canzone di Fred Buscaglione che fa: “Io piaccio. Che mai sarà chi lo sa? / Che un tale fascino mi dà / ci vuole quel tal non so che/ per piacere come me”. E Meloni piace ai cosacchi…

 

Lasciate perdere Sandro Curzi che (Meloni giovane) ne era completamente rapito e pure Fausto Bertinotti che è, lo rivelò la premier, suo “caro amico”. Quello della Meloni è “quel non so che”, che, e scusate il gioco, da Fiorello, le fa dire, “per chi ho votato alle elezioni? Ma per la sinistra!”. Nella battuta si nasconde una complicità. Perfino Goffredo Bettini riconobbe una volta: “Alcuni compagni non l’hanno capita. La capacità di scrittura della Meloni è notevole”. Per molti anche l’ad Rai, Carlo Fuortes, compagno di letture di Bettini, sarebbe in qualche modo non inviso a Meloni se è  vero che lo destinerà alla Scala. E veniamo alla cultura e giustizia. Quando Meloni non era ancora premier, ma studiava da premier, il 16 luglio del 2021, partì da Roma e andò a L’Aquila. Motivo? Battere le mani al “maestro”. Il maestro era Luciano Violante in quell’occasione autore di una riduzione teatrale del mito della Clitemnestra. Ci sono ancora le fotografie di Meloni, Violante e Pietrangelo Buttafuoco, presidente del Teatro Stabile d’Abruzzo, tutti insieme. Una delle prima persone che Meloni ha abbracciato, appena è stata nominata premier, è stato Violante, oggi presidente della Fondazione Leonardo.

 

Violante, ex presidente della Camera, ex magistrato, e che magistrato (la sua biografia la può scrivere solo Tolstoj. “Resurrezione” il titolo?) è a sua volta amico di Gianni De Gennaro, ex capo della polizia, uno che Meloni, si racconta, avrebbe voluto perfino coinvolgere nel  governo. Dire che De Gennaro è di sinistra è improprio, ma non è improprio dire che, attraverso Violante, si arriva a De Gennaro, in passato (è una catena ormai! Intonerebbe Lucio Dalla) presidente di Leonardo.

 

Pochi giorni fa, alla Camera, durante l’inaugurazione della sala delle Donne, alla cerimonia, era presente Marta Cartabia, già ministro della Giustizia, già presidente della Corte Costituzionale e anche  lei, naturalmente, cara amica di Violante. Un salto e si è alla Corte costituzionale. Qui il cosacco si fa un po’ socialista. Meloni ha infatti un ponte anche con Giuliano Amato e raccontano che il tramite sia Gianfranco Fini che ha imparato da Amato. Il vero aspetto buffo è che i cosacchi di Giorgia sono tutti campioni di atlantismo, anzi, direbbe Meloni, sono “securitari”. Sono pilastri di stato e conoscono il sotto stato: burocrazia, generali, ambasciatori. Hanno un riferimento comune: il sottosegretario Alfredo Mantovano. Il loro ombrello è l’ombrello Nato. In pratica, dimenticare Mosca. Sono a difesa  dell’Ucraina, contro Putin e pure a “banda armata”.

 

Roberta Pinotti, ex ministra della Difesa, è una cosacca stimata da Meloni e non si esclude possa avere un ruolo internazionale. Tutti coloro che abbiamo elencato hanno naturalmente relazioni con l’America. Dai manoscritti storici-filosofici di Marx ed Engels sono passati alle tecnologie avanzate, alla cibersicurezza, comparto che da pochi giorni ha un nuovo responsabile. E’ l’ex prefetto Bruno Frattasi che a Roma, ed è sicuramente una scorciatoia, ma a volte le scorciatoie sono utili, viene chiamato il “prefetto rosso”. Alla Camera si parla pure della cosacca Anna Finocchiaro, un’altra che, Meloni dixit, “mi farebbe piacere avere come presidente della Repubblica”. C’è una foto datata. E’ del 2016. Si vede Laura Boldrini accarezzare il pancione di Meloni. Oggi c’è una sinistra eterologa che chiede di essere riconosciuta. Sono i “cosacchi per Meloni” e vogliono diritti e cittadinanza presso l’anagrafe Schlein. E ora come la mettiamo?
 

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  • Carmelo Caruso, giornalista a Palermo, Milano, Roma. Ha iniziato a La Repubblica. Oggi lavora al Foglio