L'editoriale del direttore
Sull'agenda dei doveri, i sindaci del Pd scoprono più sintonie con Meloni che con Schlein
Energia, giustizia, ambiente, Pnrr. Ecco i temi su cui gli amministratori dem sono più vicini alla presidente del Consiglio che alla segretaria del Partito democratico
Te ne accorgi quando parli di energia, ovviamente. Te ne accorgi quando si parla di termovalorizzatori, sorprendentemente. Te ne accorgi quando parli di rigassificatori, chiaramente. Te ne accorgi quando si parla di giustizia, incredibilmente. Te ne accorgi persino quando parli di autonomia, clamorosamente. E te ne accorgi quando, nel quotidiano, dalla politica delle chiacchiere sei costretto a passare, repentinamente, alla dura realtà dei fatti.
Può sembrare incredibile, ma l’arrivo alla guida del Pd di Elly Schlein ha messo in luce una sintonia indicibile, certamente inconfessabile, tra due figure teoricamente molto distanti l’una dall’altra e ha contribuito a creare una creatura politica composta per metà dal volto di Meloni e per metà dal volto degli amministratori locali del Pd. In questi giorni, mettere insieme queste due figure può apparire come una materia particolarmente ardita, vista la distanza siderale che esiste, tra il partito di Schlein e quello di Meloni sull’omogenitorialità. Eppure, quando i ragionamenti si spostano dalla piattaforma dei diritti a quella dei doveri, l’eresia che stiamo per suggerirvi si mostra incredibilmente nella sua concretezza.
E da quando Elly Schlein è diventata segretaria del Pd, a più di un sindaco del Pd e a più di un governatore del Pd deve essere passata per la testa una domanda complicata ma forse inevitabile: come è possibile che sui grandi temi economici i sindaci del Pd si trovino in sintonia più con la leader del centrodestra che con la leader del Pd? Pensate a Roma, per cominciare, dove il sindaco del Pd, Roberto Gualtieri, non sa quale sia la posizione del segretario del Pd, Elly Schlein, sulla più importante battaglia politica portata avanti dal comune di Roma, il rigassificatore, mentre sa bene che sia il governatore del centrodestra, Rocca, sia la premier, Meloni, sul termovalorizzatore non hanno dubbi e la loro risposta è sì, va fatto.
Pensate per esempio alla Toscana, poi, dove il rigassificatore arrivato due giorni fa a Piombino, fortemente sponsorizzato dal governatore del Pd, Eugenio Giani, è stato molto spinto politicamente dal governo a guida Meloni, la quale su questo tema si trova più vicina alle posizioni del Pd che a quelle del suo partito, vedi il caso del sindaco di Piombino contrario al rigassificatore, mentre non è stato in nessun modo sostenuto pubblicamente dalla leader del Pd, che sul tema ha scelto di non esporsi. Pensate poi al tema dell’abuso d’ufficio, alla riforma che il ministro Carlo Nordio ha promesso di portare in Consiglio dei ministri entro la fine di maggio.
Pensate a quante parole avete sentito su questo tema da parte della premier (molte, e in sintonia totale con tutti i sindaci d’Italia, consapevoli di cosa significhi avere un sistema giudiziario che punta a trasformare l’immobilismo nell’unica forma di legalità consentita: il 99 per cento delle indagini aperte per abuso d’ufficio viene archiviato). E pensate a quante parole avete sentito sul tema da parte della leader del Pd (poche, ovviamente, non sia mai che il nuovo Pd possa lasciare al Movimento 5 stelle la battaglia del giustizialismo). Pensate a tutto questo e pensate poi all’autonomia differenziata, che due tra i principali governatori del Pd, Giani e Bonaccini, al contrario di Schlein, considerano un’opportunità più che una calamità.
E pensate poi alla partita delle partite, il Pnrr, ovvero la necessità di avere un’Italia più produttiva, più veloce, più efficiente, che ha portato il presidente dell’Anci, il sindaco del Pd di Bari Antonio Decaro, a spendere più volte parole di apprezzamento nei confronti di mister Pnrr, Raffaele Fitto (i comuni, come sanno bene i sindaci del Pd, dovranno gestire circa il 36 per cento delle risorse del Pnrr).
Il sindaco di Torino, Stefano Lo Russo, che in passato ha detto di considerarsi uno dei sindaci “più draghiani d’Italia”, qualche giorno fa, dialogando a margine di un convegno con chi scrive, ha sorriso di fronte a chi gli faceva notare che su alcuni temi Fratelli d’Italia sembra essersi trasformata in Fratelli di Draghi e ha ammesso di non aver problemi a dire che “su alcune cose Giorgia Meloni è persino più draghiana di Draghi”. Non sappiamo, poi, se in privato qualcuno di Fratelli d’Italia abbia fatto i complimenti al sindaco Nardella per il gesto eroico della scorsa settimana contro i fanatici dell’ambientalismo dogmatico, sappiamo però con certezza che mentre i sindaci del Pd hanno espresso solidarietà e ammirazione nei confronti del “che cazzo fai” di Nardella di fronte a Palazzo Vecchio nessuno dei vertici del Pd ha fatto lo stesso pubblicamente.
E non è difficile immaginare che rispetto agli estremisti dell’ambientalismo le posizioni dei sindaci del Pd siano più vicine a quelle del governo che a quelle del Pd. Poi, certo, la sintonia, quando si parla di scuola, quando si parla di immigrazione, quando si parla di diritti, viene a mancare, ma sui grandi temi economici il tema esiste e prima o poi diventerà una questione cruciale per la vita dell’opposizione che imporrà alla segreteria del Pd di compiere delle scelte per uscire dalla sua ambiguità. E la domanda è semplice: come è possibile che sui grandi temi economici i sindaci del Pd si trovino in sintonia più con la leader del centrodestra che con la leader del Pd? È l’ambiguità, bellezza.