Il caso
"Emmanuel, mon ami". L'intesa di Meloni e Macron su immigrati e nucleare
Scenari fra Italia e Francia dopo il lungo colloquio tra i due leader a Bruxelles. La premier festeggia: finalmente l'Italia tratta da pari a pari
Bruxelles, dal nostro inviato. Sull’aereo che la riporta in Italia, Giorgia Meloni non fa che parlare dell’incontro con Emmanuel Macron. Il bottino del Consiglio europeo è magro, ma i 100 minuti con il presidente francese hanno un valore primario. Per una volta, per la prima volta, non c’è solo la guerra in Ucraina a unirli. Se la difesa di Kyiv è un tratto identitario della premier (il video in cui attacca Putin spopola in Ucraina) la vera novità arriva dalla ricerca di un asse con Parigi. “In un rapporto da pari a pari”.
La visita a Parigi è ormai nelle cose, i due leader ne hanno parlato. Così come, nei vari dossier, Macron ha chiesto di fare presto anche con la ratifica del nuovo regolamento del Mes, soprattutto in ottica di unione bancaria. E proprio sulla gestione delle migrazioni i due leader hanno siglato un accordo. In particolare per fronteggiare la crisi tunisina che spaventa la Francia almeno quanto l’Italia. Ma l’allineamento è stato segnalato anche nelle questioni cruciali dei prossimi mesi: dalla riforma del Patto di stabilità, alla difesa della neutralità tecnologica, che all’Italia fa comodo per i biocarburanti e alla Francia per il nucleare. Negli ambienti di governo il faccia a faccia dell’altra notte diventa motivo di vanto con ragionamenti di questo tipo: abbiamo ribaltato la retorica della subalternità e di chi diceva che saremmo andati a Parigi a baciare la pantofola. Ovviamente è tutto molto più complesso. Ma come racconta più di un ministro di FdI è stato “lui a scrivere a Giorgia, è stato Macron a cercarla”.
In questo gioco di analogie c’è un aspetto che li unisce: le battaglie invise all’opinione pubblica. Succede alla premier con la guerra, argomento per il quale non “guardo ai consensi e ai sondaggi” e accade al presidente francese alle prese con le rivolte nelle strade per la riforma delle pensioni. L’altra notte nella sala riunioni dell’hotel Amigo non è nata un’amicizia forse, ma almeno una collaborazione sì. Nel concreto, l’incontro ha prodotto almeno un passo avanti: una missione congiunta in Tunisia, assieme all’Ue. Nel Paese maghrebino, presto, approderanno Darmanin, Piantedosi e la commissaria Ue agli Affari Interni Ylva Johansson. “Con Meloni abbiamo avuto una discussione molto buona che ci ha permesso di chiarire molti argomenti e definire le questioni sulle quali possiamo agire insieme”, ha spiegato Macron. “Sono soddisfatta, è stato un incontro lungo e ampio, c’è voglia di collaborare”, gli ha fatto eco Meloni. Sono dichiarazioni scontate all’apparenza, ma inedite, soprattutto dopo le note vicende che si sono trascinate in questi mesi. Da ultima, l’esclusione della premier dall’incontro dell’Eliseo tra Macron, Scholz e Volodymyr Zelensky poi, aveva pietrificato i rapporti, nonostante il Trattato del Quirinale.
A lei serve una mano, e grande, sui migranti, a lui sul nucleare. E intorno a questo doppio binario inizia a muoversi qualcosa. E per la prima volta Meloni torna a dialogare in maniera privilegiata con la Francia. E non solo. Il 5 aprile sarà a Roma, a Palazzo Chigi, Pedro Sanchez. Sarà una tappa delicata e a pochi mesi dalle elezioni, per il primo ministro spagnolo che va comunque a incontrare l’alleata europea di Vox.