I dossier sul tavolo nel bilaterale tra Meloni e Macron
Dopo la discussione con i leader europei, faccia a faccia di un'ora e mezza con il presidente francese. Ricucito lo strappo per i casi della Ocean Viking e del mancato invito alla cena con Zelensky. Mediterraneo, Ucraina, energia e riforma del Patto di stabilità
Il primo giorno di Consiglio europeo, terminato poco dopo le 21, è stato anche l'occasione per l'incontro bilaterale tra la presidente del Consiglio Giorgia Meloni e il presidente della Repubblica francese Emmanuel Macron. Molti giornali oggi titolano usando la parola "disgelo" e in effetti questo è il primo tête-à-tête ufficiale - dopo i due colloqui informali di Roma e Sharm el Sheikh - in seguito allo scontro sulla Ocean Viking e dopo le tensioni provocate dalla riunione che, lo scorso febbraio, prima del summit dei 27, Macron organizzò con il presidente ucraino Volodymyr Zelensky all'Eliseo invitando il solo Olaf Scholz. Macron e Meloni si sono incontrati intorno alle 23 in uno dei piani superiori dell'hotel Amigo, nel centro storico di Bruxelles, senza le rispettive delegazioni, rimaste in attesa al bar nella hall della struttura dove, per una pura coincidenza, anche il cancellerie tedesco è riunito con il suo staff.
Quello tra il capo di stato francese e la premier è un lungo colloquio, di un'ora e quaranta, con al centro la gestione dei flussi migratori, il sostegno all'Ucraina, la politica industriale europea, l'energia e la riforma del Patto di stabilità e crescita. Nell’incontro, che è stato richiesto dai francesi (e qui sta la soddisfazione della premier), sono state messe da parte le "incomprensioni" in nome della "necessaria e inevitabile vicinanza" che da sempre è evidente su decine di dossier strategici, in particolare su difesa e aerospazio. Come spiegano al Messaggero fonti diplomatiche italiane infatti, "al netto delle parole piccate che 'a volte' li hanno separati, entrambi sono consapevoli dell'importanza di buoni rapporti italo-francesi. I leader di Roma e Parigi guardano al Mediterraneo e alla necessità di 'mettere in sicurezza il fronte sud dell’Europa', come ha chiesto la presidente del Consiglio al summit di Bruxelles".
Sul piatto, aggiunge il Corriere della Sera "c’è di sicuro anche una richiesta francese, quella bollinatura delle tecnologie nucleari fra quelle compatibili alla transizione energetica che per Parigi è essenziale. L’Italia può dare una mano. E certamente, in cambio, può dare Parigi una mano a Roma, in primo luogo sull’esplosiva situazione della Tunisia, ma più in generale su tutto il dossier migranti". Un dossier che non era in agenda al vertice di Bruxelles ma che Giorgia Meloni si era proposta di imporre alla discussione.
Oltre alla Tunisia c'è anche un dossier libico. L’idea dovrebbe essere quella di sancire una sorta di pace attorno ai governi di Tripoli e Bengasi, arginando il ruolo di Putin. Un’azione coordinata fra i due stati può produrre passi avanti reali ai fini della stabilizzazione. E poi, ancora, c'è il tema della riforma del Patto di stabilità in chiave “anti-austerity” e un’intesa sull’equilibrio tra crescita e inflazione da portare all’Eurosummit di oggi (a cui parteciperà Cristine Lagarde), in particolare con riferimento alla crescita dei tassi d’interesse. Parigi può aiutare il governo Meloni a ottenere margini di flessibilità legati alla crescita su cui finora Berlino ha fatto muro.
L'editoriale dell'elefantino