Passeggiate romane
Il puzzle di Elly Schlein. Nel Pd c'è da comporre la segreteria
L’ala dura della mozione Bonaccini chiede una vicesegreteria per riequilibrare il fatto che ai vertici dei gruppi parlamentari ci siano persone di assoluta fiducia della segretaria, come Boccia e Braga. Ma al Nazareno corre voce che la nuova leader non voglia intraprendere questa strada
Alla fine tutto procede secondo i piani di Elly Schlein. Del resto, la segretaria del Partito democratico, che non ha pensato mai nemmeno un momento di recedere dalla sua decisione di far eleggere alla guida dei gruppi di Camera e Senato Chiara Braga e Francesco Boccia, aveva dalla sua il fatto che non è mai stata intenzione di Stefano Bonaccini di rompere. Il presidente del Pd nella fase della trattativa alzava i toni solo per tenere insieme tutta la sua mozione, inclusi gli esponenti di Base riformista che invece avrebbero voluto andare alla conta o costringere la segretaria a cedere a loro almeno il capogruppo di Montecitorio.
Il governatore dell’Emilia-Romagna era ben conscio delle ricadute che avrebbe avuto uno strappo a un mese dall’elezione della segretaria. Come ben sapeva che in questa fase Schlein gode dei favori dei media e perciò contrapporsi a lei sarebbe stato letto come un atto di protervia delle correnti e del vecchio partito. Per questa ragione mentre i giornali scrivevano delle tensioni interne al Pd e della possibilità di una lacerazione tra l’area Bonaccini e la maggioranza, il presidente del partito aveva dato mandato a un suo fedelissimo, Davide Baruffi, di continuare la trattativa con Boccia senza cercare assolutamente la rottura.
Chiusa, di fatto, la partita delle presidenze dei gruppi (la guida dell’Eurogruppo dovrebbe restare nelle mani di Brando Benifei) ora si apre quella della segreteria. L’ala dura della mozione Bonaccini chiede una vicesegreteria per riequilibrare il fatto che ai vertici dei gruppi parlamentari ci siano persone di assoluta fiducia della segretaria. Ma al Nazareno corre voce che Schlein non sia intenzionata a intraprendere questa strada. Il ragionamento della leader è sostanzialmente questo: io avevo già offerto la vicesegreteria a Bonaccini, ma lui non l’ha voluta e ha chiesto in cambio la presidenza, la sua richiesta è stata accettata quindi la questione non è più in agenda. Ma “Base riformista”, che si è piegata all’accordo dopo molte resistenze, non èə dello stesso avviso.
Dunque la minoranza, nelle intenzioni di Schlein avrà dei posti in segreteria e negli uffici di presidenza di Camera e Senato. E qui arrivano le dolenti note. Non tanto per la maggioranza perché la leader ha già chiaro in mente chi mettere in quell’organismo (anche se si è confidata con pochissime persone) quanto per la minoranza, che è divisa in diverse componenti. I nomi che sono usciti finora per la segreteria, quelli di Davide Baruffi e Alessandro Alfieri, due esponenti fedeli a Bonaccini. non rappresentano infatti tutte le aree in cui è divisa la mozione del presidente del Pd. Base Riformista, i “Giovani Turchi” e quel pezzo di Area dem che non ha seguito Dario Franceschini ora reclamano dei posti. Ma le caselle da riempire non sono infinite, perciò ci vorrà ancora qualche giorno prima di comporre il puzzle.